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Pizzo d'Uccello e Monte Pisanino in 2 giorni di Pietro Leoncini

Parto dalla stazione di San Rossore con il treno delle 7.55 direzione Equi Terme.

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Arrivo alle 10 circa, faccio il carico d’acqua alla fonte sulla strada e imbocco il sentiero numero 39 direzione Vinca. Il caldo si fa già sentire ma il percorso sale dolcemente sotto un fitto bosco. Dopo poco attraverso Aiola e alcune signore sedute in giardino all’ombra ricambiano il mio saluto con grandi sorrisi. Al bivio della chiesa un signore che aggiusta un cesto di vimini saluta e si complimenta per il mio passo. Piccoli gesti che mi mettono allegria.

Dopo Aiola, il bosco si alterna al sentiero sotto roccia esposto e al sole, trovo alcuni punti anche attrezzati.

Al bivio per l’eremo di San Giorgio ho un’indecisione, ma tiro dritto, ho voglia di arrivare in cima al Pizzo d’Uccello il prima possibile.

A Vinca cerco l’unico alimentari disponibile e lo trovo proprio nella piazza lungo il sentiero 175. Mi fermo a prendere una schiacciata con formaggio e una birra in lattina. Vorrei arrivare a foce Giovo ma a metà salita la “gola” ha il sopravvento e su un masso al sole mi fermo a faccio piazza pulita del cibo appena acquistato.

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Riparto con la pancia piena e un sorriso da ebete.

L’ultimo strappo, prima di Foce a Giovo, è bello duro. Non ho fretta, quindi rallento il passo, ma continuo a salire costantemente.

Imbocco il sentiero 181 che mi porterà a Foce Giovetto e da li il sentiero EE che mi porterà direttamente sul Pizzo d’Uccello. Salgo in mezzo alle rocce, aiutandomi spesso con le mani. Il caldo e forse la digestione mi danno alcuni capogiri. Mi fermo spesso a riposare e riprendere lucidità. Mi ripeto, che non sono in gara e ho tutto il tempo che voglio, quindi perché rischiare? Rallento mi fermo spesso, ma alla fine arrivo in vetta. L’obbiettivo del primo giorno è stato raggiunto. Pizzo d’Uccello 1781 metri sopra il livello del mare.

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Mi fermo una ventina di minuti. Il mio cellulare è di nuovo impazzito e non ne vuole saperne, forse soffre l’altitudine, per questo faccio poche foto.

In questa però di vede la Palmaria, e il golfo di La Spezia, dove spesso andavamo io, Enrico e mia mamma Tisbe al mare quando eravamo piccoli.

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Scendo con la stessa cautela con cui sono salito. A foce Giovetto prendo il sentiero 37 che porta in val Serenaia. Alle 16 sono al rifugio omonimo. Giovanna, gentilissimo gestore, mi fa accomodare nella camerona da 8, per ora sono solo. Faccio la doccia e sistemo il bucato al sole. Nel frattempo mi bevo una bella birra ghiacciata sotto al Pisanino, e studio l’ascesa dalla Bàgola Bianca che affronterò domani per salire il Monte Pisanino.

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Riesco anche a schiacciare un pisolino prima di cena. Il sabato preparano la brace, e propongono un piatto unico di carne e verdure, naturalmente annaffio il tutto con un bel paio di bicchieri di vino rosso.

Digerisco davanti al fuoco. Quando mi prende il sonno, mi dirigo verso la camerata. Mi addormento di botto.

Senza alcuna sveglia alle 6.55 sono in piedi, scendo e mi faccio preparare una abbondante colazione. Pago 40 euro per la mezza pensione, 4 euro per la birra media e 4,5 per il mezzo litro di vino, direi onestissimo.

Alle 7:40 attacco l’ascesa. Un vero sentiero segnato dal CAI non esiste, ma cerco di seguire le orme di chi mi ha preceduto, e di rimanere il più in cresta possibile.

A 1550 metri trovo un lastrone di una decina di metri, Marcello mi aveva consigliato di passare a sinistra, ma le tracce sembrano portare sulla destra. Seguo questa via e aggiro l’ostacolo. Riprendo la cresta che si fa sempre più stretta ed esposta. C’è anche un po' di vento, che sbilancia la camminata. L’attenzione a dove mettere i piedi e le mani è massima. Mi fermo spesso a riprendere fiato, voglio essere sempre lucido e mai in affano.

Arrivo in cima alla Bàgola Bianca 1806 metro slm, vorrei fare un po' di foto ma il cellulare non collabora.

Proseguo la salita in cresta. Il vento aumenta. I passaggi si assottigliano ulteriormente e non me la sento di proseguire, così devio sulla sinistra di qualche metro e mi trovo in mezzo all’erba alta. Faccio una ventina di metri e la pendenza aumentata ancora fino a trovarmi un muro di fronte. Mi ributto in cresta e dopo altri 150 metri di ascesa sono finalmente in vetta al Pisanino 1947 mslm.

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Quello dietro è il Pizzo d’Uccello.

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Rimango in vetta per un pò, mangio qualche biscotto mentre mi godo il panorama.

Scendo lungo la via "normale", fino a raggiungere foce di Cardeto, da li imbocco il sentiero 179 che mi porta al rifugio Orto di Donna, faccio il pieno d’acqua alle borracce e riparto direzione foce di Giovo, ripasso sotto al Pizzo d’Uccello e prendo il sentiero 181. Mi fermo a foce Siggioli per pranzo, mangio una barretta, dopo proseguo lungo la Cresta di Capradossa. Appena dopo Poggi Baldozzana imbocco il sentiero 192 che mi porta ad Equi Terme.

Arrivo in una zona dove il cellulare ha la linea internet e controllo gli orari dei treni, ce n’è uno alle 14:30, sono le 14:15 mi devo sbrigare e cosi mi metto a correre. Arrivo appena in tempo in stazione, salgo sul treno e rientro a Pisa, per le 18 sono a casa.

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Due giorni trascorsi in solitario sui monti, una cosa che consiglio a tanti e l’uso del cellulare meno possibile mi hanno ritemprato dallo stress cittadino.

E' divertente andare con gli amici, ma anche da soli al suo perchè.

Ciao Pietro

primo giorno

secondo giorno

 

Tags: Leoncini, GirisuiMonti

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