Rocca di Ripafratta e dintorni di Andrea Pelleriti

Scritto da pellerun. Pubblicato in Giretti sui monti

Da tempo avevo in mente di fare un giro che unisse il sistema difensivo medioevale del confine Lucca-Pisa, in particolare Nozzano e Ripafratta.

E così, in una mite domenica, quasi primaverile da Nozzano Castello, correndo, si è fatto rotta sulla Rocca di Ripafratta (conosciuta anche come castello di Ripafratta o rocca di San Paolino), passando sotto la torre dell’Aquila per attraversare poi il Serchio e iniziare a salire verso la rocca.

In verità, avevo già visitato fugacemente la rocca in occasione del TA bisesto, nel 2020, pochi giorni prima del lockdown ma la voglia di tornare per completare l’esplorazione era tanta.

Il “nome ufficiale” della Rocca di Ripafratta è “Rocca di San Paolino“. Un nome abbastanza insolito. Sapete perché?
San Paolino è il patrono della città e diocesi di Lucca. La Rocca fu costruita dalla consorteria dei Da Ripafratta, che durante l’alto medioevo erano feudatari del Vescovo della città di Lucca. Alla loro residenza fortificata, eretta sul colle Vergario in località Ripafracta o “Ripa”, vollero dare il nome del patrono della loro città. E, anche se, con il passare degli anni, i Da Ripafratta passarono sotto Pisa, il “protettore celeste” della roccaforte restò sempre San Paolino.

Dopo aver visto quel che resta della Rocca, via a salire verso la Cima del monte Maggiore, percorrendo anche un tratto dello 00. Su per sentieri che, se corsi di notte, può capitare di sentire un assordante rumore di zoccoli di cavalli e grida di cavalieri! La cavalcata degli spiriti di quei guerrieri che tanto hanno combattuto nelle guerre tra Lucca e Pisa e, che non continuano a trovar pace per tutte le nefandezze compiute!

Non ci lasciamo suggestionare dalle leggende locali e proseguiamo con la nostra corsa che ci porta prima a rupe cava, poi sulla cima del monte Tondo e poi, prima di iniziare la discesa su quella del monte Maggiore.

Rupe Cava ci soffermiamo qualche minuto. Non è possibile accedere a quel che resta del monastero, peccato! Ma qualcosa riusciamo a scorgere e sicuramente incanta la quite del posto dove gli eremiti vivevano nella pace e nella preghiera, amministrando i romitori sparsi per la collina, creando immagini devozionali che poi posizionavano lungo i sentieri. Si dice che anche S. Agostino abbia soggiornato qui a Rupe Cava o Lupo Cavo come anche vien chiamato il posto. Già Lupo Cavo… Perché nella zona c’era un lupo che danneggiava i poveri contadini uccidendo le loro bestie. La Madonna lo inceneri proprio in prossimità del luogo dove poi sorse l’eremo e, sulla roccia, si formò una macchina scura che riproduceva il profilo del lupo!

Prima di rientrare a Nozzano un’ultima sosta, alla torre del Centino.

È la torre di vedetta, sotto il monte Maggiore, che, oltre il Serchio, ha davanti quella dell’Aquila. Qui si favoleggia vi fosse un tesoro nascosto ma nessuno l’ha mai trovato! Nemmeno noi ci riusciamo. Se venisse scoperto, però, per aprire il forziere servirebbe una chiave particolare; ovvero in grado di far scattare la serratura solo se incandescente 

Bhe il giro è terminato, il rientro a Nozzano è veloce, dopo circa 15km e poco meno di 600 m. di dislivello positivo, quasi tutti corribili. Soddisfatto per quanto visto, arricchito da queste bellezze e dai panorami assaporati che dalla vetta del monto Tondo spaziavano fino al mare.

Alla prossima!
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