Ultrabericus 1-2-3 di Fabiano Picco
Scritto da Fabiano Picco. Pubblicato in Trail
Riporto qui le esperienze di questa gara, troppo corribile, ma troppo insostituibile visto che in questo periodo dell'anno gli ultra scarseggiano...
Le metto tutte assieme così ci si rende conto che con gli anni che passano divento anche più ciacarone...
Ultrabericus 2019
65km D+2500
Una gara che consideravo facile, forte dei miei "successi" sul Prealba, a San Pietro al Natisone e a Tarvisio recenti.
Mi sono fatto una scaletta di tempi per arrivare in 10 ore e parto.
Parto "come uno di 20 anni", là davanti (tipo 300-400° su 1000) pompando troppo per 20 km per averne 65 in tutto, se tengo questo ritmo arriverei in 8 ore e mezza...
Dopo 20 km comincio ad accusare il colpo, rallento, sono stato sopra la soglia anaerobica per 2 ore, cattivello...
La testa dice "stai male, decidi tu cos hai, ma trova un motivo per cui stai male".
Comincio a farmi sorpassare, cammino, corro, cammino. In queste gare è probabile che si vada in crisi... Non pensavo di arrivarci così presto... colpa mia, me la sono cercata.
La primavera si sta imponendo sull inverno, alberi fioriti, primula, viole. Nel bosco a un certo punto alberi con fiori bianchi profumatissimi, inebrianti, tanto che pensi se c è anche ossigeno o solo profumo in quell'aria che sto respirando. Poco verde, ovviamente, per la stagione.
Dalla 3° alla 9° ora non riesco a mangiare praticamente niente. Ogni cosa che metto in bocca mi dà sforzi di vomito. Bevo, perlomeno. Il pessimismo scende su di me ritmicamente, faccio alcuni chilometri entusiasta per poi risprofondare nel pessimismo. Voglio ritirarmi a 25, 33 e 46 km. A 46km sono proprio in un punto di ritiro... La voglia è tanta... tremo come una foglia, non riesco a mangiare, mi danno una tazzina di caffè e ne rovescio un pò perché tremo molto...
Chiamo mia moglie per rincuorarmi.
Incontro 2 miei amici, che mi danno supporto morale, uno con crampi, l' altro con ernia inguinale. Ma vanno avanti. Se vanno avanti loro... io sono bianco come la cera, a digiuno da 5 ore. Mi affianco a uno dei due per un paio di km, ho deciso di andare avanti, con i denti ma la finisco.
Dopo 2 km a Stefano ripartono i crampi. Io decido di procedere con il mio ritmo. Accellero. A 50 km mi sento bene, corro, ritmo 6 e mezzo a km, fisso, non cammino più. Comincio a superare, a 56 km ristoro dove riesco a buttar giù qualcosa annaffiando con Menabrea , e riparto, positivo, mancano solo 10 km.
Continuo a superare, gente che corre o zombie che annaspano in cerca di un motivo per procedere. Penultimo km, scalinata lunghissima in discesa, stile Castelmonte, 5-6 scalini e pianerottolo, quante volte l ho fatta in bomba con i miei cugini da bambino, la tecnica l ho imparata lì, per arrivare per primo alla bancarella dei dolci, supero ancora, alla fine della scalinata la bancarella dei dolci non c è. Ma manca 1 km. "Accellero".
Supero altri 2 che camminano. Sento le cosce che mi chiedono se sono pazzo, ma sono a 300 metri.
La gente
La gente che mi urla che sono bravo
Ma chi vi conosce?
Urlo grazie
Ma chi vi conosce...
Praticamente vi nominerò nel mio testamento da tanto che vi voglio bene
Mi applaudono
Batti 5
Mi dicono bravo
SONO BRAVO
grazieee!!
E volo gli ultimi 300 metri
Arrivo
Mi registrano il Chip. Mi danno la maglietta da finisher. Guardo la signora: " dov è la mia birra?". Risate. Mi sciolgo.
Prendo la mia birra, non riesco a mangiare niente ma la birra me la sono meritata.
10 ore e 12. Se gestivo bene i primi km dosandomi probabilmente chiudevo in 9.30. Sono comunque contento.
Organizzazione super, protezione civile, volontari, tutti.
Colli berici non meritano un altro giro per il panorama. Ma la rifarei anche solo per il numero di persone che ti supportavano durante la gara. Complimenti
Ultrabericus 2021
65km D+2500
Riprovo questa gara, dopo averla sudata nel 2019 perché ho bisogno di caricare chilometri e perché mi faranno compagnia i miei 2 amici Danieli.
Terza uscita in montagna in 2 settimane con lunghezze sopra la maratona. Devo abituarmi alla fatica e al logorio di gare lunghe di più giorni.
Devo per forza di cose dosare le mie forze per vari motivi:
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mi sono vaccinato per il Covid 2 giorni prima;
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è una gara decisamente corribile, mi ricordo 2 anni prima come mi sono cotto nei primi 20 km, in questa gara vale la regola della tartaruga e la lepre;
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il lettore più attento si ricorderà che 4 righe fa ho scritto che è la terza uscita di Ultra in 2 settimane, non vale la pena spingere per spaccare tutto, ginocchia comprese.
Prima della partenza bevo un caffè al bar con i miei due amici Danieli, uno parla continuamente senza fermarsi a respirare, l’altro nervosissimo che muove le gambe da seduto come se stesse già correndo… il Garmin gli segna 3 km che deve ancora finire il caffè… Normale: sentono l’agitazione pregara. Io, invece, rilassato… sono lì a girare il mio cucchiaino nella tazzina, rendendomi conto che la sto prendendo decisamente tranquilla.
Ci fanno partire in batterie da 200 persone, 800 o 1000 in tutto, ci hanno diviso in base alle nostre prestazioni passate, io sono nella seconda batteria, i due Danieli e il mio amico Marco sono nella terza. Oggi sarebbe giusto che mi mettessero nella 4^, ma non si può decidere… parto con i semitoprunner…
Partenza molto ben organizzata: ognuno si mette al suo posto già 10 minuti prima, il numero di pettorale è indicato su un tappeto fissato a terra, sembriamo la batteria di cavalli schierati alla partenza all’ippodromo, ognuno stipato nel suo box metallico, in attesa che la portella si apra per liberare le zampe che fremono. E l’adrenalina sale… lo speaker incalza, la musica pompa, vedi gli altri cavalli in parte che fremono, per forza di cose inizi a fremere anche tu, il cuore batte più forte e finalmente il via!
Ma io sono diligente, dopo 100 metri mi sfilo dalla bolgia, mi lascio superare, dopo 500 metri sono già quintultimo, assieme a quelli che corrono con le pedrillas e quelli che hanno deciso di correre con le mani a terra e la testa in giù. Siamo ancora sull’asfalto che parte la prima salita decisa, io tengo il passo ma non esagero, vedo che gli altri mi lasciano indietro. Metto da parte l’orgoglio e vado piano. La gara è di 65 km.
Discesa vivace, supero 4-5 persone (quelli con il deambulatore e quelli che si erano iscritti per sbaglio che dovevano solo comprare il giornale e avevano sbagliato l’entrata dell’edicola) e poi il sentiero spiana, corrucchio piano, a metà rettilineo di 500 metri guardo avanti e dietro, non c’è nessuno… a 2 km dalla partenza sono già solo… sarà una lunga giornata.
E vado con il mio passo, strada troppo corribile e tengo il freno, controllando i battiti.
A 37 minuti di orologio arriva il primo della 3^ batteria, mi ha già dato 10 minuti. Lascio passare, in 5 minuti mi superano 15-20 persone, applaudo, dico bravo e mi tegno. I primi non rispondono, i primi devono respirare, dopo il 15-20° cominciano a dirti ciao o salutare, ma i primi non hanno ossigeno da sprecare. Io saluto tutti, i miei polmoni devono adeguarsi.
In salita becco una di 70 e passa anni, nome di fantasia Pasqualina, una rompicollioni incredibile, si accodano varie persone e lei: “i francesi sono stronzi ma chiedono permesso, gli italiani sono solo stronzi”. Mi fermo in parte e mi faccio superare da 4-5 persone per non averla vicina, l’impulso di buttarla nel fosso è alta… Appena il sentiero spiana la supero per non vederla più.
1 ora circa, primo ristoro, prendo un pezzo di banana e mi incammino. Uscendo dal ristoro vedo la zucca di Daniele1, lo chiamo, facciamo un pezzetto insieme, mi ha preso a 1:07 mie, 0:57 sue. “sto correndo troppo?”, bha, vedi tu, prendila con calma che questa gara è traditrice. E riparte.
1:13 mi prende Daniele2 “se ti ho già preso vuol dire che sto correndo troppo”, lo guardo confermando con lo sguardo cambiando discorso. Ne hanno sicuramente più di me, ma si sono fatti fregare dal tracciato troppo corribile. Lo lascio andare.
E continuo ad essere diligente.
Km 14, riprendo Daniele1: “oh, sono morto, ho pompato troppo?”… bhe, che dire… Gli suggerisco di stare un attimo in parte a me, per recuperare prima di ripartire. Fa il bravo e sta lì con me un km, poi riparte in quarta ma lo riprendo subito. Vai piano, e finalmente va piano.
Mi prende il mio amico Marco, saluto e lascio andare. Cacchio, come sono bravo a lasciar andare oggi. E accadrà la stessa cosa con Costatino, che avevo conosciuto alla Due Rocche.
20 km, arriva Daniele1 da dietro ma comincia la discesa al ristoro di 3 km e io libero le gambe superando un po’ di persone che mi avevano lasciato indietro. Bello sfogarsi un po’ e mollare il freno, con il vento che finalmente mi spettina la criniera. Vabbè, mi devo convincere che non sono un cavallo… anche voi… che musi lunghi…
23 km, ristoro, ci sono 3 tavoli in fila, vado sul primo e prendo due bicchierini con dentro cubetti di formaggio fresco. Vado nel secondo e prendo 5 bicchierini di cubetti di formaggio. Vado nel terzo… e vuoi non provare anche questo, prendo 3 bicchierini di cubetti di formaggio sudatissimo. Troppo? Bhe, nell’ultimo tavolo non andava nessuno, c’erano i volontari tutti avviliti, l’ho fatto per risollevargli il morale. Bevo abbondante cocacola per sturare il blocco caseario che mi sono creato nell’esofago.
Una ragazza con il pettorale è che piange nel furgoncino della protezione civile, dice a un volontario “non so dove sono”, non capisco se parla di se stessa o di qualche suo amico, perso per i monti berici, mi sposto dalla scena per evitare di farmi prendere dall’ansia… poverina…
E via che si sale, assieme a Daniele per un pezzo, mentre cerco di mandare un po’ di sangue a digerire la forma di formaggio che ho mangiato…
Dopo un po’ Daniele1 prende coraggio e va.
Io sto ancora attento e mi tengo.
Comicia a fare decisamente caldo, a ogni fontana che si trova (una ogni ora…) ci si ferma per mettere la testa sotto. A 28 km vedo uno che si è tolto scarpe e calzini e sta facendo un pediluvio in un ruscello. Ogni volta che si esce dall’ombra del bosco si corre più veloci, sotto il sole battente, per rituffarsi all’ombra il prima possibile.
30 km mi affianca uno con il fisico da non corridore, un po’ avvilito perché ha paura di non farcela nei tempi. Lo rassicuro, ha fatto 30 km in 4 ore e mezza, ha ancora 8 ore e mezza per farne 35. Gli infondo un po’ di coraggio (così mi sembra) e poi lo saluto lasciandolo indietro (alla fine ho controllato, ce l’ha fatta. Mi fa decisamente piacere quando qualcun altro di non alteticissimo riesce a sfidare se stesso e le proprie paure).
33 km, uno di 70 anni che va avanti e indietro, parlando con uno dietro di me, che è suo nipote. Protesto vivamente: “nonno, avrai già fatto tutto il percorso due volte”, lui ride ma continua ad andare avanti e indietro. Il nipote non ce la fa a proseguire. Km 35, ristoro, il nipote si ritira e il nonno parte in quarta da solo.
Al ristoro becco Marco, becco Costantino, tutti e due che accusano il colpo di aver corso troppo, ma poi ripartono prima di me. Io me la prendo con calma, alternando cubetti di formaggio alla frutta. Poi riparto. E comincio tranquillamente a superare anche in salita, adesso anche gente con le scarpe di ginnastica regolari. Si vede che sono stato diligente fino ad ora.
42 km, passo lo scoglio mentale della maratona.
43 km becco Costantino seduto, avvilito. Lo sprono a ripartire, facciamo 500 metri assieme e poi lo lascio indietro. Sono sicuro che si riprende. Alla Due Rocche ha fatto 30 km sanguinante dopo essere caduto. Non è uno che molla.
Ristoro dei 45 km, qui due anni fa volevo ritirarmi, quest’anno praticamente mi sento che devo ancora partire, prendo un piatto di minestra, faccio comunella con chiunque, tanto che dopo 5 minuti devo ancora cominciare a mangiare perché sto parlando troppo… mi concentro, mangio, bevo cocacola e parto. Cocacola e brodo… abbinamento Gourmet…
Salita interessante e poi discesona, fanculo i freni: adesso corro tutto quello che non ho corso fino ad ora. Via, supero a palla, dopo 2-3 km supero Marco che mi urla dietro, poi il sentiero spiana e ho Marco dietro che mi fa il pistolotto perché sto correndo troppo (lui sa cosa sto preparando e che dovrei andare piano)… vabbè cammino… che noia… ghghgh.
Facciamo un pezzo assieme, parlando del più e del meno: lui nella minestra sbriciola i crackers, così l’abbinamento con la cocacola è ideale… cacchio… Marco dovrebbe scrivere un libro di ricette per Trailers…
Km 50, siamo vicino ad un lago, non ricordo il nome ma era di acqua, nel mezzo del bosco. Si sente uno che canta a squarciagola vicino al lago, da tenore, un po’ stonato, decisamente stonato. Probabilmente lui non ha bevuto cocacola.
Ci sorpassa un cane, di taglia media, correndo: rimane davanti a noi per un po’, si gira felice e continua a correre, si rigira verso di noi e comincia a preoccuparsi, lo vedi che si agita, aumenta il passo, si ferma, si gira e vedendoci parte a razzo per scappare, questa tiritera dura almeno 5 minuti. Sono in angoscia per il poveretto, riuscirà a infilarsi tra gli alberi per “salvarsi”? Finalmente non lo vediamo più e mi rilasso, non vorrei avere un cane sulla coscienza.
30 minuti dopo lo ribecchiamo, riparte scappando… poverino…
Altri 30 minuti e lo vediiamo ad un incrocio, bloccato da un volontario che ha già chiamato la padrona… anche Fufi stava facendo l’Ultrabericus: se non fosse stato per il volontario, Fufi avrebbe vinto la gara. Dannati cospiratori, c’è sicuramente l’intervento dei poteri forti che non vogliono che i cani vincano le gare!
E con Marco continuo, cercando di tenermi, camminiamo molto, corrucciamo in discesa.
Arriviamo al ristoro dei 55 km, chiediamo birra, non ce l’hanno… sponsor Menabrea e quest’anno non hanno birra… ma io non so…
Andiamo tranquilli, conosciamo un giudice di gara che la sta correndo, parlando scopriamo che ha fatto il Tor des Geants 2 volte. E lui e Marco mi cullano nella mia ignoranza, raccontandomi le storie di un mondo lontano in cui le persone corrono giorno e notte sui monti lontani abitati dai lupi per giorni e giorni senza stancarsi…
Che robe che deve essere questo Tor des Geants…
E arriviamo a Vicenza, correndo con qualcuno il tempo vola, i problemi non esistono, la strada è breve.
Ormai manca poco. Adesso posso "liberare la belva": discesa a gradoni, volo, alla base della gradinata vedo quelli da battere nella volata finale. Il resto della gara non conta. Non so quando sono partiti, non mi interessa. Adesso la gara è tra me e questi 4-5 che incontrerò, tutte le gare devono chiudersi con la volata finale.
Affianchiamo questo gruppetto, frase di circostanza di incoraggiamento che in realtà vuol dire “visto, che ti sto sorpassando? Adesso arrivo prima di te”. E via, al rettilineo finale accelero, sento passi dietro di me, qualcuno sta cercando di sorpassare e io accelero ancora, poi butto l’occhio e vedo Marco che cerca di tenere il mio passo, mi dice “tu vai” e io gli rispondo di non mollare, continuiamo la nostra folle corsa degli ultimi 500 metri a una velocità normalmente facile, ma che dopo 65 km è improponibile, tra gli applausi di qualche spettatore che probabilmente passava di là per sbaglio, dopo essere stato a fare aperitivo, brillo, che vede uno che corre e per non combattere il proprio istinto si lascia andare all’applauso come gli avevano insegnato le suore all’asilo.
Gli applausi comunque sono meritati e fanno bene al cuore, da chiunque arrivino. Sorrido, alzo le braccia 50 metri prima dell’arrivo, ma non ce la faccio a fare 50 metri così… per la stanca devo abbassarle prima del traguardo, ma il sorriso non me lo toglie nessuno.
Trovo Daniele2, appena arrivato e Daniele1 stufo di essere all’arrivo da mezz’ora, birretta assieme di rito.
Vado a cambiarmi alla macchina, mi spoglio in strada, con l’asciugamano in vita, passa una pattuglia di polizia proprio mentre ho le mutande calate, cerco di “tuffarmi” in macchina per lasciar passare e mi ritrovo in una posizione assurda, con i crampi che stanno per partire, il sedere fuori dalla macchina parzialmente coperto dall’asciugamano e le mutande calate… per fortuna i poliziotti passano cercando di guardare dall’altra parte…
Ultrabericus 2022
65km D+2500
Avevo detto che l’Ultrabericus non lo facevo più…
26 dicembre 2021, ricomincio a fare allenamenti duri e dedicati per gli ultra-trail. Rutto panettoni e prosecco ma ci do dentro quasi ogni giorno.
31 dicembre 2021, risulto positivo al Covid, blocco gli allentamenti… Riprendo gli “allenamenti da casa” con i panettoni e il prosecco.
01 gennaio 2022, augurii!!! buon anno!!!
11 gennaio 2022, riprendo con grande calma gli allenamenti, accusando un po’ di fatica perlomeno per un paio di settimane.
06 Febbraio 2022, sono seriamente preoccupato: tra 2 mesi ho una gara di 168 km e non sono ancora riuscito ad allungare gli allenamenti, tra un motivo e l’altro.
Probabilmente sono solo poltrone io, ho difficoltà ad alzare il culo da divano, fa freddo, ho sonno, devo lavare la macchina, mi scade lo jogurt... O mi do una regolata o non ce la farò mai…
21 febbraio 2022 mi iscrivo al Trail delle Valli e all’Ultrabericus da fare come allenamenti. Almeno sono obbligato a fare queste due prima dei 168 km.
28 febbraio faccio il trail delle valli (27km e 1500 D+) con dignità, quasi con gesto atletico!
05 marzo faccio un allenamento in piano di 21 km e mi si blocca il ginocchio…
Cosa non fare se ti si blocca il ginocchio:
- aspettare che passi da solo senza provare a massaggiarlo attivamente o fare un po’ di ginnastica dolce;
- fare allenamenti di rinforzo una settimana prima di un ultratrail;
Io le canno entrambe, ovviamente, che mona... A 4 giorni dalla gara chiedo aiuto al mio santo protettore San Nicolas Pressacco dei Fisioterapisti. Ovviamente c’è poco da fare e gli chiedo solo un taping di protezione alle ginocchia da fare il giorno prima per evitare danni alle rotule. Tanto scaltro quanto mona, eh! Problema risolto, per questa volta.
19 marzo 2022, mi presento a Vicenza, parcheggio nello stesso posto dell’anno scorso, che era vicino alla partenza e in zona gratuita. Ma era vicino alla partenza dell’anno scorso… 2 km dalla partenza di quest’anno… tanto orienteering quanto mona…
E così vado a ritirare il pettorale (2km), torno alla macchina a cambiarmi (2km), torno alla partenza (2km) e sono pronto a partire, con già 6 km nelle gambe.
Sono in maglietta tecnica e pantaloncini corti, per sfoggiare i nastri alle ginocchia fattimi da Nicolas nonostante faccia freschino. Sono quasi le 10, quasi tutti i concorrenti si mettono in battuta di sole per non prendere troppo freddo in attesa dello start. C’è una ragazza in parte a me con solo mutanda tecnica e canotta, con la pelle d’oca alle gambe… almeno io ho 2 cm di grasso su tutta la carrozzeria a proteggermi! Tanto ciccio quanto al calduccio!
Sono sereno, non sento l’ansia della gara, in fondo devo solo stare attento a non esagerare e portarla a casa con dignità. Mi metto dietro a tutti.
Si parte! Certo che è sempre emozionante una partenza, con la gente in parte che ti dice bravo e ti applaude! A 1 km guardo la velocità media, siamo a 5.10/km, un po’ troppo, ma va ben così, finché c’è gente che ti guarda…
Usciamo da Vicenza, mi sento bene, so di aver superato già un bel po’ di persone nei primi 4-5 km, arriviamo in mezzo ai campi, strada a zig-zag, vedo a occhio 300 persone davanti, mi giro convinto di essere a metà dei concorrenti e invece dietro avrò si e no 70-80 persone… mannaggia se sono indietro… ma la gara è con me stesso e me ne frego, almeno un po’.
Saliamo, una concorrente si ferma davanti a me con i conati di vomito, Tutto bene? Risponde tossendo “Sti moscerini di mmmerda!”, un altro concorrente decanta le proprietà delle proteine nobili contenute nei moscerini mentre proseguiamo con il sorriso.
Il percorso è molto collinare, ci sono tratti in salita e tratti in discesa, tratti con fondo uniforme e tratti con pietrame, ognuno spinge in modo diverso sui vari tipi di terreno e ci si supera a vicenda più volte. A me sembra di superare più di quanto vengo superato, magari è solo un’impressione ma fa bene al cuore e vado avanti sereno.
Quest’anno la gara è al contrario rispetto all’anno scorso, cerco di orientarmi, praticamente dove l’anno scorso c’era la salita, adesso c’è la discesa e viceversa. Immagino la mole di lavoro che hanno dovuto sostenere quelli dell’organizzazione, geologi, ruspe, catterpillar, gru e poi di nuovo piantumare alberi e piante. Arrivo al ristoro degli 11 km e faccio notare la cosa ad un volontario facendogli i miei complimenti: “MMASSEICOGGNOME?”, abbasso le orecchie e dissimulo naturalezza, affondando i miei pensieri nel mio bicchiere di coca-cola…
Parto dal ristoro, veloce il giusto, arriviamo al lago che, facendo il giro in senso orario, si vede molto spesso e si capisce che è bello grande. Gli anni scorsi l’avevo sì e no notato...
Dopo il lago c’è la salita più pendente di tutta la gara, non grandi robe, sarà 300 metri di dislivello in tutto, ma vedo gli altri che arrancano e io vado con il mio sorrisino sereno e supero più di qualcuno che probabilmente non è abituato a fare montagna.
Il clima è caldo, si sta bene con i pantaloncini corti e la maglietta tecnica, non fa troppo caldo, non fa troppo freddo.
I boschi sono tempestati di fiori, si vede che sta arrivando la primavera, ci sono primule, viole bianche e viole viola, ragazze con il gonnellino tecnico e la mutanda stretch che camminano davanti a te in salita, margherite, erba trinità (sì, esiste, l’ho cercato sul web il nome… non sono un fioraio), ragazze con il gonnellino…, bucaneve, .. e insomma ci sono anche le ragazze e adesso smetto di dirlo, ma è difficile concentrarsi sulla corsa, io da galantuomo mi sento in dovere di sorpassarle immediatamente senza rimanerci incantato, che sennò mica respiro… ah… la primavera...
Continuo a correre dove si può correre e cammino solo dove non si può spingere, mi chiedo quanto posso durare così. Effettivamente a 26 km comincio a sentire un po’ la stanca.
Un concorrente davanti a me ha la maglietta con scritto "vai papà 19/03/2022", mi viene un po’ di malinconia a pensare alle mie bambine che volevano stare con me nel giorno della festa del papà...
Al ristoro dei 35 km non mangio molto e devo buttare nel cestino un pezzetto di formaggio che non riesco a masticare.
Questo ristoro è a metà gara, riparto ma comincio a rallentare e la gente che avevo attorno a me cambia, visto che mi supera più di qualcuno che non vedrò più. Mi sento in diritto di poter rallentare, o perlomeno me la so raccontare così. Oh, mi rode lasciar passare gli altri!! Ma sento di avere i crampi alle gambe prossimi a scattare e sento lo stomaco che comincia a fare i capricci.
Adesso procedo, bevo un sorso d’acqua dalle borracce ogni tanto per distrarmi e vado ad un andatura più lenta, mi faccio due conti guardando l’orologio: in base a quanto sto rallentando rischio di stare sopra le 11 ore totali. Non benissimo.
Però, conoscendomi, so che se sto facendo i conti di km, ore, minuti, tempi e velocità vuol dire che sono entrato nel mio mondo di fantasia, usuale mentre faccio trail a lunga percorrenza, un mondo in cui sto bene, dove numeri e grafici che creo nella mente si legano e si confondono con radici, speroni, rocce e pantano. Quanto sono felice di “essere arrivato qui”. Mi godo questa miscela di pensieri nella mente, la sensazione è come quando fai una corsa a perdifiato a freddo, e senti che la tua saliva ha cambiato sapore, dura magari un attimo: ha il sapore di qualcosa misto tra il sangue e la felicità, ti senti vivo e deficiente. Nell’ultratrail questa sensazione dura di più, le ore passano e io viaggio con i numeri, i pensieri, i vuoti, i silenzi, i paesaggi. Parlo con altri mentre avanzo. Arranco e sudo mentre salgo. Me la godo quando sorpasso e digrigno i denti quando mi passano. Quanto mi mancava questo strano mondo…
Si sale bene, siamo appena passati vicino a quello che l’anno scorso era un ristoro mentre quest’anno non lo è. Ho gente dietro, tengo il passo, un ragazzo mi incalza, gli dico di passare e lui mi dice che mi sta dietro perché gli detto il passo. Mi sento in dovere di non calare l’andatura, ma così sto soffrendo. Vento contro, pendenza, lo stomaco mi fa notare che sta andando in sofferenza, ancora qualche metro mentre lo stomaco sta per avere la meglio, ancora qualche metro e finalmente sono in cima. Mi accosto e lo lascio passare, mi accodo a lui e lo seguo in piano. La salita è finita giusto giusto un attimo prima dell’inevitabile patatrack… Respiro, scambio una battuta, abbiamo girato verso di percorrenza ma il vento è ancora irrimediabilmente contro… mi faccio baciare dal vento e prendo addirittura a correre, mi sento vivo, anche se ho difficoltà sono felice e corro.
Arrivo al ristoro dei 45 km, ho lo stomaco chiuso. Brodo con la pastina, ci sbriciolo un pacchetto di crackers dentro come fanno i veri ultratrailers. Smessaggio a casa che va tutto bene.
Scambio due battute con uno che sta facendo la 100 km, gli faccio i miei complimenti.
Ho freddo, c’è vento, correndo andava bene la maglietta, ma visto che voglio fermarmi 2-3 minuti tiro fuori l’impermeabile. Non lo tolgo quando riparto che ho freddo, le calorie nel mio corpo scarseggiano.
Ora, parlando del brodo con la pastina, probabilmente tutte le gare seguono un ricettario comune, la pastina sa sempre di cartone ovunque io sia andato… probabilmente la cuociono assieme alla confezione, oppure cuociono solo la confezione e buttano la pastina… Me li immagino i bambini, figli dei volontari, che si trovano il giovedì pomeriggio in oratorio a tagliuzzare le confezioni di cartone per fare i filini... bevo il brodo, mangio i crackers e butto la pastina cartonata che proprio non riesco ad ingerire. Ma non riesco a ingerire nemmeno altro, forse sono io, prendo una merendina ma non ce la faccio ad addentarla. Riparto, va…
Incrocio quello della 100 km, che cammina e parla con un altro della sua stessa gara, gli faccio una battuta e l’altro mi zittisce dicendomi che visto che non sto facendo la 100 posso andare avanti e non fermarmi con loro, ci mancava solo il nonnismo tra le gare… ghghghgh
Mentre corriamo parlo un po’ con una, sui 50 anni, ha fatto un po’ di volte il passatore, gara su asfalto sui 100km, è il suo primo trail che fa. Parla decisamente tanto, io sono in difficoltà, di solito quello che parla sono io… e dopo un bel pezzo, quando ha finito di parlarmi delle sue cose mi dice “bon, tu vai adesso!”. E allora vado, col sorriso di uno che ha fatto scannare una facendola parlare troppo senza farla respirare, senza effettivamente averne colpa visto che ha fatto tutto da sola…
Si sta facendo sera, sono a 51 km, non dovrebbe mancare troppo al ristoro e non vorrei tirar fuori la frontale mentre corro. E’ quasi buio, mi affianco a uno, scambiamo due battute e mi suggerisce di mettere la frontale o di stargli vicino. Io ho intenzione di superarlo e quindi la tiro fuori. Ma non riesco a superarlo… sono stanchino… Ci ammucchiamo in 4-5 persone, tra queste c’è Natalina, quasi 70 anni, che sta litigando con la sua frontale che non ne vuole sapere di accendersi. Provo ad aiutarla ma la lampada non si accende, le suggeriamo di stare in mezzo a noi, poi dopo 3 minuti di magheggi riesce ad accenderla. Continuiamo comunque a stare assieme, siamo animali che avanzano al buio, stanchi e sudati che cercano il conforto di altri animali per farsi coraggio (gli animali normalmente non sudano, ma noi siamo animali che sudano, va bene???).
Natalina ci diletta con alcuni pensieri da ultrarunner 70enne. Da citare sicuramente quando fanculizza il Ministro Speranza che la vorrebbe catalogare tra i soggetti fragili: “che venga qui a correre con me, e vede se sono fragile!”, con l’aggiunta di qualche parolina colorita ma elegante che non riporto.
Continuiamo in gruppo, a 56 km siamo sfiniti e non siamo ancora al ristoro, incontriamo un volontario, che dice che mancano 600 metri. A 57,5 km non siamo ancora arrivati… ma pooork… condividiamo la frustrazione e la stanca, arriviamo al ristoro a 58km, al buio, al freddo, un po’ avviliti (perlomeno io…).
Si ipotizza che manchino ancora 9 km, ho lo stomaco chiuso, affronto un pezzetto di banana e bevo 2 bicchieri di the caldo zuccherato e riparto subito, vediamo di finire prima possibile che sono stanco e a star fermi fa freddo. Natalina era già partita da sola, lascio gli altri 3 del gruppetto al ristoro.
Il the aiuta, trovo energie che non sapevo di avere e inizio a superare qua e là gli zombie davanti a me. Corruccio spesso.
… e ogni tanto cammino…
Vedo i cerchi di 6 luci frontali davanti a me sulla strada, nei prossimi 500 metri di rettilineo, vorrei superarle, ma sto camminando e non le prenderò mai… mi supera uno, gli faccio i complimenti e si ferma a fare due chiacchiere, proseguiamo assieme per 3-4 km accelerando il passo e superando varie persone che assieme non si sente la stanca. Arriviamo ad un incrocio, il mio amico chiede quanto manca, un volontario dice “3 chilometri!”, e io mi ritrovo a correre perché le mie gambe hanno capito che manca poco. Senza volerlo lascio indietro il mio nuovo amico, supero varie persone, uno fermo con sforzi di vomito.
Mi meraviglia ogni volta constatare che io rispetto ad altri, nel finale, ho sempre un pelino di energia che avevo tenuto da parte per gli ultimi minuti. Volo giù per la gradinata di 150 gradini raggrupati 5 a 5, sbuco dall’Arco delle scalette, una volontaria mi indica di girare a destra, io approfitto per dirle “Ha visto quanto andavo veloce?”, “Certo, velocissimo, una scheggia!”, che bravi i volontari a raccontar balle! Proseguo per le strade di Vicenza, le poche persone che mi incontrano mi applaudono e viene voglia di spingere ancora, l’ultima salitina prima dell’arrivo però non riesco a correrla, e poi arrivo finalmente al traguardo!!!
Lo speaker ha letto il mio nome sul pc che esce automaticamente dopo che il lettore ha scansionato il mio chip e mi chiama per nome con nonchalance guardandomi negli occhi, gli chiedo scherzoso se mi ha riconosciuto, “certo, riconosco tutti e 1400 i concorrenti di faccia!”. Ritiro il premio finisher, dico alle volontarie che sono arrivato tra i primi 3, non sono molto convinte ma mi fanno i complimenti.
Certo, sono stanco, ma fa freddo e non ho voglia di fermarmi troppo.
Ritiro il panino che funge da pasta-party e mi incammino verso la macchina, ho ancora 2 km da fare… C’era la possibilità di spostarsi lì vicino a fare la doccia e mangiare qualcosa di caldo, ma non me la sento di fare 2km +2km per prendere il borsone, mi organizzerò meglio la prossima volta. Vado via fiero di me stesso, seguendo i 2 km che porteranno al parcheggio in culonia, asciugandomi il palato con il panino che mi hanno dato, non ho abbastanza saliva per masticarlo, ma che soddisfazione!
Google maps: cerca MC drive qui vicino, ecchecatzo.
Stanotte mi girerò nel letto pieno di crampi. Le ginocchia hanno retto benissimo ma non ho assolutamente l’allenamento per portare a termine una 100 miglia in questo periodo.
L’indomani mando richiesta per trasformare la 168 km dell’Istria in una più gestibile 128. Una maratona in meno: che furbo che sono!!! …
Tags: Trail, Picco
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