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The Abbots Way 2017 di Pietro Leoncini

Dopo la bellissima esperienza del 2016 ho deciso di riprovare l’Abbots Way anche nel 2017. Quest’anno il percorso partirà da Pontremoli e finirà a Bobbio, il percorso sarà il contrario rispetto all’anno passato.

Anche Gabriele si è iscritto, e per lui sarà la prima volta che correrà una gara così lunga.

Sabato 29 partiamo da Pisa nel primo pomeriggio direzione Filattiera, lasciamo le valige a casa di mia nonna Chiara novantaseienne (96), lava stira e comanda come una quarantenne, e assieme ad Alvaro (mio padre) andiamo a Pontremoli al ritiro pettorali e relativo briefing. Ci forniscono di un rilevatore gps cosi i nostri amici potranno seguire il live della gara. Andiamo a cena in pizzeria da Angelo e dopo una bella abbuffata ce ne andiamo a letto presto. Dormo poco, molto probabilmente il cambio del letto e la tensione pre-gara.

La mattina facciamo un’abbondante colazione e poi ci facciamo portare da Alvaro alla partenza. Carichiamo le borse sui furgoni dell’organizzazione e aspettiamo con ansia lo start.

Alle 7 precise il via. Come sempre molti iniziano a razzo. Al contrario la mia tattica di gara sarà di stare tranquillo almeno fino a Bardi (65km), che spero di raggiungere in 10 ore.

Il primo tratto è quasi tutto asfalto un po' noioso, la salita è regolare e l’attenzione può essere rivolta ai bei panorami che ci offre il percorso, anzichè a dove mettere i piedi. Pontremoli è sotto di noi e dietro di essa si vedono gli Appennini. Gabriele a volte allunga un po' per poi aspettarmi facendo foto e video, oppure per aggiornare casa via whatsapp.

Arriviamo a Cervara al primo ristoro solido dopo 12 km e trovo solo fette biscottate e the. Iniziamo male. Per fortuna ho la torta di riso fatta della Chiara, e me ne mangio un bel pezzo e riparto con le borracce piene d’acqua. Da qui parte una forestale in mezzo al bosco che ci porta a Lago Verde, da li via single track verso il Passo del Borgallo (22km), qui c’è un altro ristoro, un po' meglio fornito. Non mi fermo molto, sto bene e ho voglia di correre, quindi agguanto una banana e un biscotto, rifaccio acqua alle borracce e riparto di slancio. Mangio e corro. Finito lo spuntino aumento il ritmo e mi fiondo in discesa sul sentiero 843 direzione Valdena (26 km). Lungo il percorso Pietro e Luisella assieme ad Alvaro e Tisbe fanno il tifo per noi. Li ritroveremo spesso lungo tutto il tratto Borgo/Bardi. Raggiungiamo Borgo Val di Taro (33km) in 4 ore 5 minuti. Ottimo tempo. Ma anche qui il ristoro è sotto le mie aspettative, e la cosa mi sta iniziando a dar fastidio. La focaccia è finita ma nessuno si preoccupa di rimetterla sul tavolo, l’acqua naturale idem. Li affianco in terra a pochi metri ci sono le casse con bottiglie, nessuno di preoccupa di aprirle e metterle a disposizione degli atleti. Mangio un pezzo di formaggio e chiedo dell’acqua naturale, nel frattempo ne bevo di gassata. Finalmente un volontario di prodiga per rifornirci del necessario, e posso riempire le borracce. Ringrazio e riparto. Dovevo prevedere questa eventualità e portarmi nello zaino qualcosa di diverso dalle solite barrette energetiche poco gustose. A livello psicologico non aiutano a colmare il senso di fame che ho. Ora capisco perché molti corridori hanno zaini strabordanti di cibo di vario genere. Meno male che per ora ho ancora la torta della mia nonnina.

Dopo qualche km di asfalto sulla ciclabile lungo fiume comincia un tratto in forte salita. Il caldo si fa sentire e lungo il sentiero troviamo un ragazzo in grosse difficoltà, forse un colpo di calore, ha già due persone a torno e noi non ci fermiamo. Sono spesso costretto a richiamare Gabriele che vorrebbe andare più forte, ma per non farmi trascinare dal suo ritmo gli chiedo “gentilmente” di starmi dietro. Si chiacchiera a tratti, e ci zittiamo appena capiamo che uno dei due è in crisi.

Incrociamo un paio di volte Pietro, Luisella, Alvaro e Tisbe che ci fanno un tifo da stadio.

I km scorrono veloci, l’ennesimo ristoro mi delude, la torta di riso ormai è finita e mi devo accontentare delle barrette energetiche…..che sono utilissime, ma come gusto fanno pena. Il mio morale sta vacillando. Muscolarmente sto bene, non ho problemi di vesciche ai piedi, ma la testa fa’ brutti ragionamenti. Non vedo l’ora di essere a Bardi per mangiare un bel piatto di pasta o minestra con un quintale di formaggio grattugiato sopra.

Passiamo Osacca(49km) e il nostro ritmo è sempre buono, a volte veniamo passati e a volte siamo noi a passare altri concorrenti. Arriviamo ai piedi di Bardi e trovo Pietro sulla mulattiera che ci riprende con il cellulare. La salita non scherza, e sono in pieno sforzo fisico. Ci sono anche Alvaro, Luisella e Tisbe che ci incoraggiano. Sono le 16:30 circa. Abbiamo fatto 65 km in 9 ore e mezzo. Come da programma e se ci sbrighiamo prima della 10 ore di gara potremmo ripartire.

Entriamo nel salone del ristoro e del cambio abiti, velocemente recupero la mia borsa e mi sistemo subito i piedi mangiando altra torta di riso che avevo messo appositamente nello zaino di appoggio li a Bardi. Mi cambio la maglietta e preparo i vestiti per la notte da mettere nello zaino da gara. Regna un po' di confusione tra i tavoli, ed io non sono molto lucido. Chiedo cosa si può mangiare. Mi risponde gentilmente una volontaria, uscendo dalla cucina, che posso mangiare minestra con verdure, minestra con verdure e riso. Ottimo. Scelgo la seconda e chiedo del formaggio grattato………niente formaggio mi dicono. Ma come? Nemmeno il formaggio per la minestra?!?! L’anno scorso ricordo benissimo che c’era, mi chiedo perché oggi no. Ecco, sembrerà banale ed sciocco, ma per questa storia del formaggio grattato, la mia testa subisce un brutto colpo. Divento triste. Non sono molto contento e il viaggio che mi ero aspettato e che mi ero immaginato in questo ultimo anno, nella realtà lo sto vivendo in modo differente. La colpa di tutto questo è sicuramente mia. Vedo in torno a me atleti sorridenti e felici di essere qui. Io invece con questo discorso dei ristori sopravvalutati sto accusando un po' troppo l’aspetto emotivo. Prima di uscire carico lo zaino con gli indumenti necessari per la notte e mi prendo altri pezzi di torta della Chiara.

Riusciamo comunque a ripartire per le 17. Ora ci aspetta il monte Lama, la vetta più alta del percorso, 1345 metri slm e una tappa di 30 km per arrivare a Farini. Usciamo dal paese e subito il sentiero sale costantemente. Caliamo un po' il ritmo. L’obbiettivo delle 20 ore sembra sempre più lontano, ma pazienza. I paesaggi sono meravigliosi e gli scorci sugli appennini ci rincuorano dalle fatiche che stiamo facendo. Un paio di volte perdiamo la strada ma prontamente, e direi per fortuna, alcuni corridori dietro di noi ci avvisano dell’errore. Non vorrei essere nei panni di chi percorrerà questo tratto di notte.

Siamo nei pressi del monte Lama e subito dopo la croce inizia un discesone che terminerà a Bruzzi. I km scorrono sotto i nostri piedi ma i miei pensieri non sono solidi come i miei passi. Spesso sbuffo e mi sento annoiato. Anche la torta di riso inizia a stufarmi, è da stamattina che la mangio alternandola con i gel e le barrette.

Fa buoi e ci fermiamo per indossare la frontale. Il ritmo rallenta ulteriormente e il sentiero sassoso non aiuta. Le piante dei piedi fanno male. Forse a Bardi avrei dovuto indossare le Hoka, scarpe molto più protettive delle New Balance.

Nel lungo tratto in discesa inizia a farmi male anche il lato sinistro del piede sinistro, strano mai successo una cosa del genere. Manca 2 km a Farini (95km) e imbocchiamo il tratto in asfalto che precede il paese e il dolore aumenta d’intensità tale da impedirmi quasi di camminare. Comunico a Gabriele la mia intenzione di ritirarmi dalla gara. Non sono molto in me. Sento che risponde ma sinceramente non capisco che dica. Voglio solo finirla li. Ho altre due gare in programma e non vorrei rovinarle per portare a termine questa a tutti costi. Entro dentro il locale adibito a ristoro e vedo altri ritirati, magra consolazione, comunico il mio ritiro al responsabile, il quale avvisa immediatamente il direttore di gara e chiede d’inviare un mezzo per il trasposto a Bobbio.

Sono sollevato. Mi rilasso mangiando un piatto di pasta in bianco. Sul tavolo c’è quel maledetto formaggio che tanto mi è mancato, ce ne metto una quintalata. Mangio e bevo birra di gusto. Il dolore al piede scompare come d’incanto. Il morale si riprende e scherzo con i volontari come a mio solito. Quasi quasi mi vien voglia di ripartire. Nel frattempo Gabriele mi comunica che ha un indurimento al polpaccio. Fuori è buoi e fa freddo, ci sanno 6/7 gradi. Mancano 28 km e 750 metri d+. E se poi in cima alla Sella dei Generali mi riprende il dolore di prima? E’già un’ora che siamo fermi. No basta la mia, la nostra, Abbots Way finisce qui.

Ringrazio come al solito Gabriele per la grande compagnia.

Alvaro, Tisbe, Pietro e Luisella per il tifo che ci hanno fatto.

La mia super nonna Chiara per l’ospitalità e la miracolosa torta di riso che mi ha portato al km 95.

Alla prossima.

Ps.: ad una settimana dalla gara ho ancora un gran senso d’incompiuto. Mi sa che il prossimo anno………….

Qui di seguito le tracce

https://connect.garmin.com/modern/activity/1710504208

https://connect.garmin.com/modern/activity/1710504261

 

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Tags: Trail, Leoncini

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