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Transilvania 100.. Odissea tra i Carpazi 🏔️di Alessandro Tonelli

I racconti solitamente partono dall’inizio del viaggio ; la preparazione dell’ equipaggiamento, l’incontro con il tuo compagno di squadra, il viaggio che ci porta all’aeroporto di Bergamo destinazione Bucarest, il battesimo di volo per Teo, il noleggio dell’auto che ci porta a Bran e la mini vacanza di 3 giorni che ci concediamo in Transilvania ; terra gentile ed ospitale malgrado il suo retaggio dovuto a quel genio di Bram Stocker.

Il paesaggio è simile al Chianti… strade che disegnano S su dolci colline, costellate da covoni di fieno, casette indipendenti e recinti che custodiscono animali.

Tutto molto bello…. quindi tranciamo subito questa trama da libro Cuore e andiamo al km 95.

Sveliamo il finale in modo da essere più affaticati quando accenderemo lo start per la partenza di questo Trail di autentica sopravvivenza.

Sono circa le 6 del mattino di domenica , abbiamo appena scollinato un sentiero in mezzo alle brughiere. L’aria è impregnata con l’odore della terra bagnata e l’umidità inizia a farsi sentire. La noto sulla superficie della giacca anti vento che indosso.

Ci attende una specie di check point non previsto ( di cose non previste ce n’è un elenco della spesa 😖 ).

Le mie gambe non riescono più a correre da circa 20 km; andiamo a passo trekking quindi i 5 km mancanti saranno percorsi in poco più di 1 ora.

I miei calcoli iniziali di chiuderla in 24 ore saranno posticipati di circa 2 ore, ma con quello che ho subito a livello atletico e mentale è per me un grande risultato.

Basta pensare che al km 75 eravamo ( per colpa mia logicamente 😂😂) al 110/111 ^ posto su 208 partecipanti.

Le nostre (sante) moglie seguivano in diretta l’evento tramite un applicazione e ci aggiornavano.

Teo il mio compagno di viaggio l’avrebbe chiusa diverse ora prima di me, ma aveva deciso di accompagnarmi qualunque cosa fosse accaduta.

È l’evento drammatico è arrivato proprio ad un passo dal traguardo come nei migliori thriller.

I due tipi al check point ci informano che il percorso è stato allungato di 7 km con altri 600 metri di dislivello. Sorridono e alzano le spalle quando chiediamo il motivo.

Non ci voglio credere ma il cervello ( ebbene si lo possiedo 😅) miracolosamente accetta la sfida. Quelle che invece non l’accettano sono le mie gambe che non si alzano più. Posso camminare ma alzare la gamba mi procura dolori molto forti.

Altri 12 km in quelle condizioni sono uno strazio. Mi attendeva una dolce discesa e mi ritrovo oltre che un muro di salita anche a scavalcare diversi tronchi caduti sul sentiero. Teo mi sprona come un gladiatore nell’arena. Ma ci vogliono un paio d’ore a salire su. La discesa finale logicamente ha una pendenza da brivido e le gambe sono quelle di un automa. Sono talmente svuotato che non sudo nemmeno. Da circa 25 km non riesco a deglutire nulla a causa di una gola infiammata dovuta alla frequentissima respirazione fatta attraverso la bocca.

Un brutto raffreddore prima della partenza non mi permetteva bene di respirare dal naso.

Uno sparuto gruppo di persone ci supera, a coppie o gruppi. Persone che viaggiano da sole ne abbiamo viste pochissime e c’è da crederci visto l’altissimo numero di ritirati.

Sono le 11 della domenica mattina quando vediamo Bran e l’ultimo pezzo di asfalto che ci condurrà al Castello.

Teo riesce a mantenere sorridente il mio morale sino alle fine. Il viale che porta al Castello, dice che me lo hanno dedicato visto che si tratta di una bella scalinata a salire. Ecco la tua Liguria ! Dai che ci siamo !

A quel punto l’adrenalina mi fa prendere Teo per mano negli ultimi 700 metri.. provo a correre per dargli almeno la soddisfazione di tagliare il traguardo sorridenti.

Tonelli 1

L’abbraccio dopo il traguardo è lungo e intenso, le lacrime calde e salate solcano il mio viso. Non finirò mai di ringraziarlo… senza il suo supporto non l’avrei mai finita questa competizione.

A volte non è necessario avere lo stesso sangue per essere fratelli.

La sintesi del racconto è questa ma c’è molto di più per descrivere questa odissea.

La speranza è quella di avervi messo sulle spalle un po’ di stanchezza almeno pari al mio zaino che mi sono dovuto sorbire per tutto il viaggio.

La raccomandazione era assoluta sul materiale obbligatorio, ma come spesso succede vedo gente che parte con abbigliamento minimal infischiandosene del regolamento che prevedeva :

circa 1 litro di acqua

800k/cal corrispondenti a qualche gel e barretta energetica

Pantalone antipioggia

Giacca antivento

Bicchiere

Cappello o scalda collo

Guanti

Occhiali

Bastoncini

Ramponcini ( solo loro 1/2 kg )

Piccolo set di pronto soccorso

Torcia frontale con ricambio

Cellulare

Telo sopravvivenza in alluminio

Insomma qualche kg sulle spalle c’è…

Partenza suggestiva sotto il Castello di Bran. Siamo in 200 sulla 100 km e 115 sulla 80 km. Musica suggestiva come nelle migliori tradizioni… 10.9.8.7….3..2..1 Viaaaa.

Dopo 1 km Teo sbraita perché l’orologio gli si è impallato e deve resettare il tutto 😂.

Si parte a buon ritmo per attaccare dopo un paio di km un autentico muro . 1300 metri in meno di 8 km.

Siamo freschi e lo affrontiamo bene…quasi arrivati in cima c’è la roccia soprannominata la Sfinge dei Carpazi, quasi un monito a quello che dovremmo affrontare successivamente. Arriviamo sul primo Omu ( uomo in rumeno… ma inteso come cima ) in poco più di 2 ore. La neve è già presente ma ci accoglie gentilmente perché ile montagne sono sgombre da nuvole.

Tonelli 2Diversamente sarà per la seconda salita che ti accoglie in un ambiente drammatico e ostile. Le nuvole di fanno basse, bisogna coprirsi e affrontare a testa bassa un sentiero appena accennato. Si entra in una gola profonda che inghiottisce uno ad uno i concorrenti.

Tonelli 3

Il rischio di scivolare e fare strike con le persone che ti seguono è molto alto. Si susseguono le cadute, fortunatamente in avanti, è questo impedisce problemi più seri.

Inizia a venire giù un misto di pioggerella mista neve finché non si raggiunge la seconda cima.

Il fotografo della competizione scatta a raffica. Il mio viso è tutto un programma.

Siamo solo al km 16 km con oltre 2000 metri di dislivello.

Finalmente si scende. Entriamo in un vallone innevato. Cielo e rocce sono del colore del piombo. I gruppi di persone iniziano a staccarsi. Anche Teo si fa ammaliare da questo paesaggio e inizia a scattare foto.

Siamo in mezzo al nulla ; sembra di rivivere la metafora del film la Storia infinita dove il nulla è il vuoto che ci circonda, pronto ad assorbirti e a far sparire qualsiasi traccia del tuo passaggio.

Aumentiamo il ritmo ed ecco che al km 23 improvvisamente mi prende un accenno di crampo all’adduttore destro. Non è possibile ! Caxxo… stiamo scherzando ? Manca ancora una vita ! Senza pensarci due volte mi fermo e prendo un prodotto specifico che quasi miracolosamente mi fa sparire il tutto. Prego ma sono preoccupato che possa ripetersi magari dopo qualche km.

Fortunatamente lo fa sopire per tutto il viaggio. Ne do una bustina anche al mio compagno che sente un leggero fastidio muscolare. Il prodotto si chiama Leg Cramps ed consigliato dai miei coach . Efficacissimo.

La terza salita consecutiva viene affrontata con migliore determinazione sia dal punto di vista fisico che mentale.

Il tratto che ci porta al primo serio ristoro è il più pericoloso in assoluto. Lo affrontiamo percorrendo ripidi pendii innevati. Spesso e volentieri Teo scolpisce con i talloni il sentiero per creare un minimo di sicurezza dove appoggiare i piedi.

In quel contesto i ramponcini sono solo un pagliativo rispetto alle pericolosità del sentiero. Molte persone si bloccano non riescono ad andare ne avanti né indietro. Due persone scivolano per un centinaio di metri più a valle davanti ai nostri occhi.

Una viene recuperata da Teo, che fortunatamente avendo prestato servizio nei reparti alpini dell’esercito ha esperienza da vendere. È andata bene perché il vallone è privo di rocce e spunzoni.

Tonelli 4

Una ragazza scivola in una buca sino al collo. Paralizzata dalla paura è stata aiutata da alcuni concorrenti. Le passiamo accanto e dice che gli si è fermato il cuore dalla paura.

Nessuna corda di sicurezza sul tracciato, saracchi di neve che ti ritrovi sulla testa sperando che rimangano lì ..mi sembra tutto molto approssimativo per questo tipo di trail. Mi domando ancora se le scope ( persone che chiudono la fila durante il percorso) siano presenti. Dubito !!

Sull’intero percorso non c’è personale al quale chiedere aiuto o informazioni . Sono presenti solo nei check point predisposti ( 10 in tutto il tracciato ).

Si avanza molto molto lentamente ma prima di tutto viene la sicurezza, ci mancherebbe.

Finire di sotto è un attimo. Sarò scivolato una decina di volta sbilanciandomi sempre sul lato monte. Lo stress inizia a farsi sentire quando affronti un tipo di gara alla quale non sei assolutamente abituato.

La discesa che ci porta alla base vita è priva di indicazioni. Teo decide di tagliare dritto per dritto giù dal monte. Questo ci consente di tagliare qualcosa ma le gambe devono sopportare uno sforzo decisamente pesante..

E così dopo circa 11 ore faticosissime dove ci siamo sciroppati circa 3500 metri di dislivello in 45 km arriviamo alla base vita.

Questo dovrebbe essere il punto di ristoro più importante. Un luogo asciutto, dove consumare un pasto caldo, cambiarsi gli indumenti ; nei trail seri la possibilità di farsi un massaggio per riprendere la seconda parte del percorso in condizioni almeno accettabili.

Quando arriviamo rimango basito. C’è un semplice gazebo all’aperto ( non voglio pensare lontanamente se arrivavamo con pioggia e freddo cosa sarebbe successo ) con un tavolino e tre sedie di plastica. Siamo circa 20 persone che si guardano pensando ad uno scherzo.

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Recupero il mio zaino di ricambio e mi cambio sull’asfalto appoggiato ad una rete metallica. Il morale non è dei migliori ma il fisico è ancora in buone condizioni.

Consumiamo una porzione di pasta al sugo dentro il nostro bicchiere !!! Non c’erano ne piatti di plastica né tantomeno posate di plastica. Nessun avvertimento nel regolamento di portarti una gamella o ciotola con relativa posata.

Mangio la pasta sorseggiandola come un drink… non ho parole.

Sciacquo il bicchiere che comunque rimane bello unto e mi faccio dare un caffè. Il risultato è disgustoso. Si riparte !!

Ci aspetta a seguire una bella salita di circa 700 metri che passa attraverso un bosco. Sono circa le 16.30.

Le posizioni in classifica rimangono immutate.

E veniamo ad un altra critica dal punto di vista organizzativo.

Se mi obblighi a scaricare una traccia GPS pena squalifica, e questa traccia risulta sbagliata; beh a questo punto vuol dire che la gravità dell’episodio non può passare inosservata. Ti obbligano a portarti dietro una mappa cartacea e un pettorale dove è tracciato l’altimetria che alla fine non risulta esatta. Quello che mi fa incazzare è che non si tratta di una gara breve ma di un trail lungo, complicato e pericoloso.

Non si può accettare la superficialità di certe scelte.

Diverse persone le abbiamo corrette sul tracciato del percorso. Una in special modo ha sbagliato nel giro di 10 minuti per 3 volte.

Lo stress inizia a impadronirsi di te quando le cose sono organizzate all’acqua di rose ed è facile perdere la lucidità.

Non voglio nemmeno immaginare perdere l’orientamento su quelle montagne o foreste. Oltretutto con una traccia errata sul tuo dispositivo.

Comunque si affronta questa ennesima salita e il sole inizia a fare capolino.

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In alcuni tratti il verde della foresta è quasi abbagliante. Tiro fuori la GoPro ( davvero pochi i filmati fatti, quasi tutti nella prima parte visto che le mani dovevano essere impegnate in tutt’altre cose ! ) e inizio a riprendere.

Mi accorgerò più avanti che l’obiettivo è rimasto girato verso la mia mano… primi sintomi di stanchezza ? 😅

Attraversiamo pratoni interminabili tagliati di netto da un sentiero che purtroppo è

pieno d’acqua e quindi impraticabile. Ci tocca correre su un terreno dissestato. Pazienza.

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Intanto Cristina e Maria ci informano che siamo rispettivamente al 108/109 in classifica. Teniamo duro.

Raggiungiamo un gruppo di tre spagnoli e successivamente un gruppo di polacchi.

Le persone che viaggiano singole di contano sulla punta di una mano.

Meglio stare uniti… la foresta ci attende.

Tonelli 8

Ed ecco tirare fuori dallo zaino uno strumento obbligatorio nel regolamento : il Fischietto.

In questo parco nazionale sono stati censiti circa 8.000 orsi.

Questi animali vogliono evitare il contatto umano, quindi la raccomandazione nelle aree boschive è di fare rumore , gridare, battere le mani, fischiare ect ect. Così Teo si è trasformato in un arbitro del bosco ed io in un tenore. 😂.

Tonelli 9b.png

Km 60 attraversiamo una parte di asfalto che delimita una grossa diga. Si trotterella.

Allento un po’ il ritmo. Ci aspetta un altra salita bella impegnativa che ci porterà al penultimo ristoro solido e liquido.

Inizia ad alzarsi il vento. Una figura spunta tra la bruna, vestita completamente di nero… non è Dracula. Mi saluta in una lingua sconosciuta .. la sua lucina si affievolisce e piano piano sparisce nella notte. È solo. Lui contro il Transylvania 100. Complimenti.

Ed eccoci al km 80 dove ci attende un altro carico di carboidrati con la classica pasta al pomodoro confezionata dentro una busta di plastica. Aver respirato quasi esclusivamente con la bocca durante il tragitto mi ha infiammato notevolmente la gola. Purtroppo arrivavo da una settimana di raffreddore e solo prima della partenza ho potuto darmi un decongestionante per liberare il naso. L’effetto è durato solo qualche ora.

Risultato : non riesco a deglutire nulla; anche i gel fanno fatica a scendere.

Essermi alimentato con barrette, gel, frutta secca per così tante ore mi provoca anche nausea. Ho delle capsule dietro lo zaino ma provo a resistere visto che mancano appena 20 km. Già da qualche km comunico a Teo che non riesco a correre ma posso mantenere un andatura sostenuta. Entriamo in un altro bosco dove fatichiamo a trovare le bandelle che dovrebbero indicare la direzione ( i famosi punti luminosi e fosforescenti che avrebbero dovuto aiutarci…nemmeno l’ombra) e ricomincia il nostro concerto di fischi e versi più o meno umani. Incontriamo una discreta impronta di orso lungo un sentiero. È fresca…. La banda Brancaleone con le sue performance lo devono aver allontanato 😅.

Superiamo diversi recinti fino ad arrivare in un paesino sperduto. Entriamo dentro un circolo fatiscente dove eroicamente dei volontari ci assistono con caffè e della banana che riesco con qualche sforzo ad inghiottire. Teo mi dice se voglio riposare ma preferisco riprendere velocemente.

Se mi fermo ho paura di non ripartire più.

Affrontiamo delle nuove salite non previste dal percorso tra imprecazioni e maledizioni.

Teo avverte il mio nervosismo e non dice nulla, mi lascia sfogare.

“ Manca poco Teo…. Non mollo siamo quasi arrivati ! “.

Poi arriva il km 95 e si materializza l’incubo narrato ad inizio racconto.

Il resto è storia… una storia di amicizia, di fatica, di sacrifici.

L’obbiettivo è stato raggiunto. È difficile paragonare certi tipi di situazione ai classici Trail che ho corso in Italia ma anche in Francia e Svizzera.

Il contesto è stato magnifico, quasi surreale ma per il resto vedo tante, troppe lacune.

Alla fine si torna a casa mettendo nel cassetto dei ricordi un altra piccola grande impresa.

La medaglia finisher è imponente e pesante.

Tonelli 10b

Appena l’attacco al resto delle mie medaglie viene giù tutto. Mi chino a raccoglierla e penso “ Alla fine la fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni.

Tonno Ultra Runner

Tags: Trail, Tonelli

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