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Corsa della Bora 164 km 2019 di Pietro Leoncini

Volevo prenderci la “ghignata” e l’ho presa bella e senza rammarico. La Corsa della Bora a Trieste mi è stata proposta l’anno scorso da Gabriele, ma siccome odio il freddo e correre di notte, ho rifiutato di accompagnarlo, ma quest’anno non sono riuscito a digli di no. Si unisce alla “coppia di disadattati” anche Marcello, grande runner e scalatore, finisher del TOR(330km e 24.000 D+) e della PTL (300 km e 28.000 D+ in autonomia quasi totale), nonché persona deliziosa. Partiamo da Pisa venerdì mattina con calma. In viaggio parliamo di gare, allenamenti, volo libero, cene “zatteroniche”. 

Arriviamo a destinazione all’ora di pranzo. Troviamo il nostro albergo e andiamo subito a mangiare una pizza lì vicino. Nel pomeriggio ci rechiamo al ritiro pettorali al Bora Village. Ci danno la sacca da caricare con la nostra roba per la base vita del km 85.  Veloce visita al Castello Miramare di Trieste, e risiamo in albergo a riposarci un po'. La sera di nuovo in pizzeria e poi a nanna, la partenza è prevista per le 7 di sabato 5 gennaio. 

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Ci svegliamo verso le 5:15/5:30. Colazione veloce e abbondante e poi ci prepariamo per la gara. La tensione si inizia a sentire, calano le chiacchiere. Parcheggiamo la macchina all’interno della struttura e in pochi metri siamo sulla linea di partenza. 

Alle 7 in punto il via. Ultimamente ho corso poco e male, e so benissimo che non sono pronto. Quindi mi lascio sfilare da tutti e mi ritrovo dopo pochi km con la scopa. Parlottiamo un poco ma non sono in vena di chiacchiere. Ci separiamo dopo poco in quanto riesco a superare un concorrente. Corriamo lungo la costa, direzione Monfalcone, per 4/5 km. Siamo alle prime luci dell’alba e i colori e il paesaggio sono incantevoli. Attraversiamo la statale e iniziamo a salire le montagne inoltrandoci nel bosco triestino. Il sentiero si alterna tra carrarecce e single truck rocciosi. Mi diverto. La direzione ora è verso la Slovenia. Il tracciato è molto corribile e in testa mi sono fissato di fare almeno i primi 63 km con la luce del sole. 

Corro nei tratti in piano e discesa, cammino in salita, cercando di risparmiare energie utili per la notte. Mangio e bevo la roba che mi sono portato da casa. Ho con me: la torta di riso e formaggio che la mia nonna mi ha insegnato a fare. Di mio ho aggiunto un po' di maltodestrine in polvere alla ricetta originale panini con prosciutto e formaggio parmigiano a cubetti snickers in quantità industriali 2 bibite energetiche al miele stile red bull e varie barrette e gel insomma l’ultimo dei miei problemi sono le crisi di fame. Arrivo al primo ristoro al km 20 in circa due ore e mezzo. Decido di riempire solo le borracce e continuare a mangiare il cibo che mi sono portato. Mi alleggerisco e sono più soddisfatto. Spingo ancora forte ed inizio ad usare i bastoncini per aiutarmi nelle salite, anche se brevi iniziamo a farsi sentire sulle gambe. Al km 35 accuso un dolore leggero e costante alla coscia alta e senza rendermene conto modifico la mia corsa. Al secondo ristoro al km 39 ho un dolore al ginocchio quando corro. Penso già ad un eventuale ritiro. All’improvviso mi viene in mente mio zio Ezio recentemente scomparso. 

Sono praticamente cresciuto con lui. Durante il periodo estivo, da giugno a fine agosto quando la scuola era chiusa, lavoravamo assieme i campi intorno a casa sua. Mi ha insegnato a guidare i trattori agricoli. Ma soprattutto abbiamo sudato tanto assieme, e con lui ho appreso l’”arte della fatica” per ottenere qualcosa. Sarebbe bellissimo dedicargli l’arrivo di questi 167 km. Con questo pensiero e con i lucciconi agli occhi, proseguo la gara. I ricordi mi distolgono dal dolore. Vengo raggiunto da diversi concorrenti. 

Non ho voglia di parlare con nessuno. Ho in miei pensieri in testa e anche se sofferente mi sto divertendo. Il ginocchio mi permette di correre qualche centinaio di metri, e cosi alterno corsa a camminata veloce. Arrivano i primi bui e la temperatura scende parecchio. All’improvviso una storta fortissima ad una caviglia, e per non cascare faccio un movimento strano. Il dolore al ginocchio aumenta. Metto la frontale, ma ormai il danno è fatto. Non riesco a correre se non per pochi metri poi il dolore diventa insopportabile. Raggiungo il terzo ristoro al km 64. Da qui la gara diventa meno corribile. Potrei provare a farla tutta camminando. Rimane il problema del freddo. Le previsioni danno -7 gradi e se cammini e basta diventa difficile sopportare tali temperature. 

Non ho l’abbigliamento adatto e rischierei solo di fare del male a me e agli eventuali soccorritori. Decido il ritiro. L’organizzazione manda un mezzo per il recupero mio e di altri 5 concorrenti che si sono ritirati. Arrivati in palestra mi ripulisco. Prendo la macchina e provo a cercare una camera per la notte, ma trovo tutto occupato o chiuso. Mi consolo con una pizza ai quattro formaggi e due belle birrozze. Mi tocca dormire in macchina o in palestra. Passo praticamente la notte in bianco. Pazienza Gabriele e Marcello se la passeranno peggio di me sicuro. La mattina successiva per passare un po' il tempo deciso di recarmi ad uno dei ristori dove passerà la gara. Trovo Gabriele in ottima forma e con il morale altissimo. E’ al km 130 e corre ancora, una vera bestia. Marcello lo sento per telefono, è in crisi, ma concluderà la gara lo stesso. Gabriele arriva alle 15 e Marcello alle 18. Il tempo di una doccia, che siamo di nuovo in pizzeria a mangiare qualcosa prima del viaggio di rientro. Arriviamo a Pisa alle una di notte. E’ stato un grosso azzardo iscriversi a questo tipo di gara. Troppo freddo e buio per i miei gusti. Ho voluto provare fare una gara senza alcuna preparazione e poco allenamento. E ho preso una bella “ghignata”. Ma va bene così, la lezione l’ho imparata……..forse. Alla prossima. Ciao Zio Ezio.


Tags: Trail, Leoncini

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