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Trail Sacred Forest 50k di Riccardo Ageno

Foto bellissime e un sacco di recensioni positive. Mi faceva venire parecchia voglia di farla questa gara, anche perchè da programma l'anno scorso sarebbe stata un mese esatto dopo al Mugello e un mese va più che bene per recuperare una gara ignorante da 60Km.
Così, a inizio anno, programmai Mugello a fine aprile e Sacred a fine maggio.

SORPRESA! Sacred spostato a sole due settimane dopo del Mugello. Il Mugello era l'obiettivo principale, ma va bene uguale: si farà, un po' stanchi e senza pretese, scaricando bene, ma si farà.
Allora inizia tutta la ricerca dell'albergo, il convincimento del mio fidanzato di trail Salvatore e della squadra per fare la gara con noi. Il posto è bellissimo, vale la pena portarci la famiglia, poi insomma a metà maggio si sta in maglietta la gente va al mare...

Faccio il Mugello in un tempo da lupi, e dopo la gara inizia il controllo del meteo per il Sacred. Nulla: a tre giorni dalla gara tre siti meteo su tre di quelli più affidabili mi danno diluvio universale. Tempo di merda, i bambini farebbero impazzire la madre al chiuso in un paesino di 3 gatti dove non c'è nulla da fare, quindi si procede a disdire l'hotel e io dormirò in campeggio (o in macchina) spendendo pochissimo.

 

Sabato si parte, io Salvatore e Francesco. Viaggio tranquillo, arriviamo a Badia Prataglia alle 6 di sera e si va subito a montare le tende. Già la salita della strada del campeggio ci dà un assaggio di cosa sono le foreste Casentinesi, della loro bellezza: da un tornante si scorge una delle "Tre cascate", uno spettacolo.

Montiamo le tende, ma predisponiamo le auto per il diluvio notturno che il meteo prevede da dopo mezzanotte. Scendiamo in paese e andiamo a prendere i pettorali: qui troviamo Ivan e Caterina (lui le ha regalato la gara da 14 insieme per anniversario di matrimonio) e l'inossidabile Cristina "Magda". Tante foto, Cristina ci saluta perchè è a cena da amici, noi iniziamo con un aperitivo a base di 6 birre da 66cc in cinque persone. Ovviamente i due ultratrailer (io e Salvo MrB) devono caricare più carboidrati in vista della gara, e quindi bevono di più. A cena il copione non cambierà: decidiamo di seguire i consigli di Gabri (e di qualsiasi libro di scienza alimentare sportiva) di fare un bel carico di carboidrati pre gara. Pizze e birre per tutti, ma poi il gestore a fine pasto ci offre una bottiglia intera di limoncello, e MrB decide di sfruttare la cosa. Tornerà in campeggio abbastanza provato e in tempo 5 secondi inizierà a russare in tenda in stato semicomatoso.
Talmente semicomatoso da non riuscire a essere svegliato quando, di lì a poco, parte il diluvio: io e Francesco si dorme in macchina, MrB non si sveglia e menomale che le tende di Decathlon sono impermeabili. Viene giù il mondo per un'oretta, e insomma non è che si dorma benissimo in macchina. Ma dormo. La mattina alle 6 sveglia, riti vari pre-gara, e si va giù a Badia.

La giornata, a differenza di quello che diceva il meteo, parte meglio del previsto. Dovevamo partire con la pioggia, mentre in cielo un timido sole ogni tanto fa capolino da delle nubi neanche troppo scure. Fa freddo, 4 gradi circa, ma stranamente non lo sento nonostante abbia addosso solo una termica leggera e la maglietta. Ritroviamo Cristina e Giacomo "Sup&Run", la mia lepre che mi ha sfiancato al Mugello. Un prete locale ci benedice e il Sacred Forest da 50Km parte alle 8 spaccate.

La gara parte in salita. Una salita corribile: sto bene, stamattina, a differenza del Mugello che sentivo che qualcosa non era proprio perfetto ( beneficio della cena carboload?), e corro. Non fortissimo come partimmo al mugello con Giacomo, lui parte fortissimo perchè va come le schioppettate, io mi tengo ad un passettino di corsa che mi permette di andare su di buona lena. Però questa, come tante troppe salite della gara, nonostante non sia ripidissima, sembra non finire mai. Dopo un chilometro ancora si sale. Dopo due km, tre, quattro si sale. E io già inizio a capire che non sarà una passeggiata: smetto di correre e inizio ad andare di camminata veloce. Man mano che ci si avvicina ai 1000m di quota si alza un ventaccio ghiaccio che non mi piace, mi da noia addosso, e quando quasi in cresta iniziamo a trovare cumuli di neve, decido che è arrivata l'ora di usare il mio antipioggia come guscio per ripararsi da congestioni ipotermie e robe varie. Ah bene! Ora sì che si corre bene, e oltre tutto dopo la prima salitona inizia una discesa altrettanto lunga e altrettanto corribile. Oggi, stranamente, vado meglio in discesa: sarà che le gambe sono ancora appesantite dal Mugello, ma il mio punto di forza oggi non sembra essere il d+ bensì il d-. Per un non ammortizzato minimalista come me trovare discese corribili su terreno morbido è una goduria, mi diverto e vado giù veramente forte: ne supero tantissimi, e ben presto mi ritrovo a superare anche Giacomo, che mi aveva staccato in salita ma in discesa non riesce a tirare troppo per via di una pubalgia che gli rompe le scatole.

Arrivare dietro a Giacomo e superarlo, vedere che oggi l'andatura la facciamo insieme e non la detta lui, mi da una carica di fiducia assurda. Inizio a tirare, iniziamo a spronarci a vicenda per poter tenere un ritmo che per me va più che bene. Sento che in salita sono stanco e lo lascio andare, ma sulle discese lo riacchiappo sempre, e siccome in questo momento della gara ci sono più discese che salita, per lunghi tratti gli sto davanti. Ma fondamentalmente, procediamo a braccetto. Nel nostro tira e molla si inserisce il mitico Omar Cai "Salatissimo", youtuber che ho scoperto essere un vero e proprio survivalista del trekking. Gli dico che i suoi video sono ganzissimi, e lo sorpasso mentre lui resta quasi stupito che ci sia uno a una gara che l'abbia riconosciuto.

Nello spettacolo della natura del Casentino, il nostro giro scorre alla grandissima. Perdiamo un sacco di tempo per fare un passaggio da un punto dove il fango ha praticamente reso impraticabile una discesa molto ripida che va percorsa in taglio: hanno messo le corde ma tantissima gente è in difficoltà. Io stranamente no, non procedo velocemente ma non scivolo e piano piano guado il fiume e riprendo su un sentiero corribile. Passato questo punto difficoltoso, si corre parecchio ma dopo aver fatto l'ennesima lunga discesa davanti, riparte la salita che porterà fino al terzo ristoro, nonchè unico cancello: la diga di Ridracoli al 24km.
E' forse lo strappo più bastardo di tutta la gara perchè in poco più di 2km si sparano 450m di dislivello. Ed io dopo pochi minuti passati a tenere il passo di Sup&Run e della coppia Omar+Amico, capisco che il loro passo non è il mio e che se voglio evitare di scoppiare come al Mugello è meglio scalare una marcia. Scalo e li lascio andare. La salita è bastarda, non ti molla mai, ma soprattutto comincia a cambiare il tipo di terreno: dalla morbidezza dei sentieri dei primi 20km si passa ad un fondo duro, pietroso, che non piace ai miei 3mm di suola e mi fa stancare ovviamente di più, ma è il mio prezzo da pagare per non farmi più male con l'ammortizzazione, l'ho accettato, lo so, e va bene così.

Quando spunto dall'altra parte del monte, arrivo sul lago artificiale creato dall'imponente diga di Ridracoli. In 2 km di sentiero a gobbe arrivo al ristoro del 24Km in 3ore e mezzo, un tempo ottimo per me anche se ho già messo in conto che la seconda parte di gara sarà più lenta, perchè dei 3000m di dislivello previsti, ce ne sono solo 1200 prima della diga. 
Faccio il check point e andiamo dal lato opposto, scendendo degli scalini di cemento. La discesa la faccio camminando, perchè mi metto a mangiare, e nel camminare lentamente osservo da lontano questa imponente opera architettonica. Un muro di cemento alto forse 50-100m che ha completamente bloccato il corso di un fiume, ai suoi piedi ancora blocchi e blocchi di cemento; mi metto a riflettere di come l'egoismo dell'uomo abbia devastato la natura, non vedo il bello della costruzione ma vedo la distruzione di ciò che c'era intorno, e la cosa mi mette un po' di magone.
Oltre a questo, il cielo inizia a diventare nero, e iniziano i primi scrosci di pioggerella leggera, per ora niente di che non mi metto neanche il cappello. Se continua così va bene. Iniziano le salitacce.

La seconda parte della gara è tosta tosta. La prima delle due salite finali è una sequela di pettate a tratti di falsopiano, tutte su terreno roccioso ed instabile. La fatica si fa sentire, ma sono un orologio: bevo sali ogni volta che scocca un quarto d'ora, mangio ogni ora con costanza, e la salgo tutta.
La discesa verso il ristoro dei 35km, che poi è al 37esimo, è una bastardissima sassaiola scivolosa, che mi rallenta, ma nei tratti dove riesco a correre stranamente oggi vado giù forte e supero ancora tanta gente.
Al ristoro sarei tentato di prendere del brodo, perchè nel frattempo il vento freddo ha ricominciato a sferzare, ma ho paura che introdurre cibo caldo in uno stomaco che sta bevendo e mangiando roba fredda senza alcun problema possa far peggio che meglio. Rifiuto ringraziando, carico l'acqua e riparto verso l'ultima salita, la più lunga della gara. In 10km faremo quasi 900m di dislivello, ed oltre tutto in mezzo a questi 10km c'è un tratto di discesa che sembra essere ripidino. Vedremo.

La salita che porta al passo Lupetti o qualcosa del genere è una maledetta bestia. Sale costante su una carrareccia larga in campo aperto. Ed è proprio in quel momento che, nell'avvicinamento ai 1200m d'altezza, parte il temporale. Piove, non fortissimo, ma è il vento freddo a prenderci a schiaffi. Per ora sono caldo, e l'antipioggia fa il suo sporco lavoro, ma inizio a pensare che man mano che saliremo sarà peggio.
La discesa che doveva essere infame, in realtà è stata modificata, perchè troppo pericolosa per le condizioni meteo. Allungheremo di 2km ma su una carrarecciona corribilissima dove recupero un po' e corro quasi sempre. Si va. Finita questa salita, ecco il pezzo più difficile della gara: la salita non sarebbe ripidissima se fosse in condizioni ottimali, ma è uno scivolo di fango, ed in alcuni tratti si deve usare le mani per non andare giù. Siamo in 3: un ragazzo di firenze che mi dice sia la prima volta che prova 50k, un ragazzo emiliano che è arrivato poco dopo di me al Mugello. Ce le diamo, ma su quella salita loro grippano male e vado via. Si monta costanti e, più che ci si avvicina ai 1300 e più io ho freddo. Un freddo che diventa fastidioso non appena scavalliamo il monte ed arriviamo sul crinale esposto al vento. Non va bene, decisione presa: al ristoro mi tappo ancora di più.

In un km di corsa in falsopiano arrivo al 43km, penultimo ristoro. Chiedo ai signori del ristoro se posso cambiarmi sotto al gazebo: via la felpa dallo zaino, mi copro bene e mi rimetto l'antipioggia che come al solito non tradisce mai: l'unica umidità che c'è sotto è quella del mio sudore. Metto pure guanti e sopraguanti: inizio ad avere poco freddo alle mani e prima che diventi noioso o che mi si bagnino troppo, le scaldo. Carico tutto, e riparto per l'ultima salitona verso il monte Crocina, a 1400m d'altezza, punto più alto della gara.

Sono stanco, ma tengo botta. Sull'orologio levo la visualizzazione del dislivello per vedere l'altitudine: voglio monitorare a che punto sono per capire quanto mi manca all'ultimo ristoro dei 48km ma anche alla fine della salita, che sembra non finire mai. La salita al monte Crocina alterna tratti di salita medio ripida ma non impegnativissima a tratti di discese corribili che ti fanno perdere quota. E' tutto un "vai su e poi torna giù". Nel frattempo più si sale e più il vento forte e la pioggia mi fanno capire che ho fatto bene a tapparmi: io sotto sono caldo e addirittura alle mani ho caldo, ma preferisco avere caldo che gelare. Avanzo sulle salite, un po' barcollante a volte per la stanchezza, ma a passo costante ed imperterrito. Mi sento un trattore lento che però va su, sono tornato nella foresta bellissima del primo tratto, però ora c'è la nebbia, e penso: se mi facessero una foto ora forse potrei sembrare uno zombie. La cosa mi fa sorridere, e salgo salgo salgo nel freddo, nella nebbia, nel diluvio che sta diventando sempre più incessante. Non ho freddo, e pregusto la discesa finale, che è praticamente la salita iniziale della gara. Arrivo al ristoro del 49, non mi fermo perchè è iniziata la discesa, ma chiedo ai ragazzi se veramente è finita la salita. La loro risposta positiva mi fa urlare un VI AMO, e parto giù a tutto bordone, per quello che le mie gambe stanche ed il fango copioso mi consentono di fare.

Non esiste più la fatica, vado giù bene. Nonostante sia provato da quella spaccagambe di 10km, il fatto di essere abbondantemente sotto alle 9 ore di previsione mi fa decidere che devo finire col botto. Corro, ne supero uno, due, tre, quattro, una tizia disperata che non sa come scendere, la incito ma le vado via: il terreno morbido fangoso mi fa tirare perchè pur non essendo ammortizzato non devo lavorare troppo di muscoli di piede, e quindi sono sparato. Corro anche quando da discesa diventa falsopiano, corro anche su un paio di salitine leggere che mi dividono da Badia Prataglia, do tutto, ce la fo, ne ho ancora. A 2km dalla fine il terreno si fa più duro, rallento un po', un ragazzo che avevo superato mi supera sui suoi gommoni di 2cm, ma vado giù, voglio finire in meno di 9 ore e sto facendo un km ogni circa 6min, che con le gambe spappolate da un ultra trail ed il fango da OCR è una velocità alta per me. Inizia l'asfalto, una vecchina mi applaude dalla finestra, taglio il traguardo in 8ore e 50 minuti.

Scoprirò che Giacomo è arrivato un'ora prima. Chissenefrega, io sono contentissimo. Volevo finire tra 8 e 9 ore, sono stato sotto di 10 minuti nonostante il terreno molto difficile, nonostante la stanchezza a sole due settimane dal Mugello. La gestione del cibo e delle energie, stavolta, è stata ottimale: come mi ha detto Gabri ogni gara ti insegna qualcosa, e ho preso quello che ho imparato per riuscire a finire al meglio questa, stavolta pur andando spedito, senza problemi di affanno nè crampi come al Mugello. Sono arrivato in fondo arzillo, talmente arzillo che forse avrei potuto correre ancora, talmente arzillo che nonostante il diluvio ormai forte, il vento gelido e i cazziatoni di Francesco che mi accoglie all'arrivo, vado in giro spavaldo senza sentire il freddo. Mi convince a cambiarmi, la doccia la farò in campeggio, e si va a mangiare.

Arriverò tardi a casa da Badia Prataglia, Leonardo dorme già. Stamattina ha trovato la medaglia vicino alla sua tazza della colazione ed era contento matto.

 

Tags: Trail, ageno

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