Scritto da Fabiano Picco. Pubblicato in Trail
Tuscany Crossing 2023
161 km e 5850 di dislivello positivo
Prima gara strong dell’anno, tutti quanti la metterebbero come gara obbiettivo. Io che sono un mona, la programmo come gara di preparazione per poi fare qualcosa di peggio.
Perché la faccio a livello sportivo: per portare a casa una 100 miglia, per stare sulle gambe almeno 1 notte e almeno 30 ore, per riabituarmi a mangiare regolarmente mentre corro.
Perché la faccio in realtà: per andare in ferie con mia moglie e le bambine, per vedere dei posti fantastici e perché mi piace soffrire.
Arrivo sulla linea di partenza ben determinato, con i miei obbiettivi della gara:
1) Non morire (obbiettivo desiderabile)
2) Finirla
3) Finirla entro 32 ore
4) Finirla sotto le 30 ore (come i top-runners)
5) Riuscire a non avere problemi di stomaco
Sono molto perplesso, l’organizzazione prevede un tempo massimo di 32 ore per concludere la gara. Mi sono fatto 2 conti e sarà veramente dura finire nei tempi imposti dall’organizzazione. Per non rischiare, mi faccio una tabellina per affrontare il percorso in 29 ore, in questo modo avrò margine se dovesse succedere qualche imprevisto. La tabellina e l’altimetria me le stampo e le sigillo in una busta forata trasparente per raccoglitori ad anelli. La porterò sotto il pettorale, sempre pronta per un rapido consulto.

Ore 17:00, a 15 minuti dal via sono sulla zona partenze a Castiglione d’Orcia, affiancato dalla mia famiglia che mi supporta, mi metto proprio ultimo nel gruppo, baci, abbracci, sto lì, bello bello assieme agli amori della mia vita, lo speaker dà il via, io non vorrei partire ma vado comunque… seguo il gruppo per questa matta avventura di 160 km.
Si sale leggermente in paese e poi ci si tuffa in una discesa blanda di 6 km. Ovvio che non voglio strafare da subito, ma questa strada è semplice e chiama le gambe a dare qualcosa in più. Così comincio a sorpassare, per la gioia della mia mente che capisce che oggi sono forte.
Arriviamo al primo guado in tempo 0, mi ero programmato di togliere le scarpe, vedo gente che si tuffa dentro a piena corsa, altri che usano sacchi delle immondizie come stivali. Dopo 2 secondi di incertezza decido di seguire il programma: mi siedo e tolgo le scarpe. Guado con le scarpe in mano, esco su un fango scivoloso che rimuove la crema anti-vesciche messa solo un’ora prima. Mi risiedo, rimuovo il pantano alla meno peggio e mi rimetto le scarpe, con gente che mi supera guadando con le scarpe ai piedi…

Riparto, mi sento molto competitivo e tengo un bel passo anche in salita, a 12 km sono al primo ristoro. Mangio, bevo la mia prima birra (quasi l’unica che mi concedo durante tutto il percorso, ma mi fa capire che ho il morale alto) e riparto. Sento come un sassolino nella scarpa dx, ma non ho voglia di fermarmi a toglierlo, non sia mai che qualcuno mi sorpassi… smuovo la scarpa perché si sposti in un posto dove non dà fastidio.
Luoghi meravigliosi, colline verdi, campi di fiori gialli, casolari marrone terra-di-siena, alcuni senza serramenti (non ho biglietti da visita sennò ne lascerei per proporgli un preventivo…), cipressi che chiudono con una cresta le varie colline. Mi sento veramente in pace. In pace e competitivo, corro bene. Mangio uno snack ogni tanto, sono diligente.


Scendiamo in strada, almeno 5 km prima del 2° ristoro in cui incrocio varie macchine. Magari qui sono abituati ai pedoni sulla strada, visto che facciamo vari pezzi della via Francigena, ma magari queste macchine non sono di persone del luogo, o magari sono di persone che hanno fatto il giro delle cantine bevendo vino… non mi piace molto questa situazione. Secondo ristoro, sono nei tempi, il sole sta scendendo e recupero la frontale, i manicotti e la fascia scaldacollo dallo zaino. Mi prendo un pezzo di pane con la mortadella e uno con l’olio, li unisco a mò di panino e mangio un boccone… purtroppo l’olio era in realtà miele… l’abbinamento non è dei migliori, ma lo mangio tutto ingollandolo aiutandomi con la coca-cola. Riparto va… Smessaggio a casa e affronto quest’inizio di notte. Per ora c’è ancora un po’ di chiarore all’orizzonte, ma avrò più di 9 ore di buio completo e questo pensiero non mi piace molto, cerco di non pensarci. La strada è sempre facile, sempre corribile. Mi rendo conto che sto correndo troppo, i battiti spesso sono andati sopra soglia, ma mi sento così bene, così atletico… speriamo di non fare danni nel lungo periodo.
Quasi a Montalcino, ad un incrocio vedo due macchine che sfrecciano in discesa, mi sento fortunato di non dover passare per quella strada. Invece il percorso gira su quella strada… sono bravo a scacciare il pensiero di eventuali altre macchine che scendono alla stessa velocità delle prime due. Affronto una salita su strada di cemento bella impegnativa, senza pensarci comincio a salirla tagliando a zig-zag per ridurre la pendenza e in un attimo sono in cima ed entro a Montalcino. Sono le 21:00 e c’è un po’ di movimento, saluto 3 ragazze ma il mio fascino non le rapisce… strano. Entro nel portone in cui hanno allestito il ristoro, in un androne interno, cortile in ciottolato, un pozzo nel mezzo, le arcate al primo piano, il cielo stellato sopra e uno che mi dice “vuoi pasta?”: che figata di posto! Prendo un piatto di pasta e mi siedo per la prima volta, mangio masticando bene. Uno seduto in parte a me guardandomi dice: “aspetto ancora un attimo”, lo guardo, annuisco, non so chi sia, non so perché lo dica a me. Prendo un bicchiere di coca, mi risiedo e mi dice di nuovo “è un po’ che sono qui ma aspetto ancora un attimo”. Bravo, che ti devo dire…
Riparto e mi ritrovo il tipo ciarliero a fianco, mi chiede le mie esperienze nel mondo del trail, mi dice che ha dovuto aspettare 30 minuti per riprendersi, dopo 2 minuti di chiacchiere mi dice che mi seguirà a ruota per tutto il resto della gara. Allarme Dolce-Candy: questo sta cercando una crocerossina che lo accompagni fino all’arrivo. Metto in atto il piano “piazza la bomba e scappa” in versione soft, lo tranquillizzo e gli dico che la gara è alla sua portata, deve solo stare attento a gestirsi bene, poi, dopo 3-4 km, quando il tipo si sente più sicuro di sé, gli dico che corrucchio un po’ di più, che mi fanno male le ginocchia in discesa se vado piano e ci rivediamo dopo: parto a 3:20/km per seminarlo!
Attraverso Castelnuovo dell’Abate, al ristoro bevo e mangio continuando a correre per non farmi prendere dal tipo e vado, mi rituffo nella notte senza accorgermi che ho già fatto la prima maratona. E’ mezzanotte e gli uccelli negli alberi cinguettano imbrogliati dalla luce della mia frontale, urlo al buio: “dormite, che è notte!”, mi diverto insomma. Probabilmente ne ho svegliati più urlando che con la frontale, ma mi diverto.
Mi sento che sto facendo bene, sento le gambe un po’ dure, lateralmente sulle cosce e nei polpacci, sento di avere ancora il sassolino che rompe, sento che ho le scarpe da stringere un po’, ma rimando i problemi al prossimo guado, non dovrebbe mancare molto. Arrivo a 52 km ma il guado non c’è, ci hanno deviato su un ponte perché il ruscello si è ingrossato per una montana. Vuoi fermarti per sassolino e stringere le scarpe? Ma dai, ormai arrivo alla base vita di 59… Salgo con passo veloce, addirittura ogni tanto corrucchio in salita (sono mona…) ma mi sento di poter fare bene, perché non spingere…
Arrivo a Castiglione d’Orcia, zona partenza e luogo della prima base vita. Sono ancora nei tempi del programma di 29 ore… sono un grande!
Tolgo le scarpe e i calzini… ho una grande vescica sotto all’alluce dx, dove si era parcheggiato il sassolino. Le unghie di entrambi gli alluci sono sollecitate. Decido di intervenire solo sulla vescica, mi fascio con il tensoplast, cambio scarpe e calzini, mangio. Decido di massaggiarmi le cosce e i polpacci, 3 minuti che forse mi salveranno la gara, da lì in poi non avrò più mal di gambe anche senza creme. Arriva il tipo dell’allarme Dolce-Candy, alla luce del ristoro non mi riconosce. Ha uno che lo supporta, lo aiuta a cambiarsi e a mangiare, esce in 10 minuti netti. Aspetto 2 minuti e riparto: mancano solo 103 km!
Dopo 4 km arriva il fatidico guado su pietroni, tolgo le scarpe, attraverso il fiume rischiando di scivolare, vedo poco anche con la luce dei riflettori della protezione civile, mi siedo per rimettere le scarpe e sento un po’ di trambusto dietro di me. Riparto, dopo 30 minuti mi raggiunge uno che mi dice di essere caduto nell’acqua, mi dice che sta gelando. Io sono ancora in maniche corte, i manicotti li ho arrotolati ai polsi, si sta bene. Povero lui, tutto bagnato.
Trotto bene, attraverso Bagno Vignoni con le sue terme a cielo aperto che fumano nella notte. A 69 km sono a San Quirico, dove ho la famiglia a dormire, sono tentato di fare una deviazione di 200 metri, andare a svegliarle (sono le 4 di mattina) per dire che sono un cog.ne felice ma mi trattengo e continuo il percorso. Ho un tempo ancora in linea con le 29 ore senza strafare (Sarà vero?).
Arrivo a Pienza, che sta per albeggiare, ho una botta di sonno e ho freddo, ristoro: non hanno niente di caldo. Non c’è un posto dove sedersi. Prendo una fetta di pane con nutella, avvilito. Il volontario dopo 2 minuti mi dice: “ma sì, ti faccio una foto, va…” bhe, troppa grazia… Arriva il tipo che si era tuffato nel guado, va in un angolo e vomita, mi fa pena ma cerco di fare pensieri felici che la strada è ancora lunga. Mangio un’altra fetta e parto, a cercare il sole, prossimo ad uscire (manca ancora mezz’ora, ma ormai ci siamo, dai). La botta di sonno non sono riuscito a mandarla via e continuo a ciondolare corrucchiando. Cerco di distrarmi accendendo l’applicazione del GPS: che figata, si vede tutto: eccomi lì, dietro ho altri 2, uno si chiama Szimons o qualcosa del genere, davanti nessuno. Metto in tasca il telefono e mi supera uno, sto quasi per dirgli “ciao Sxiümons”, come lo conoscessi da una vita intera, poi mi trattengo: mi stava simpatico solo fino a quando era solo un puntino viola sullo schermo dell’applicazione, adesso che mi sorpassa mi sta pure un po’ sul c…
Dai, diamoci una mossa, ormai il sole mi sbatte in faccia. Devo arrivare al prossimo ristoro per mettere la crema solare. E non farebbe male un po’ di crema anti-abrasioni “dove so solo io”, e un po’ di crema all’arnica nelle ginocchia.
I panorami sono di nuovo stupendi, presumo fossero fantastici anche durante la notte ma nel buio mi sono accontentato di spegnere la frontale un paio di volte per farmi baciare dalle stelle.
Al ristoro di Monticchiello sono le 7.15, cominciano ad arrivare i messaggi dei miei amici che si svegliano e vedono a che punto sono. Mi cremo con 3 tipi diversi di crema in vari posti del corpo e mi ritrovo con le mani impastricciate impossibili da pulire, me le sgrasso alla meno peggio sui pantaloni più volte nell’ora successiva, senza tanto risultato. Da qui in poi comincerò a rallentare, un po’ previsto e un po’ non ce la faccio ad andare come vorrei, ho passato gli 88 km e la stanca si fa sentire. Mi riprogrammo di farmi una borraccia di sali al prossimo ristoro, stupidamente ogni volta che trovo un’idea per ovviare ad un problema non la metto in pratica subito ma rimando di un paio d’ore. Un po’ è per non perdere tempo, in realtà è perché non mi fido molto delle mie sensazioni e preferisco essere sicuro della realtà di un problema prima di prendere delle iniziative, il mio corpo sa mentirmi per riposare.
I paesaggi sono stupendi e devo farmi violenza per non fotografare ogni skyline che mi si presenta davanti. Nel mezzo del sentiero un concorrente che mi ha preceduto ha approfittato del buio della notte per scaricare direttamente in strada, effettivamente non c’è un posto al riparo per km… però…
La gara della 103 km e della 53 km è iniziata da qualche ora e ci sono vari concorrenti che mi superano con prepotenza già da un po’.
Arrivo ad un paese che si chiama Gallina, sto patendo moltissimo il caldo, sono le 10 di mattina ma sudo tantissimo. Mangio bene pasta e mi danno uova sode (uova di gallina di Gallina, presumo). Mi faccio finalmente una borraccia di sali, mentre riparto la bevo a piccoli sorsi e mi rinsavisco. Ho avuto proprio una bella idea, visto che adesso mi aspetta una bella salita. Prima di affrontarla mi mangio anche un mezzo paninetto che mi ero portato da casa, sono furbo.
Le cose cominciano a diventare più difficili, sento la stanca, sento le gambe un po’ pesanti, anche a Gallina mi sono massaggiato cosce e polpacci per sicurezza ma sono 18 ore che sono in piedi, non ho dormito e tutto richiede un po’ di impegno. Comincio a capire che le 29 ore totali saranno impossibili, mi do un po’ di tregua e mi adeguo ad un passo più umano e permissivo.

Mezzogiorno e sono alla seconda base vita, mi cambio solo i calzini e la maglietta sopra, l’intimo lo tengo. Le unghie degli alluci ormai sono andate nei primi 60 km, dopo le scarpe erano perfette e non hanno generato altri problemi, l’unghia di quello sx è proprio andata, il pollicione fa malissimo. Mangio 2 piatti di minestra di verdure, non sembra molto sostanziosa ma non hanno pasta. Gente che ha vesciche e vari problemi, i volontari hanno finito garze, compeed, cerotti, tutto. Io ho il mio kit medico nella borsa del cambio, sto per proporre a uno di prestargli un po’ di cerotti ma alla fine combina da solo non so come, gli ho visto i piedi: è pieno di piaghe e vesciche per colpa dei guadi. Riparto e dico a lui e a suo fratello (penso, sono identici) che ci vediamo ai guadi, ci accordiamo per fare un po’ di festa là, io devo portare le birre. Ridere per non avvilirsi. Scopriremo che di guadi in tutto ce ne saranno 8 in cui ci si tuffa fino al polpaccio, più altri in cui si riesce a rimanere in bilico sulle pietre.
Da qui in poi mi si affiancano più persone, anche chi fa la 103 km ha quasi il mio stesso passo e faccio 2-3 km in compagnia di varie persone. In questo modo diventa tutto più facile, si sente meno la fatica.
Mi avvicino alle terme di Bagni di San Filippo, me ne accorgo perché c’è odore di uovo marcio tipico già 1 km prima. Un casino di gente dentro e fuori dall’acqua, l’umore è alto e il clima è piacevole. Arrivo al ristoro, c’è un bambino volontario, con i guanti che palpa tutti i cubetti di prosciutto, li impila, li usa come costruzioni e si diverte. I cubetti palpati hanno un gusto stupendo. Arriva il mio amico che era caduto in acqua nella notte, beve un goccio di coca e subito lo vomita nel cestino, a 20 cm da me, mi giro velocemente dall’altra parte per non vomitare a mia volta. Riparto per non farmi prendere dall’angoscia: mancano solo 40 km!!!
Comincio ad essere stufo di mangiare quello che trovo nei ristori, di barrette cioccolatose che ho nello zaino ne ho già mangiate 7-8… lo stomaco comincia a darmi noia ma resisto. Arrivo al ristoro di Vivo d’Orcia dove stanno cuocendo salsicce solo per i volontari e a noi danno solo crostata e acqua naturale. Mangio le ennesime fette di crostata (avrò mangiato più di 2 crostate intere dall’inizio…) e vado, conscio che avrei bisogno di qualcosa di sostanzioso da mettere in corpo.
La salita più impegnativa l’ho appena passata, ma me l’aspettavo e non mi ha dato problemi. La prossima invece proprio non vorrei farla, anche se solo di 400 D+. Tiro fuori dallo zaino 4 striscette di salame, larghe come matite, per mangiare qualcosa di diverso e sostanzioso. Ma le mastico a lungo, le sento dividersi in bocca a pallini piccoli, ma sono impossibili da ingoiare, non riesco a scioglierle un po’, le butto giù aiutandomi con l’acqua. Ne mangio 2, poi le altre 2 le butto nel bosco che mi sta partendo la nausea… Ho la bocca unta, mi viene un senso di vomito impellente. Respiro a bocca aperta, e salgo in questa salita che sembrava facile sulla carta ma che è bella pendente. Respiro, salgo, nausea, salgo.
Arrivo finalmente in cima ma sono uno straccio, mi partono conati di vomito. Ho sforzato troppo. Non scarico niente ma sono in difficoltà. La discesa la prendo con calma, cercando di riprendermi dallo stress.
Dai, manca 1km al ristoro. Ci arrivo un po’ provato, mi propongono un po’ di pasta, ne prendo mezzo piatto ma non riesco a mangiare più di 2 forchettate. Sono molto preoccupato. Bevo almeno due bicchieri di the caldo. Scrivo a chi mi segue che mi sento finito, che ho 5 ore per fare 17 km e me la prendo con calma, non sto bene. Non sto niente bene, ma non voglio prendere nulla perché ho la sensazione che prendere aspirine o altro sia come imbrogliare. Arrivano i fratelli delle vesciche che avevo visto alla base vita, 25km prima. Anche loro sono allo stremo, li vedo che arrancano, poveretti. Dai, sono meglio io, credo… riparto trascinando i piedi.
Faccio 100 metri e poi mi convinco che prendere un Oki non è imbrogliare: perché devo farmi ulteriore male se non sto bene. 3-4 km in discesa, l’Oki entra in circolo e io rinasco, trotto, diventa buio, mi affianco ad un altro concorrente, chiacchieriamo un po’ e scopro che sta facendo anche lui la 100 miglia. Mal comune mezzo gaudio, cominciamo ad aumentare il passo, forti del fatto che non siamo più soli. Un po’ chiacchieriamo, molto stiamo in silenzio, concentrati sul percorso e sul passo dell’uno e dell’altro. Sento ormai che è finita, anche se mancano 10-15 km. Mi sento bene, i dolori allo stomaco sono passati. Il mio nuovo amico Danilo mi racconta di gente finita che lui supera e che dopo magicamente si ritrova fresca al ristoro successivo. Mi dice che gli è capitato in varie gare di trovare questi furbi, che fanno pezzi in macchina per non si sa quale motivo, per dire in giro che ha fatto una gara di 50, 100 o 150 km e poi invece non è vero… cosa ne guadagnano non si sa. Arriviamo assieme all’ultimo ristoro, mancano 9 km sulla carta, Danilo intavola lo stesso argomento con i volontari, anche loro infervorati con gente che arriva in orari strani (non scendo nei particolari per evitare polemiche). Io sparo cazzate a raffica… dico che in realtà siamo nascosti dietro la siepe a fianco al ristoro da ore, per sbucare solo ora che non davamo fastidio ai volontari…
Ripartiamo con il sorriso, cerchiamo nel buio in alto la Rocca di Castiglione, che a detta degli organizzatori si vedeva bene negli ultimi km. Siamo un po’ disorientati, ma spingiamo come pazzi sulle cosce per riuscire a stare sotto le 30 ore, il nostro nuovo obiettivo. Superiamo 1 o 2 dispersi nel buio, della 100 km. Finalmente si vede la rocca, mancheranno 4 km? Siamo a 29 ore e 10, dobbiamo per forza accelerare il passo visto che abbiamo anche 400 D+ da fare.

Pompiamo.
Sembriamo una via di mezzo tra due scappati di casa e due ultra-runner al primo km.
Spingiamo.
Cerchiamo di capire, questa strada dovremmo averla fatta già durante la gara… sì, è quella della discesa a 60 km! Farla adesso in salita non è facile allo stesso modo. Usciamo sull’asfalto, troviamo una concorrente, la superiamo in velocità… stiamo correndo in salita… che deficienti…
Un altro concorrente (della 100km?), lo prendiamo? Lo prendiamo e lo superiamo.
Quanto manca? Se manca 1 km ci stiamo dentro facilmente. Ma se mancano 2 km? I muscoli bruciano ma continuiamo a spingere.
Finalmente capiamo precisamente dove siamo, mancano solo 500 metri, un ultimo strappetto. Ci stiamo dentro. Ma vuoi rallentare adesso? Entriamo nella zona storica e adesso mancano 200 metri di discesa, trotterelliamo e chi troviamo davanti?
Davanti a noi, a metà strada dall’arco ci sono i due che avevamo lasciato al ristoro dei 15 km, che camminano lenti.
Come hanno fatto ad essere davanti a noi se non ci hanno superato?
Dai, lì a pensar male. Hanno usato il teletrasporto, in dotazione assieme al GPS! (poi ho controllato nelle tracce del GPS, sembra che siano ripartiti dal ristoro prima di noi, ma in quel momento il dubbio della truffa c'era).
Danilo, li superiamo? “Proviamoci”
I due si accorgono di noi e iniziano a corrucchiare.
Danilo, li prendiamo? “se tu ne hai, sei in dovere di prenderli”
Vado silenzioso con passo spedito, senza farmi sentire, corro corro corro e a 3 metri dall’arco rosso li supero con uno scatto e passo sotto l’arco prima di loro. Mi vedono, io rallento ma c’è qualcosa che non va… c’è una doppia curva e poi un altro arco giallo davanti… non siamo arrivati! Riaccellero, uno dei due accellera con me e mi dà una spallata per bloccarmi la strada… evito di impattare contro le transenne per miracolo ma corro, lui corre e mi dice “ma tu hai corso 160 km???” un po’ sorridendo e un po’ accusando. La strada fa la seconda curva, c’è un marciapiede, lui stringe la curva, io mi accorgo di avere paura che provi nuovamente a buttarmi a terra e decido che il gioco non vale la candela, gli cedo il passo e arrivo comunque ad una velocità di 3.16/km al traguardo (!!?!!).

29 ore e 52! Sono pieno di adrenalina, c’è mia moglie e le bambine ad accogliermi. Baci e abbracci, selfie e mi copro che c’è aria. Mia moglie mi dice che ho uno sguardo freschissimo! Ritiro la medaglia, facciamo 100 metri e andiamo al ristoro, mi siedo e tutta la stanchezza di 30 ore mi arriva addosso prepotente. Mia moglie mi dice che adesso ho la faccia di uno che ha fatto 160 km. Rivedo e saluto alcuni compagni di viaggio che ho conosciuto sul percorso, Nicola, Ivo, Danilo e poi vado orgoglioso a nanna, è quasi mezzanotte.
Che figata!
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Scritto da Fabiano Picco. Pubblicato in Trail
Istria 100 BLUE 2022
128km D+5600

Avrei dovuto fare la 168 km, ma 3 settimane prima ho avuto un lampo di genio e ho chiesto di cambiare per fare la più corta… corta poi… sempre 128 km sono…
Ho paura per le ginocchia, ancora in difficoltà da 6 mesi a questa parte. 3 settimane fa ho fatto una gara da 65 km e 2500D+ come test. Prima della gara mi sono fatto mettere il taping da San Nicolas Pressacco dei Fisioterapisti: visto che il trattamento mi è tornato molto utile opto per un bendaggio-tape preventivo. Nicolas mi ha spiegato come fare per scotcharmi alla meno peggio, ho comprato tutto il neccessario e prima di presentarmi alla partenza le bambine di 8 e 10 anni mi hanno messo il tape alle ginocchia mentre Michela mi metteva il bendaggio protettivo al metatarso dei due piedi (la parte sotto dei piedi, vicino alle dita…).
Bello come il sole, tutto nastrato e infiocchettato mi presento a Umago alla zona partenza autobus con la mia famiglia. Salgo sull’autobus in attesa di essere portato alla partenza… mi ritrovo seduto dal lato in cui fuori ci sono le mie figlie, che salutano dal vetro con la manina… straziante… 5 minuti in cui mi verrebbe voglia di scendere e mandare a fanzùlo tutto per stare con loro… Finalmente l’autobus parte, direzione Lovran, dall’altra parte dell’Istria. Io sono rimasto seduto sull’autobus.
Quasi due ore di corriera, dormicchio un po’, per adesso non ho nemmeno mal di gambe, faccio 100-120 km seduto, senza fare fatica…
Arriviamo verso le 20.00, la gara parte tra un’ora. Mangio qualcosa, vado a prendere un gelato (l’unico posto vicino in cui non avrei speso tutte le 100 Kune che mi ero portato dietro, dannato il cambio che non capivo… mi ero portato dietro solo 12 euri…) e mi siedo in attesa dello start.
30 minuti allo start, una banda di percussionisti inscena uno show fichissimo, tutto un Tun-TUM-Tun-glin-glin (c’erano anche dei campanacci), il sangue pompa nelle vene e ci si gasa moltissimo.
15 minuti prima dello start comincia a piovere, i tamburatori tamburano, io opto per mettere già l’impermeabile per non prendere freddo per niente.
Partiti! Ci sono 1400 metri di dislivello da fare in 8 km da subito!
Cerco di stare quasi ultimo per non lasciarmi prendere troppo dall’agonismo.
10 minuti e tolgo l’impermeabile, mi scaldo troppo e rischio di sudare e disidratarmi, piove ma è meglio bagnarsi di pioggia che sudare troppo.
Sto dietro a uno, lasciandomi guidare al suo ritmo, per non sforzare troppo le gambe. Dopo 5 minuti però questo si sente tallonare troppo e mi lascia passare… io vado… raggiungo quello dopo per farmi guidare il passo, ma mi lascia passare e io vado… ne supero un 5-6 che non volevo superare, non riesco ad andare all’andatura “piano-piano” che avevo in testa.
La salita è lunga, dopo un’ora mi trovo completamente da solo.
Folate di vento sopra il bosco, cadono gocce grosse dalle fronde e mi cadono in testa, hei! Non sta piovendo! Chissà da quanto tempo non sta piovendo… Per fortuna avevo tolto l’impermeabile quasi subito…
Ogni tanto vedo qualcuno, in questa notte ognuno è solo gambe nel buio, con una frontale che fa luce nei suoi 3 metri davanti, mentre sorpasso non so se uno è maschio, femmina, grasso, magro, bello, brutto o che… Saluto con un “Doberdan!”, che dovrebbe voler dire buongiorno in croato, detto alle 10 di sera deve suonare veramente bene…
Il vento fischia sopra gli alberi, ogni tanto il sentiero è un pelo più esposto e lo sentiamo addosso, ma normalmente siamo al coperto e si sta bene.
Raggiungo un gruppetto di 3 persone, uno tira un peto improponibile, probabilmente si è ca..to addosso… passano 30 secondi e ne tira un altro, passano altri 30 secondi e uno dei tre va avanti dritto su un tornante, lo richiamano indietro, poretto, sarà svenuto per le esalazioni… Supero tutti e tre mentre armamentano con gli zaini… chissà perché stanno mettendo gli impermeabili.
E 20 metri dopo usciamo dal bosco perché siamo vicini alla cima… raffiche di vento fortissime che mi strappano il pettorale dalla cintura, lo giro attorno per trovare una posizione a favore di vento… niente… le bandierine che segnano il percorso a terra girano vorticosamente da tutte le parti… nebbia, folate di vento… come ci si diverte! Arrivo a una bandierina a testa bassa, alzo la testa e cerco la successiva, la trovo, abbasso la testa e procedo inerpicandomi sulle rocce scivolose, cccheccoglione… sono con canotta termica, maglietta e manicotti, paracollo e aria dappertutto. Procedo veloce, sperando che la situazione dell’ambiente cambi, non potrei comunque provare ad aprire lo zaino per prendere l’impermeabile con questo vento. Mi godo il momento, manca solo che chiamino il Kraken e poi la scena apocalittica è completa. Ma per fortuna la cima non è lontana, scollino e entro quasi subito nel bosco, c’è un sentiero in mattoncini lavorati (???) con tanto di bordino in cemento che scende… vai a vedere che questa è la stradina dorata del mago di Oz… Bhe, se la strada porta a U-mago siamo giusti… che trip mi sto facendo… certo che questa stradina è strana… c’è una nebbia… e usciamo sull’asfalto, in parte c’è una costruzione, probabilmente un ripetitore o qualcosa del genere… se fossimo alla seconda notte mi godrei l’allucinazione, ma dopo 2 ore di corsa è ancora tutto troppo reale.
La strada asfaltata me la tengo stretta, siamo dentro le nuvole e, anche se le bandierine sono ogni 10-15 metri, spesso non si riescono a scorgere nonostante abbiano un nastro catarifrangente. La strada asfaltata mi dà sicurezza. Ma dura poco, rientriamo nel sentiero, la pioggia di mezz’ora a inizio gara ha bagnato le pietre, in discesa si rischia di scivolare, lascio passare uno e da fermo mi scivola il piede destro in avanti… non si ferma più fino a quando sbatto le mani a terra con le gambe in posizione di spaccata… quello che mi ha appena superato si spatascia a terra a 5 metri da me. OK! Andiamo piano.
Procedo nel buio e si arriva a Poklon in un attimo. Hanno messo (o hanno lasciato???) le luci di natale sugli alberi per indicare il ristoro, entro nel tendone, mangio pancetta, pane, formaggio, coca e mi rituffo nel buio. Lo stomaco mal sopporta ma mi sforzo di mangiare bene.
La batteria del cellulare si sta scaricando troppo velocemente, probabilmente per colpa del freddo. Vediamo come va, ma a breve mi toccherà spegnerlo. Smessaggio a Michela che mi segue anche di notte.
Tratto semplice senza salite di rilievo, forse anche noiosetto. Corro dove si può. Cammino sempre in salita, anche se è blanda, non voglio cuocermi subito. Rumori nel bosco, in parte a me, non sempre mi giro a vedere se ci sono belve che stanno per attaccare…
Il vento va e viene.
A 4 ore e 40 mi sorpassa uno della gara rossa, che idealmente ha fatto 60 km in 8 ore e 40 mentre io ne ho fatti 22 in più di metà del tempo… Non so se sono passati altri prima che stanno facendo la 100 miglia, ma da quel momento ce ne saranno di continuo, in tutta la gara…
Sento rumori strani sul lato del bosco, tipo di qualcosa che si strappa, mi volto e inquadro uno/una chino/a con un pacchetto di fazzoletti a fare le sue cose… mi volto imbarazzato e decido che non mi volterò più a guardare nel bosco.
Corro bene l’ultimo km prima del ristoro, assieme ad altri 4 che si sono affiancati. Non so se siano in gara con me, ma ci spingiamo a vicenda e arriviamo al ristoro col fiatone… non riuscirei a mangiare niente, se non me lo imponessi. Mangio lento, stando seduto e cercando di masticare bene. La nausea è dietro l’angolo, ma la gestisco bene.
Riparto, questo tratto avrà 3 scollinamenti di 300-400 metri e l’abbiocco comincia a farsi sentire… Tra le 3 e le 4 mi ritrovo più volte con la percezione di aver chiuso gli occhi per un attimo.
Le donne che sono alla seconda gravidanza sentono i calci del bambino già a 3-4 mesi, mentre quelle che sono alla prima li sentono a 5-6. Che caxxo centra? Bhe… ho una percezione lontana di allucinazioni, che mai avrei detto che sarebbero state allucinazioni, ma avendole già avute in gare passate le identifico…
Sono incinta!
Ah, no… sono allucinato!!
Ecco…
Per fortuna sono blande, e appena il sentiero diventa un po’ più interessante se ne vanno. Procedo con gusto.
Alle 4 ho decisamente freddo, ho l’impermeabile addosso già dall’una e sotto sono tutto bagnato di sudore. Tiro fuori la maglia a maniche lunghe dallo zaino… ma se la metto a contatto con la maglietta la inzuppo… la infilo sopra l’impermeabile! Che colpo di genio! Risolto il problema.
Arrivo in cima ad una collina, nebbia improponibile, ci ritroviamo in 5-6 sulla cima a cercare il sentiero e le bandierine. Uno ha una pila in mano che tiene bassa a mo’ di faro-fendinebbia!!! Bell’idea, ma le bandierine non si trovano. Provo ad avanzare e trovo una specie di sentiero, lo seguo e finalmente ecco una bandierina, chiamo tutti e parto in bomba. Uno mi viene subito dietro e facciamo un bel pezzo assieme, in quello che è un non-sentiero al buio e nella nebbia, alla ricerca della prossima bandierina, probabilmente io davanti a lui faccio il doppio della strada, con tutti gli avanti&indietro, ma come mi diverto!
La batteria della frontale si scarica, la frontale va in modalità riserva, fa meno luce ma mancano 2-3 km al ristoro e non ho balle di fermarmi, procedo, mi sorpassa uno e finalmente arriviamo al ristoro alle 5.50, con un cielo che sta già schiarendo.
Minestrina con pastina e verdurine tipo busta liofilizzata, poi pancetta, formaggio e cerco di trovare un po’ di serenità… quando si avanza al buio comunque un po’ di pensieri negativi ci sono sempre. Vedo due seduti sotto al fungo riscaldante, con una coperta di lana sulle gambe e sguardo triste. Mal comune, mezzo gaudio, faccio una battuta in inglese e sorrido, non so se mi capiscono.
Mi siedo mentre mangio la minestra, di fronte a me un inglese fa ad un altro: “What a pleasure night we had!” con un sorriso sornione, l’altro lo guarda spiazzato e gli risponde: “Maybe a little windy… pointly…” (che nottata piacevole abbiamo avuto! – forse un po’ ventosa, a momenti…). Sti inglesi e il loro umorismo inglese… sorrido dentro di me… pian piano mi piscio addosso dal ridere e mi alzo molto determinato: in fondo ho avuto una notte stupenda, con qualche difficoltà che l’ha resa ancora più piacevole e bella da raccontare! Riparto correndo, il cielo sta schiarendo e alla prossima tappa ho il cambio vestiti! Ma che bello il mondo!
Salita infinita fino all’ultima cima vicino ai 1000 mslm, non infinitissima, 500 metri D+, ma è di quelle salite che sembra di essere arrivati e invece quando arrivi in cima c’è un altro pezzo di montagna, per 3 volte, le gambe rimangono imbrogliate… voglio arrivare in cima per l’alba e effettivamente ce la faccio, riesco a scorgere addirittura un raggio di luce tra i nuvoloni. Il resto del sole rimane imprigionato nel cielo grigio. Saluto i volontari che stanno baciando il vento da ore e parto in discesa.
Discesa infinita.
Fino ad ora, a parte i due ristori e il ripetitore, ho visto solo bosco. Ho passato i 50km. Questa Istria è veramente poco popolata…
Passo per un paese di 5 case deserto, al centro del “paese” c’è un albero del diametro di almeno 150 cm, nel mezzo è aperto, c’è un passaggio di almeno 70 cm, probabilmente bruciato o andato marcio… dentro lo hanno rattoppato con mattoni e cemento… macchecazz??? Vorrei fermarmi a fargli una foto, mi dispiace che ho poca batteria…
Arrivo al ristoro dei 60 km, Buzet, prendo la borsa del cambio, vado al centro palestra dove ci sono i tavoli per mangiare, mollo la borsa e vado a chiedere a due ragazze a 5 metri da me dove posso cambiarmi. “Anche lì”, non c’è uno spogliatoio. Bene: “non sbirciate, eh!”, sorridono, non so se le ho divertite o se le ho spaventate… mi cambio, va. Asciugamano attorno alla vita, calo le mutande, alzo lo sguardo e c’è una signora sui 60-65 anni che mi fissa… si volta imbarazzata… oh, ma non è che posso attirare una 20enne patonza ogni tanto? Mi accontento. Mangio pasta scotta, patate, sugo, pollo, metto sopra un’aggiunta di sale che aiuta adesso. Sono le 8.30 di mattina e questa colazione è ottima. Non vedo l’ora che venga ora di pranzo! Riparto, tutto cambiato e asciutto, scarpe comprese. La puzza resta però.
Esco e una ragazza ben sotto i 50 mi incita e mi fa i complimenti dal 4° piano di un palazzo. Bene, gli anni calano finalmente. Facendo i conti, tra un’oretta dovrei finalmente beccare quella di 20 anni.
Alle 10.00 inspiegabilmente comincia ad esserci molto sole. Avevano messo nuvolo tutto il giorno… il caldo aumenta. Saliamo, scendiamo.
Verso le 11 passo in una vallata, si attraversa un fiumiciattolo 1, 2, 3 … 8 o 9 volte, ho perso il conto! Incredibilmente riesco a non bagnarmi le scarpe, sarebbe un bel danno dover fare 60 km con le scarpe stonfe.
Faccio amicizia con un austriaco, ci superiamo più volte, lui supera in salita, io in discesa. Scambiamo 2 parole ogni volta, tipo ogni 40-50 minuti.
12.15, ultima salita prima del ristoro. Sono con un gruppetto di 5-6 persone, arriviamo in una piazzetta e tutti si accaniscono su una fontana d’acqua. Capisco che se gli altri sono in difficoltà potrei esserlo anche io. Solo che io acqua ne ho ancora. Finisco le mie due borracce, apro lo zaino e tiro fuori la bottiglia di Sali di riserva, do una bella ciucciata e riparto determinato.
12.50 ristoro a Butoniga, il caldo è tanto. Non hanno sali… da mangiare praticamente solo frutta fresca e frutta secca. Prendo una minestra liofilizzata per mangiare qualcosa di semisostanzioso. Sono a 75 km, Michela mi scrive che sono 59° (!!!?!??!) è il momento di aumentare!
Parto corrucciando con ritmo molto buono (a 7min/km sul piano…) dopo 1 km di rettilineo mi giro a vedere se ho qualcuno dietro e mi ritrovo travolto dai primi 5 corridori della gara GREEN di 68 km, dei mostri che al momento hanno fatto solo 16-17 km. Dopo 20 minuti di salita arrivano il 6° e il 7° e dopo altri 30 minuti arriva l’8° e poi tutti gli altri, cacchio se i primi 5 erano veloci…
Fa veramente caldo e mi accorgo che mi sto spegnendo. Nelle borracce ho solo acqua e questo non aiuta. Mi fermo, mi siedo, tiro fuori una busta di sali minerali e trasformo l’acqua in vino (!!!). Bevo una bella sorsata di sali e riparto più sereno. Il sole batte in testa.
Prima di partire per questa gara, guardando l’altimetria sul sito, mi immaginavo un percorso con saliscendi inutili, fatti tanto per aumentare il dislivello. Invece ogni salita mi da qualcosa, alcune più bruttine e altre più meritevoli ma comunque un percorso piacevole. La salita a Montona è molto bella, il paese in cima merita una seconda visita da fare con la famiglia, così come il panorama che si vede dai vari colli. A Montona vedo per l’ultima volta il mio amico austriaco, fermo al bar con compagnia, non so se poi ha continuato. In più di qualche colle, in cima, c’è un villone nuovo di qualcuno che si è scelto un posto fighissimo per fare la casa di villeggiatura. Peccato che entri nel bosco e a 200 metri ti trovi i rifiuti di cantiere buttati giù dalla riva… che orrore… ma come si fa…
Il sole continua a battere fino alle 2 circa, poi si annuvola pian piano, magari arriverà la tanto promessa pioggia. Scendo veloce da una discesa infinita, sto assieme a 4 Green-runners per 1 km ma dopo mi rendo conto che non è il caso e li lascio andare rallentando un po’.
Mi guardo l’orologio, sono a 83 km, mi gongolo un po’ e guardo l’orologio ogni 30 secondi, fino a quando segna 84,43. Sono a 2 maratone! Me ne manca solo una! Sono passate 18 ore. Salgo la pendenza blanda di adesso trotterellando, ho lo stato d’animo di un puffo che sta andando a raccogliere le puff-bacche. Scambio due battute con sconosciuti in lingue che non conosco.
Procedo bellamente, salita e poi discesa, facendomi i conti di quanto manca, oramai sono arrivato. Cosa vuoi che siano altre 9 ore. So di avere qualche energia nascosta e ho intenzione di usarle tutte. Mi sento veramente bene, o meglio… ho un doloretto addominale/anca destra che mi da delle sfilettate, ho le ginocchia che sento che sono sotto stress, ho le scarpe che grattano sui talloni in salita e probabilmente mi hanno fatto la vescica e la stanno per rompere. Ma mi sento gasato e positivo.
Ultimi 2 km prima del ristoro, si alza un vento abbastanza forte. Corro sull’asfalto, il vento aumenta e cammino, cala e corro, e aumenta… Si sta trasformando in bora. Arrivo al ristoro, ristoro senza cose salate. Sono le 16.30, è dalle 9.00 che non mangio salato (a parte il brodo). Mangio un po' di frutta secca e mi prendo un thè caldo, l’aria ha cambiato decisamente la temperatura e fa freddo. Raffiche di vento che smuovono il tendone, dei volontari trattengono i teloni che fungono da porta in posizione aperta. E’ arrivato il momento: farò la cacca! Vado verso il bagno chimico, spero che il vento non rovesci il cassone chimico con me dentro… sai il divertimento… per fortuna esco indenne, mi incappuccio il cappello nell’impermeabile, alzo il buff sul viso e parto verso i prossimi 37 km.
Comincia una bella salita, le raffiche sono veramente forti e a momenti alzano mucchi di foglie e me le buttano addosso. Sorrido, penso “La xe una bavisela!” (=c’è una bava di vento), tipica descrizione delle giornate ventose che si usa a Trieste per definire un vento forte ma che non riesce ad alzarti di peso…
Salgo a testa bassa, incapucciato, qualche goccia grossa scende ma non si azzarda a piovere. Vento, salgo.
Sento battere colpetti sul cappuccio e sulle spalle, a terra però non ci sono gocce, sono palline bianche… sta grandinando. Roba piccola, 5 mm, un quantitativo e una dimensione che rende ancora questa situazione relativamente piacevole. La misura è l’ideale per un Mojito, lo comunico ad una concorrente che mi sta superando, ma lei non ne capisce la magia. Probabilmente non si è portata una bottiglia di rum nello zaino e quindi è disperata. Io mi godo il mio mojito virtualmente mentre salgo sorridendo.
Si capisce che sto scollinando perché le raffiche di vento aumentano, ho un vento contro che mi blocca l’avanzata, mi piego quasi a 90° per superare la cimetta e scendo 5 metri fino ad una strada asfaltata. La strada corre sulla cresta per 500 metri, dobbiamo correre lì, in balia dei venti. Sul lato c’è una fila di cipressi, alcuni vecchi e grandi, altri giovani e appena piantati, probabilmente qui il vento forte c’è spesso e capita che spezzi gli alberi. Testa bassa e procedo, cercando di corrucciare con il vento che spinge da davanti/destra, dove ci sono i cipressi. Una folata più forte piega velocemente un cipresso giovane che mi dà una frustata in testa mentre passo: sono stato cipressato! Sorrido e corruccio, sorpasso qualche corridore spaventato dalla situazione.
Rientriamo praticamente subito nel bosco, riparati dall’aria. A momenti grandina nuovamente, frammisto a qualche fiocco di neve che svolazza dove lo porta il vento.
Procedo e faccio due battute con uno che sta facendo la RED, scopro che è italiano e intavoliamo due parole, facciamo 2-3 km assieme e arriviamo al ristoro di Groznian assieme. Il vento è veramente forte, fa freddo. Chiediamo qualcosa di caldo ma non hanno niente. Mi metto la maglia sotto all’impermeabile, stiamo fermi 4 minuti netti ma così siamo gelati, lui non riesce a chiudere due laccetti sul cappuccio perché gli tremano troppo le mani, lo aiuto. Vado a farmi mettere acqua nella borraccia, ma non riesco a tenerla ferma, lascio tutto alla volontaria e me la riempie e chiude lei. Metto i guanti e decidiamo di partire a razzo, l’unico modo per scaldarci. Il percorso adesso è facile e si può correre, facciamo 2 km correndo e 300 metri camminando, poi riprendiamo a correre (velocità disumane sotto i 7 min a km…). Si affianca un altro italiano che fa la GREEN e facciamo un tratto assieme, poi se ne va. Si rientra nel sentiero, continuiamo a tenere un’andatura veloce per evitare di raffreddarci, il vento entra da tutte le parti. Io a momenti addirittura sudo.
Arriviamo in tempo 0 a Buje, ultimo ristoro: non hanno niente di caldo… Prendo solo una fetta d’arancia. Smessaggio a Michela, stiamo trottando benone, mancano 13 km, potrei essere lì in 1 ora e mezza! Rimango solo mentre smessaggio e provo a riprendere l’italiano RED… vado a 5.30 (!!!) in discesa su asfalto. Riesco a riprenderlo, partiamo assieme ma adesso il percorso è fango, fango a destra, a sinistra, nel centro. Pantano appiccicoso, dopo 10 passi ho 5 cm di terra sotto ogni suola. Non si può correre. Cerchiamo di appoggiare il passo su ogni ciuffo d’erba o sasso che vediamo, ma così siamo lentissimi. Ogni tot sul lato c’è un po’ d’erba e ci saliamo per aumentare il passo. Poi di nuovo fango appiccicoso. Ad un certo punto hanno buttato ghiaino per 5-6 metri, giustamente prima si mette l’uovo sulla bistecca e poi lo si passa nel pangrattato. Ho le scarpe panate…
Dove si può, puliamo le scarpe, per poi riimpasticciarle.
Si fanno alcuni attraversamenti di strade asfaltate, in quei 3 metri tutti hanno lasciato chili e chili di terra. Corrucciamo nel bosco, ma poi la strada è tutta pantano e erba.
Il vento comincia a calare, per fortuna.
Comincio a sentire l’affanno, il mio amico RED vorrebbe stare sotto le 30 ore, quindi deve andare ad un’andatura media sotto i 9 min a km. Ma io non riesco più a tenere un ritmo decente… lo lascio andare. Mancano 7 km. Ho sforzi di vomito, non so se per il freddo o perché ho sforzato troppo negli ultimi 20 km.
Fango, erba, dolori allo stomaco. Accenno 2-300 metri di corsetta e poi cammino, respirando a bocca spalancata per evitare di vomitare.
A 5 km finalmente il percorso è di strada battuta. Mi rilasso. Decido di fare pipì, mi accosto, predispongo il tutto e spengo la frontale per non farmi vedere, mi addormento 2 secondi in piedi... sveglio! Riparto veloce, una mi urla in croato, la mando a cagare frustrato per essermi addormentato e perché non capisco cosa dica. Faccio 200 metri di strada sbagliata prima di accorgermi che mi diceva che avrei dovuto girare...
Ritorno sui miei passi, dovevamo girare per tornare sul sentiero fangoso… che gusto…
Provo a bere dalla borraccia per rilassare lo stomaco ma mi parte una fitta al ventre. Trattengo… trattengo… ok… procedo.
Smessaggio a Michela che ritardo, mi dice di prendermela comoda che ormai sono arrivato, lei aspetta.
Sono assieme ad altri 3, non so di che gara, siamo lenti, io e un’altra proviamo a corrucciare qua e la e rimaniamo davanti da soli.
Provo a ribere, sta volta trattengo il liquido in bocca un attimo prima di mandarlo giù per scaldarlo e così non mi dà noia.
Un tempo infinito, guardo l’orologio, mancano 2 km, vorrei correre sempre ma il mio fisico non ce la fa. Le luci di Umago ormai sono in vista da un po’.
E finalmente si arriva alla strada asfaltata, ormai mancheranno 500 metri! Ci puliamo le scarpe, tolgo gli ennesimi 5 centimetri di terra da ogni scarpa, procedo per 100 metri slittando sull’asfalto per raschiare il residuo e schivando i grumi di terra lasciati da altri corridori prima di me. E poi corro! Attraverso la strada e entro nello stadio, mezzo giro di pista, provo a tirare gli occhi nel buio per trovare le bambine che dovevano fare gli ultimi 50 metri con me ma non le trovo, faccio la curva, ci sono una quindicina di spettatori che mi applaudono nel freddo e nel buio, si meritano che le ringrazi e aumento… aumento… aumento (arriverò a 4 min/km… ho controllato sul garmin…), boato dalla “folla” per il mio impegno, arrivo stremato, mi fanno una foto bruttissima, sembro veramente disintegrato, il fotografo mi prende bonariamente in giro. Vado da Michela che mi fa i complimenti, io sorrido (forse) e trattengo il vomito. Mi faccio fare una foto da lei sull’arrivo e poi vado a ritirare la medaglia. C’è un mini ristoro ma non riesco a mangiare niente, mi faccio dare un bicchiere di cocacola, sorseggio, esco e la rovescio nell’erba. Non ce la faccio a bere.
Dove si può andare a mangiare con il buono pasto? “Fai 300 metri, poi giri a sx, altri 100 metri e c’è una Konoba dove…” A posto così, grazie. Altri 400 metri? Ma siamo pazzi???
Le bambine sono rimaste in camera, è tardi.
Andiamo a ritirare la borsa del cambio. soddisfazione, felicità a 1000. Ma sono stremato. Provo a parlare alla volontaria ma non riesco, mi chiede il numero di pettorale in inglese, non so dirlo, non so che numero sono… le faccio vedere il pettorale mentre Michela lo dice correttamente. Sono proprio fritto. Ho spento tutto.
Andiamo verso la macchina, sarebbe meglio che vomitassi adesso prima di salire ma alla fine trattengo, cambio le scarpe e mi siedo in macchina. Da seduto mi passa ogni male. Adesso qualcun altro vedrà di me!

In camera le bambine stavano dormendo, è mezzanotte ma trovano la forza per aprire gli occhi e farmi i complimenti.
Adesso sì, adesso sono contento.

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