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Ronda! Ronda! di Caterina Pagano

Quando ho iniziato a correre, un decino di anni fa, mi sembrava già una roba da malati di mente fare una maratona. Poi ho sentito parlare di trail, di questa gente che corre nei boschi, beve birra e si crogiola nel terzo tempo. Se correre tanto era una manifestazione di disagio, correre tanto nei boschi era era manifestazione di maggior disagio. Poi c'era una costola di questo gruppo di disadattati che si dedicava agli ultra trail. Dai 43 in su, 50, 60, 100, 200, 300km, con dislivelli più o meno mostruosi. Li ho visti quelli che finiscono un ultra: ci sono quelli forti che sembra escano da un picnic con gli amici, e in fondo quei teneri panzottini che vagano per ore, soffrendo il soffribile, con delle vesciche nei piedi più grosse dei piedi, il sudore incrostato negli zigomi, puzzolenti oltre la capra, abrasioni da sfregamento nei posti più impensati e crampi, tanti crampi, dappertutto, anche a muscoli che non sapevano di possedere. Ero consapevole, quindi, almeno vagamente di cosa aspettarmi. Ma ero anche consapevole che, se sono finita nel gruppo di quei disadattati problematici dei Survival, un motivo ci sarà. E così, ad ottobre, sulla gioiosa allegria di essere uscita indenne dai meravigliosi e fangosissimi 34km della UTLO  (e seguendo il saggio consiglio di Gandalf alias Riccardo Ageno) ho iscritto me e Ivan alla Ronda Ghibellina. 45 km. 

Riassunto breve pensieri Ottobre/Novembre/Dicembre: "Mai fatti 45km tutti insieme." "ma 45 alla fine non sono mica tanti ci sono ultra più lunghe" "che poi non saranno mica proprio 2500 di dislivello" "tanto pioverà, perchè c'è Ageno" "ma si, basta fare i lunghi la domenica" "che palle non ne ho più voglia" "evviva che gioia" ecc...

Poi verso fine dicembre, realizzando meglio la cosa, ho iniziato  a martellare pesantemente tutti i surivival con la mia ansia da cancello, di metterci più del tempo limite, di ritirarmi perchè stufa e irritata da eccesso di bosco, di ritirarmi perchè partita di cattivo umore. Marito, che mi conosce bene, si è astenuto dal commentare o partecipare alle mie esplosioni di entusiasmo, sapendo che sarebbero state seguite da momenti di panico, odio e disagio. Ma il mio martellamento ai Survival procedeva, e all'Age devo aver fatto tenerezza così si è proposto di accompagnarmi, come motivatore, per evitare colpi di testa e minacce di ritiro prive di vero fondamento. Insomma, fatto sta che mi ha accompagnata davvero. Fatto sta che il mio primo Ultratrail l'ho fatto davvero (Ivan nel frattempo, da bravo stradista, ha cambiato la sua iscrizione alla 25km, ma lo amo lo stesso).

La vera preparazione per la ronda è iniziata a gennaio, correndo la domenica. Trasmettendo ai cari Survival, ogni mattina, bidoni pieni degli stati d'animo con cui mi svegliavo. Mentre cercavo pateticamente di accumulare chilometri sulle gambe senza rinunciare ad abbracciare i sassi, cercavo di preparare l'Ageno a sopportare i miei moccoli per minimo 8 ore.

E la Ronda poi è arrivata, ghibellina, inesorabile e miracolosamente senza strani catastrofici eventi meteorologici. La Ronda è iniziata il sabato, con un delirio alimentare meglio noto come cena degli atleti. Vino, bruschette, salumi, tagliata, cosine leggere per trascorrere una nottata tranquilla senza svegliarsi ogni 12 minuti a bere.

La Ronda è poi arrivata implacabile, domenica mattina, con la sveglia alle 6 e lo smanettare irritatissimo sul tastino posponi fino le 6.30, orario limite, punto di non ritorno. E' arrivata con una colazione frugale, panino col burro d'arachidi biascicato, e la sensazione di dover ancora fare i conti con la tagliata della cena. è arrivata con tutti i riti pre-gara ereditati in dieci anni di levatacce semitraumatiche e più o meno gravi escoriazioni. è arrivata con uno zainetto da trail carico per la traversata delle Ande in autonomia. E' arrivata con un abbigliamento assolutamente sbagliato. E' arrivata, con lo start.

Non mi dilungherò sulla descrizione del percorso: salite, discese, fango, bosco, alberi, sassi, pozzanghere, cespugli, ristori mediamente forniti, sentieri, sigle tracks, stradelli, stradini, viottoli, scalpiccio di scarpette da trail, plocci plocci di scarpette che si appiccicano al terreno argilloso misti a moccoli di qualcuno volato per terra o nelle pozze.

divertente, abbastanza vario, abbastanza nelle mie corde anche se mi sento più animale da sassi e monti a punta, perchè dopo un po' nelle colline mi annoio. E se mi annoio mi stufo e divento cattiva e tratto male le persone. Ma fortunatamente sono riuscita a contenermi.

Sono riuscita a partire piano, a dosarmi, a gestire bene la testa senza dare troppo di matto o piangere onde evitare di  rompere troppo le palle a Gandalf (Age), di cui devo menzionare un ruzzolone degno dei migliori stunt man e da cui è uscito perfettamente integro (almeno mi ha detto così). Abbiamo fatto il primo km anche con Serena, che ne aveva decisamente di più ed è saltellata via allegra e gioiosa. Ho avuto l'onore di condividere un pezzetto di percorso con una veterana delle Ultra, la super Cristina, che ne aveva di più anche lei, ed è sgambettata via in salita. E poi si è aggregato a noi mr Brown, forse nel mio momento peggiore, perchè quando ho iniziato a essere stanca ho preso a trattarlo male, poi a moccolare un po' e poi a ritrattarlo male, salmodiando inni verso i miei amati monti a punta. E La stanchezza è arrivata. Ghibellina anche lei. E si è manifestata con assenza di pensieri. Credevo di sprofondare in oscure meditazioni,e invece no: in realtà tutta la concentrazione si è spostata. Al 36 esimo km, dopo più di 6 ore in cui intervallavo discorsi con Gandalf-Age a meditazioni sul senso della vita, ho iniziato a sentire tutto il peso della giornata. il dolore alle ginocchia, intenso, a ogni passo in discesa  mi impediva di allungare e faceva rallentare i miei compagni di squadra e mi faceva tirare articolate imprecazioni contro il fango. Poi ho smesso di pensare. Semplicemente. dal 40 esimo l'unico focus era "respira, non cedere, un passo dopo l'altro. pensa solo al prossimo passo, qui e ora". Niente super disagio insomma, dolore, magari un po', ancora oggi ho male alle ginocchia. Ma nessuna grande esplosione, non mi sono mai sentita così concentrata in vita mia, oltre quel limite sottile, che non è fatto solo di chilometri ma di respiri, di sensazioni, di piccoli dettagli che stravolgono il senso stesso della percezione di se'. Un'esperienza così mistica che ho creduto aver visto una pecora, che non c'era. Un vero ovino, pelo e tutto il resto. Se non si tratta di allucinazione magari è il mio spirito guida, chissà.

Ed è arrivato il traguardo, di un viaggio stupendo, anche lui inesorabile, ghibellino. Fatto di amici festosi, Ivan all'arrivo che mi aspettava, un boccale pieno di birra e bagordi alimentari degni di un hobbit panzerotto, che in otto ore e diciassette, un tempo lunghissimo, è arrivato in fondo. I Survival sono tutti fantastici, vi lovvo. Ma soprattutto Grazie all'Age che mi ha supportata, aiutandomi a sconfiggere l'ansia da cancello!!!!

ho scritto tantissimo, ma che emozione!!! come facevo a scrivere meno?? tanto entusiasmo!!!!

 

 

 

Tags: Trail, Pagano

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