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Prato a Sigliori & parole d'oro di Andrea Pelleriti

Parole d'oro

Prima di entrare nel vivo, il percorso è stato corso prima delle restrizioni che si sono susseguite a partire dall’8 marzo a causa del dilagare della pandemia Covid-19, quando si poteva correre, più liberamente purché ad almeno un metro di distanza come abbiamo fatto.

Premessa d’obbligo, ed ora entriamo nel vivo.

Ogni sperimentazione necessita di un grande partner, complice, capace di capire, interpretare, suggerire e sapersi divertire. Oggi la sperimentazione è dell’app per muoversi nei boschi, scoprire nuovi percorsi e viverli minimizzando il rischio di perdersi. Il socio non poteva che essere Fabrizio, la persona che mi ha fatto scoprire i boschi correndo.

Il percorso scelto? Uno trovato nell’app, tracciato da una persona che non conosco ma che lo ha fatto in modalità tracking e lo ha messo a disposizione di tutti (e di questo lo ringraziamo). La zona, inoltre, è nota per i bei panorami, il percorso non troppo impegnativo ed inoltre, nel caso in cui non si riesca a districarsi con l’app, ci permette di orientarci ed, in qualche modo, venirne fuori senza traumi.

L’obiettivo è seguire la traccia per raggiungere da Guamo/Badia di Cantignanoprato a Sigliori (noto e chiamato anche prato a Sillori) e poi scendere alle parole d’oro.

Non resta che mettersi in marcia.

1 metro di distanza, per rispettare le distanze anti contagio covid-19

Dopo la foto di rito, prima di partire, per sdrammatizzare la situazione Coronavirus, lasciamo la chiesa di Guamo percorrendo in direzione Vorno la via omonima che lasciamo per il sentiero Badia-Vorno che costeggia il Rio Vorno fino a Via Boccaccio e alla Via Vorno. Passiamo così sotto la collina dei sette venti nel territorio tra Badia e Guamo dove si trova una campana tutto d’oro, secondo alcuni…. Secondo altri, invece, un vitello d’oro!!! La tentazione di toccarli con mano è fortissima ma il problema è che a guardia sembra ci sia un grosso toro di fuoco che appare ogni volta che qualche curioso si avvicina al luogo dove è nascosto il tesoro. E così nel dubbio e sopratutto per non rischiare, decidiamo di non fermarci e tirare dritto per Vorno.

Rio Vorno

Arrivati alla chiesa di Vorno si imbocca e percorre per qualche km la Via di valle che sale e corre sotto la cima del colle Dreon (300 m. slm). Continuando a salire, la strada diventa sentiero e seguiamo le indicazioni per Stanghetta che raggiungiamo.

Qui mi soffermo ad osservare una Marginetta, c’è ne sono diverse intorno a Vorno. Sono edicole di culto situate, come questa, lungo le strade, spesso oggetto di leggende. Si narra costruite per ricordare rose sbocciate nella neve, acqua che fuoriesce da rocce secche, insetti d’oro, musiche che incantavano i viandanti. Bello correre in un ambiente così.

La carta militare della Zona

Marginetta sulla Salita per Stanghetta

Superata la Marginetta, passiqmo il monte Zano (460m.) e arriviamo a Sigliori.

A prato a Sigliori prendiamo un bel single-track denominato “strada per prato a Sigliori e lungomonte”, corribile anche se stretto tra gli arbusti. Da qui si gode veramente un bel panorama sulla valle, le apuane, fino alle cime emiliane. Scendiamo così da appena sotto la cima del monte Vallone (540 m.) finché il single-track diventa sentiero un po più ampio.

Al bivio con il MTB UP&DOWN proseguiamo dritti imboccando un altro bel single-track, il 136, così ci troviamo ancora sul colle di Dreon, paralleli al sentiero fatto all’andata ma più bassi.

Stiamo già rientrando ma le sorprese di questa magica esplorazione non sono ancora terminate. Infatti, continuando a scendere incrociamo il sentiero dell’acquedotto di Guamo che imbocchiamo per arrivare alle parole d’oro che è la seconda metà di questa giratina. Certo l’app è favolosa, é veramente paragonabile al navigatore che usiamo in auto. Non guida parlando, nn dice gira a destra o sinistra o ti indica il nome del sentiero, va saputo leggere e permette non solo di conoscere il punto esatto in cui ci si trova ma indica con una precisione estrema anche dove si intersecano i vari sentieri così da consertiti di imboccarli sapendo sempre verso dove stai dirigendoti.

Dunque dal sentiero dell’acquedotto rincrociamo il MTB UP&DOWN che, stavolta, imbocchiamo fino ad arrivare all’acquedotto che ci fermiamo ad ammirare.

Sorso d’acqua, qualche foto e via… Corriamo sotto le arcate del Nottolini fino alla chiesa di Guamo, chiudendo così questa memorabile giornata.

Alla prossima! https://pellerun.home.blog/2020/03/23/prato-a-sigliori-parole-doro/

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Assassin’s trail ring di Andrea Pelleriti

Survival Assasin's ring 23-02-2020

Un bel Trail Autogestito capitanato dal mitico Salvo, per gli amici Mastino, oggi (23 febbraio 2020) l’assassino!

Ci siamo ritrovati alla valle Benedetta (LI) con GiovanniPadre DefPietro con l’intento di fare 2 anelli di 13 Km cadauno, per un d+ 900 m. in una zona che mi ospita per la prima volta. Il primo giro per vedere Colognole Parrana, mentre il secondo verso l’ eremo della Sambuca. La curiosità di esplorare queste zona in modalità Survival è forte e sono motivatissimo. So di essere con dei compagni di grande tempra e velocità e, per me, nn sarà facile stare al passo ma so anche che faranno di tutto per farmi sentire a mio agio e mi aspettaranno.

Pronti per partire, guardiamo il mare che si intravede in lontananza e nasce la voglia di far rotta su Calafuria… Ed allora, via! Cambio di programma, traversata e un susseguirsi di sali e scendi di colline fino a calafuria 🌳… Fantastico! Anche questo mi piace… Certo però a occhio a croce saranno 30 km e nn so che dislivello, ma fa niente, andiamo!

Alla fine è stato veramente un gran bel TA, duro, per me gli ultimi 3/4 km sono stati tosti da percorrere; l’assassino ci è veramente andato vicino a farmi fuori… ma ho la scorza dura e ho retto il colpo… ero sfatto ma esperienza magnifica coadiuvato da persone che nn solo mi hanno aspettato quando restavo indietro ma mi hanno aiutato dandomi piccoli e grandi consigli per migliorare il mio approccio a questo sport. Consigli semplici ma importanti, fondamentali, da come legare meglio le stringhe delle scarpe a come affrontare le discese, ect. Fantastici!
… 🏃‍♂️🏃‍♂️🏃‍♂️ via! Partiti per il sentiero denominato “tiro con l’arco” fino al Rio Maggiore che abbiamo percorso fino a prendere il sentiero “cerchione”. Siamo saliti fino a riprendere la Via valle Benedetta, giusto per attraversarlo e imboccare il “bilancino”, poi “ponte del diavolo”, la strada per a Popogna e da lì lo 02 e il “marcio Dh” sotto poggio Sperticaia (300 m. s.l.m.). Ecco al sentieri tagliafuoco Castellaccio-Palazzine che , percorre fino ai “Partigiani” che ci porta dritto 🐗 al Castellaccio.

Ripreso fiato e via di nuovo.

Si imbocca il “paradiso”, “frassino”, per arrivare alla tenutissima salita dello tsunami, siamo a 10 km dalla partenza (100 m d+ 40 m, 39%… dicono più dura del vertical Faeta che è 37%) dove, x fortuna, non solo c’erano le corde x salire 🧗‍♂️,ma anche il supporto morale di Padre Def e i consigli tecnici di Salvo, 😉… Io sono cotto… Aiuto! Gel energetico, un attimo di riposo, concentrazione, innesto la prima e… Via di nuovo.

“volti a”, “pinaroli”, “la storta”, “calignaia” e, dopo qualche km, finalmente, si approda alla spiaggia di Calafuria … il mare ma anche la fermata del bus… È la tentazione di aspettarlo è stata forte!!!

Foto di rito in riva al mare che assaporo con la mano, come un rito. Ma la pausa è già terminata e via, sui sentieri del ritorno… Percorriamo un tratto del Kanyon di Calignaia, poi imbocchiamo il sentiero “salsicce” , “Piagge” , “metanodotto”, guadiamo il botro delle Piagge, entriamo nel sentiero “paradiso” e siamo nuovamente al Castellaccio…

È lì, proprio davanti alla fontana, finisco la mia scorta d’acqua! Nemmeno a farlo apposta… Faccio il pieno e proseguiamo.

Ci infiliamo ancora sul sentiero dei Partigiani, per trovarci poi sul tagliafuoco diano a via pian della. Rena, un pochino d’assalto, ma nn troppo… Salvo è sempre moderato nel propinare bitume… Per fortuna, perché correre avvolto da questa natura é indescrivibile. Ecco la parola più corretta da usare è proprio indescrivibile, perché non saprei descrivere la sensazione di pienezza che da e di stacco totale dal day-by-day, una ricarica veramente totale. Arriviamo al sentiero “gatto e la volpe” e lo prendiamo, sperticaia, si guarda il timido Rio Mulino, si fa le gobbe, ancora un pezzo di 02, il “toppe secrette 1”, dopo un attimo di esitazione, ma Salvo ha costruito bene il percorso e il view ranger ci aiuta a prendere la direzione giusta che è verso il “marcio Dh” fino al Rio Ardenza che seguiamofino alla SP di Popogna da cui entriamo nel sentiero “molino bianco”, l’ “addolorata”, “Castellaruccio” per ritrovarci al punto di partenza.

È stato bello ricostruire e riviere da casa il TA, ricordare i sentieri corsi, alcuni noti altri meno mappati.

Percorso duro, affascinante in cui ho sofferto gli ultimi km … in tutto oggi sono stati 29 km, d+ 1100/1200. Non avevo mai percorso, prima d’oggi più di 22 km e mai un dislivello superiore ai 900/1000 m. in una sola uscita… Mi posso ritenere soddisfatto di aver fatto questa sperienza tosta ma 🤩 stellare e di averla fatta con questi compagni d’avventura.
E poi ? L’immancabile terzo tempo che per fortuna si era conservata fresca nel baule della mia auto e della croccante focaccia e pizzette portate da Salvo.

Grazie Survival, alla prox da #pelletrail & #pellerun

https://pellerun.home.blog/2020/03/08/assassins-trail-ring/
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Trail bisesto… Trail funesto di Andrea Pelleriti

SABATO 29 FEBBRAIO non poteva essere trascorso meglio che partecipando a un bel Trail Autogestito.

È così a Pugnano (PI) ci siamo trovati con l’obiettivo di correre per i boschi della zona. Inizialmente dovevamo andare sul Penna, 22k d+1900 o giù di lì, ma il programma è cambiato per fare un giro che ci ha permesso di scalare il monte Orma inventandoci il percorso per farlo nel mezzo al bosco. Un’esperienza faticosa ma divertente ed emozionante 🐺 capitanata da Gabriele, gran conoscitore della zona, coadiuvato da Pietro altro ultrailer di esperienza e capacità.

Nei boschi nella zona ovest dei monti Pisani

🌳 Come dicevo, dalla chiesa di Pugnano, percorrendo in parte alcuni sentieri del Penna trail Run ed in parte avventurandoci su un percorso non segnato sulle mappe 🌳 corso poco più di 26 km, d+1500.

Lasciato Pugnano da via Cavina lungo il fosso Civitina, la prima tappa è stata Ripafratta e la sua rocca. Prima di salire alla rocca, foto do rito sugli scalini della chiesa del paese e sulle orme del “00” si entra nella rocca. Era veramente tanto tempo che avrei voluto visitarla ma non ne avevo mai avuto occasione ed, oggi, anche la fortuna di trovare la porta aperta così mi son potuto togliere la curiosità di vedere come sia conservata internamente. Divorata dalle piante e così non è stato possibile trovare il cunicolo che si diceva portasse ad una stanza sotterranea dove si trovava o, forse, si trova ancora, un tesoro!

Poi sempre seguendo lo “00-lecciaia” giriamo intorno al monte Maggiore fino al monumento ai caduti e alla strada panoramica Sando Pertini, percorrendo il sentiero del Penna trail, fin qui non molto impegnativo.

Foto e direzione monte Romagna sul “106- castel passerini”, nel bosco, fitto, lasciando e rincrocoando il 106 con tratti verticali non tracciati. Percorsi immersi nella natura, nel silenzio, luoghi di pace e relax dove si sente solo lo sciambrottare dell’acqua nel camel bag, percorsi con un gruppo che si è mostrato subito affiatato e solidale.

Dopo diversi km si arriva per una via non tracciata sulle mappe, quasi sulla cima del monte Orma (455 m. slm). Ci districhiamo tra i rami e scopriamo anche l’ingresso di una grotta, anche questo nn indicata sulle mappe, nascosta dalle foglie che la rendono insidiosa e molto poco visibile.

Si dice che queste grotte fossero utilizzate per fare il ghiaccio. Sono pozzi dove la neve veniva conservata per poi rifornire Lucca durante l’estate.

Piano piano si arriva a castel Passerini ma non mi accorgo della deviazione e giro direttamente per il sentiero verso Gattaiola e perdendo così la visita alle rovine… Niente di grave, sarà la scusa per tornare in quei boschi.

Un po’ mi dispiace non aver esplorato i ruderi di Castel Passerini, ne avevo sentito parlare ma non pensavo fosse qui. Questa fortificazione nel Medioevo era in un punto strategico perché dominava sia il versante lucchese che pisano. Fu demolito nel 1313, poi ricostruito da Castruccio Castracani nel 1337, invaso dai pisani e incendiato nel 1394. Un tempo quando si viaggiava, di notte, in questa zona si poteva incontrare il fantasma dal mantello nero. Si credeva che in quella zona fosse stato nascosto un tesoro ed il fantasma il suo guardiano!

Si dice anche che presso il castello ci fosse una cappella con una fessura buia, profonda e puzzolente che la leggenda dice conducesse all’inferno! Quante cose mi perso… Devo assolutamente tornare qua.

Gattaiola, siamo appena a 10/11 km dalla partenza, c’è una fontana. Icompagni di avventura lamentano che l’acqua sa troppo di cloro ed io, avendo ancora mezzo litro della mia, decido di non fare il pieno, cosciente che ne troveremo un’altra tra 7/8 km.

Si progue in direzione Pozzuolo, si gira intorno al monte del Pino e si arriva sotto il convento di San Cerbone ma non ci fermiamo e proseguiamo su via della fornace di S. Cerbone per poi tagliare per campi verso Massa Pisana e risalire arrampicandoci sulle rocce di un sentiero sconnesso e sassoso del monte le Croci (440 m. slm) e arrivare ai piedi del Penna a S. Lorenzo a Vaccoli. Da qui si gode veramente un bel panorama sulla piana di Lucca.

Le pietre qua hanno una forma strana che ricorda la lava pietrificata ed è per questo che la tradizione popolare in questa zona ha sempre pensato che queste cime fossero vulcani. La cosa potrebbe anche essere verosimile perché ci sono delle fumarole e sorgenti calde che fuoriescono dalla montagna che però io non ho visto. E proprio qui, tra il Croce e S. Lorenzo c’è una zona circolare invasa da alberi e sterpaglie che gli anziani dicono fosse il cratere!

San Lorenzo a Vaccoli siamo a 18 km dalla partenza e trovo la fontana con cui fare il pieno d’🍶, anche perché proprio in prossimità finisco la mia riserva. Viaggio a 18 km al litro!

Giù dal monte le Croci

Si imbocca il “114-via dei bovi” che taglia il Penna, il monte le Croci e il monte Pianello.

Qui scopro una palestra dove alcuni ragazzi si allenano a scalare.

Il sentiero è immerso in un verde molto intenso; a tratti sembra di correre in una galleria che si è formata con gli alberi caduti. Puntiamo il monte Pianello, arriviamo più o meno ai 4 venti, si imbocca la strada panoramica Pertini, sotto il monte Tondo che giriamo intorno.

Infine, puntando Putignano completiamo il giro, iniziato all’andata, intorno al monte Maggiore e scendiamo nuovamente a Pugnano. In tutto un giro da 27 km d+1400/1500 m. Percorsi da ripetere, un gruppo che pur viaggiando a diverse velocità si ricompattava sempre ad ogni deviazione sotto gli occhi attenti di Gabriele e Pietro, dove ho trovato grande solidarietà e rispetto dei più veloci verso i più lenti. Una giornata ricca di emozioni, la mia seconda volta in 7 giorni oltre il muro dei 22 Km che fino ad una settimana fa non avevo mai superato.

La mia seconda volta con un d+ superiore ai 1000 m., oltretutto con così pochi giorni di distanza. Soddisfazione nella soddisfazione!

Non nascondo che ero partito con qualche doloretto muscolare e non con la piena consapevolezza che sarei riuscito a completare senza soffrire troppo.

Invece è andata bene! C’è l’ho fatta e me la sono goduta… Meglio di così non poteva essere.

TA bisesto col suo capitano

Ma la mattinata non è finita… C’è il terzo tempo col porta e condividi che rimarrà nella memoria come il TA: pizzette, focaccia, affettati, biscotti cioccolata e pera, castagnaccio, birra!!! Grazie veramente a tutti per questa mattinata

Castagnaccio del Giusti portato da Giulia e focacce, birre e affettati, un porta e condividi super

il percorso fatto

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Lungo la vecchia ferrovia di Andrea Pelleriti

Siamo partiti con questo TA guidato dal CAPOSQUADRA: Age con l’ausilio di Aldo, vero conoscitore della zona e… spiritualmente dall’infortunato Alberto.

Siam partiti da S. Ginese, direzione Padule, via dei Cento i, via Colombaia, via delle barche e poi per strade bianche (percorso della francigena, strada Padule oasi wwf) corribili, pianeggianti, panoramiche, divertenti, silenziose.

In tutto abbiamo corso 16 Km.

Un bel TA su un terreno pianeggiante che ci ha permesso di correre molto di più rispetto ai percorsi collinari a cui siamo abituati. Come detto partiti in direzione del Padule, passato il canale Rogio, si prende per Porcari, poi per campi nel crocevia tra Capannori e Porcari fino al corso d’acqua che segna il confine tra Capannori e Altopascio, nella zona più paludosa e fangosa. Poi si è imboccata la strada Padule oasi wwf in prossimità del canale emissario del Bientina lungo il confine tra la provincia di Pisa (Bientina) e Lucca (Capannori). In perfetto stile Survival lungo il canale Leccio, fino al Rogio attraversato al primo ponticello utile. Per fortuna, non siamo stati inghiottiti dal fango, come successo al povero cavaliere nel tempo che fu!

Dopo il tratto in Padule, siano arrivati al lago della Gherardesca che abbiamo costeggiato, godendoci il bel panorama in una giornata calda e soleggiata. Scorci incantevoli, colori intensi che catturavano lo sguardo intento a scrutare e cercare, invano, lo spirito di Lumetta.

Al lago, una breve sosta commemorativa al cippo che ricorda il punto di raccolta da cui i prigionieri dei tedeschi venivano deportati. Il motivo per cui oggi non c’è più il collegamento via ferro tra Lucca e Pontedera è proprio questo: venendo usato dai tedeschi fu bombardato al termine della II guerra e non più ricostruito. I pezzi rimasti furono smontati ed usati per ripristinare, invece, la linea Lucca Aulla anch’essa bombardata.

Stele commemorativa

Il percorso corso

Tratto della vecchia ferrovia intorno a S. Ginese

Dal libro delle leggende dei monti Pisani

hDal libro delle leggende dei monti Pisani

Poi dopo aver osteggiato il lago in direzione Nord, abbiamo imboccato la via del porto, costeggiato il campo volo e, finalmente, ci siamo avventurati lungo il sentiero della vecchia ferrovia che portava da Lucca a Pontedera.

La vecchia ferrovia l’avevo già percorsa qualche anno fa con Matteo, alla ricerca del percorso che riuscimmo a ricostruire tutto trovando lungo di esso diversi elementi che rendono inequivocabile il passaggio di un treno dal Padule. I più evidenti sono i resti delle stazioni o dei caselli, oggi tutti ristrutturati e civili abitazioni, ma anche ponticelli, staccionate, in alcuni tratti binari. Un’esperienza che consiglio di fare per mantenere viva la memoria, tramandarla e per trascorrere week end alternativo.

E per finire in bellezza la mattinata, ma nn prima di aver guadato il Visona di Compito dall’acqua piacevolmente gelida, un terzo tempo coi fiocchi… solo questo meritava il TA.

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Fourteen Trail di Andrea Pelleriti

 SABATO 15 FEBBRAIO, ho partecipato al TA (trail autogestito) organizzato da Survival Trail runners  e capitanato dal mitico  Anima Nera, all’anagrafe Alessio, per gli amici Anima.

 14 Km precisi, d+ 350m (al mio gps, forse qualcuno in più nella realtà), ma poco importa perchè il contenuto è stato inteso come pure la compagnia.

Ci siamo ritrovati al parcheggio del Castellaccio (LI), in cima al colle e da lì siam partiti x i boschi e sentieri a nord, percorrendo i sentieri dei Partigiani in una zona boscosa delle colline livornesi  molto bella. Una discesa che mi ha sorpreso per il modo in cui sono riuscita a condurla, in modo più naturale, aumentando un po la velocità rispetto alle precedenti uscite. Sto migliorando.

Il giro è stato tra il Castellaccio e il Rio Popogna, un percorso fatto per lo più di sentieri single track, una visita alla villa inglese, bombardata durante la II guerra, un guado (una costante Survival, no guadi = no trail), fango (altra costante dei TA). Insomma, Anima è riuscito veramente a farmi apprezzare questa zona.
Ma vediamo in dettaglio il percorso: partenza, come detto, dalla cima del Castellaccio per scendere giù dal sentiero dei Partigiani, Piloni, Diaccioni. Poi siamo arrivati a via pian della rena, percorsa per arrivare al sentiero Le Api, poi Prosecco, guado del fosso della Solita e un tratto di via dell’Ongrilli; la salita Dupoy alla cima del monte Rotondo, la discesa Dupoy, guado del Rio Mulino. Si è imboccato via del Puntone giusto arrivare al sentiero Sperticaia fino al guado del fosso del confine. Ancora Prosecco fino al Rio Mulino dove si è proseguito per la discesa per single track: Megaliti che ripercorre il rio, poi sentiero matite; sentieri corribili, divertenti, dove ho cercato di far girare le gambe e guidare più che subire la discesa. Poi abbiamo iniziato la risalita ancora sul Prosecco per un piccolo tratto fino a Poggio alle Vacche. Da qui via per Pian della Rena e poi abbiamo corso sul sentiero denominato “Gatto e la Volpe”, per poi salire ancora seguendo prima un tratto di Sperticaia e arrivati al tagliafuoco Castellaccio-Palazzine, quello fino a tornare sulle orme lasciate all’andata sul sentiero dei Partigiani che ci ha ricondotto al parcheggio del Castellaccio.

Il percorso di oggi


Che dire … veramente gran bel giro, totalmente immerso nel bosco in una giornata calda, primaverile. Un giro goduto che nn sarei in grado di ripetere da solo perché veramente il bosco è un ginepraio di sentieri. Bravo davvero Anima a districarsi.
Cosa mi ha sorpreso oggi ? Non sentire il cinguettio degli uccellini nel bosco ! Sono veramente rimasto stupito e tornato a casa con un dubbio amletico… Non ci saranno stati perché non è ancora il momento o sono altre le cause? Certo a me è sembrato molto strano correre senza sentire la loro compagnia.

Alla prossima! ... e restate sintonizzati l'esplorazione in modalità TA continua ...

E….. ANIMA birretta offerta x il promemoria della sequenza sentieri corsi, io non ce l’avrei mai fatta a ricordarmi tutti i nomi con la sequenza con cui li abbiamo percorsi

Anima nera & soci

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Poggio Pelato di Andrea Pelleriti

Poggio Pelato in trail autogestito (TA) by Survival trail runners.

Questo mio desiderio di correre per boschi, lontani dai suoni cittadini, dal traffico con e grazie ai TA si sta finalmente concretizzando. Secondo me, un percorso che evolve e matura di anno in anno, approdato qua, da un paio di mesi.

Oggi sono salito, con gli amici Survival 🐗, sul monte Pelato.

Dall’uscita della superstrada a Castiglioncello, dove ci siamo ritrovati, siamo saliti sul colle per poi scendere dal sentiero denominato downhill, un single track, guidati da Alessio.

Un percorso di 8,5 km, d+ 350 m. di puro divertimento purtroppo con nebbia! Nebbia che ha rovinato la visuale dalla cima del poggio ma che ha reso più magico l’essere li e sopratutto mi ha messo voglia di tornarci per godermi con altra prospettiva (e visuale) il posto.

Tra l’altro la discesa mi ha esaltato perché tranne nel tratto più pietroso, ho cercato di concentrarmi su tutti i consigli ricevuti nei TA precedenti, ed inizio a scioglermi.

Non è male…

Il divertimento però nn è finito con la conquista del poggio pelato… Infatti, salutato qualche componente del gruppo che doveva rientrare siamo andati alla ricerca di nuovi percorsi, cominciando con quello per la miniera del Masaccio che è una delle cave abbandonate di Castiglioncello che rappresentano un
piacevole tuffo nel passato, nonché un’occasione per stare a contatto con la natura e apprezzare una parte del territorio collinare livornese ancora selvaggio. La miniera è alle pendici di poggio Pelato, tra poggio Masaccio e l’omonimo botro ed è ben nascosta nella vegetazione, che per più di cinquant’anni è cresciuta senza impedimenti. Si possono osservare i segni di quell’attività
mineraria che, per almeno 25 anni, ha animato i colli alle spalle della marina di Castiglioncello. All’uscita della
variante Aurelia a Castiglioncello , prima della biforcazione, che proseguendo a destra porta sino all’osservatorio del servizio antincendio, si arriva alla zona della “Magnesite” riconoscibile per
il colore bianco caratteristico delle rocce contenenti questo minerale.
Lungo la strada bianca sono visibili degli affioramenti di minerale biancastro. È questa la zona della vecchia miniera di magnesite del Masaccio che fu aperta nel 1914 e chiusa nel 1939. Abbiamo trovato la bocca di aereazione della miniera, le case circostanti, forse ricovero del personale o deposito di materiale, tutte inghiottire dalla vegetazione ma nn siamo riusciti ad individuare l’ingresso malgrado si sia battuta la zona palmo a palmo, scrutando ogni roccia, arbusto o galleria che incrociavamo.

Poi ci siamo diretti verso la spiaggia del Fortullino attraversando la boscaglia per single track talvolta puliti, probabilmente dai cacciatori, altre volte inghiottiti dalla vegetazione ed è stato entusiasmante farsi strada tra rami, erba e qualche arbusto spinoso; poi dopo aver attraversato un ruscello (sempre comodo per pulirsi le scarpe dal fango!) siamo giunti finalmente sul mare. Che spettacolo! Giornata nuvolosa ma calda ed il mare ha sempre il suo fascino in ogni stagione e con qualsiasi tempo.

E da qui ancora per single track in salita, in 3 o 4 km siamo tornati al punto di partenza a Castiglioncello. Una bella salita allenante, corricchiata quasi tutta, incluso uno scivolone… In tutto un giro di 18 km, d+400 di risate, corsa, foto, consigli tecnici e sana esplorazione e un bel ristoro finale con della croccante focaccina portata dal buon Anima e birra!

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