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Una sfida contro me stesso di Pietro Pagani

UNA SFIDA CONTRO ME STESSO

 

 Sarà una sfida contro me stesso.....questo è quanto mi sono detto la sera del 21 maggio del 2016.

 

 Il 29 aprile del 2016 appena smontato dal lavoro carico in macchina mio cugino Alvaro, il papà di Pietro Leoncini il quale sta correndo la Abbots Way, una gara tosta e impegnativa di 125 km che parte da Bobbio ed arriva a Pontremoli, e dai calcoli che ho fatto dovrebbe proprio trovarsi nelle zone che io conosco a menadito grazie alla mia passione per la caccia.

Con un paio di telefonate riusciamo a capire dove rintracciarlo e con pochi tentativi lo intercettiamo in un buio sentiero in mezzo ad un bosco; non ci crederete ma mi è bastato quell'attimo per farmi amare ancora di più la montagna, per farmi capire che ci sono altri modi per viverla e anche per tanto tempo.

Il resto della corsa di Pietro la conoscete benissimo in quanto raccontata perfettamente e dettagliatamente da lui stesso su Storie di Trail, e quindi non mi sembra il caso di ritornare sopra a quanto perfettamente già descritto, ma posso dire che è stato questo mio primo avvicinamento al Trail a convincermi del fatto che anch'io avrei potuto farcela.....un giorno.

Peccato che per me i giorni per raggiungere un obbiettivo, dal momento che mi convinco di potercela fare, si riducono notevolmente, in pratica non ho la pazienza di aspettare i tempi giusti e preso dalla foga il giorno dopo consulto rapidamente google, guardo la prima gara disponibile nel raggio di trenta chilometri e nemmeno a farla apposta il primo trail è quello del quadrifoglio il 21 di Maggio a Borgo Val di Taro (PR) che si svolge proprio nel tracciato dove ho incontrato Pietro nel suo cammino verso Pontremoli.

Venti giorni per allenarmi sono pochi, troppo pochi considerato il fatto che vengo da quattro mesi di quasi completa inattività aerobica, ma inconsciamente ho già le scarpe ai piedi e sono pronto per correre; forte delle mie esperienze pregresse nel campo del ciclismo e nel podismo su pista ma completamente inesperto sul Trail cerco di allenarmi come meglio posso con il tempo che riesco a ritagliarmi tra i vari impegni di lavoro e famigliari.

Come ripeto venti giorni sono pochi per preparare una 24 km con 1200 D+ e il 21 maggio è già li alle porte, mi presento all'iscrizione con i documenti e il certificato medico fatto il giorno prima con il timore di non riuscire nemmeno a finirla in quanto certe distanze non le ho mai coperte in via mia, ma invece la finisco, con un tempo cadaverico di 3h e 28' ma la finisco.

Appena giunto all'arrivo ho seriamente pensato di abbandonare sul nascere la mia nuova passione, la fatica, il male alle gambe ed ai muscoli prevaleva sulla soddisfazione di aver portato a termine una distanza sino a qualche ora prima a me improponibile.

Ho consultato il video dove riportava il mio tempo e la mia posizione, e con stupore ho visto che dietro me c'era ancora gente che doveva arrivare, i più erano arrivati ma una trentina li avevo lasciati dietro; 6° di categoria con il 5° ed il 4° a poco più di cinque minuti, mentre il terzo galleggiava poco prima delle tre ore; ho pensato: “bhè dai non tanto male per essere il mio primo trail a 51 anni”.

Una doccia, un massaggio ed una bella chiacchierata con i miei cugini sotto la tenda del pasta party sono bastati per farmi cambiare velocemente idea, infatti appena arrivato a casa ed aver condiviso le emozioni e le fatiche provate con la mia famiglia mi sono subito detto : il prossimo anno ...sarà una sfida contro me stesso !!

L'estate è passata con qualche escursione sui monti in maniera tranquilla con le solite corsette per tenermi i muscoli vivi, poi sono arrivati i tre mesi che da ormai 19 anni dedico alla caccia e passato il periodo Natalizio in cui sono molto impegnato con il lavoro mi sono dedicato alla mia nuova avventura.

Avevo bisogno di uno stimolo e così ho pensato di iscrivermi subito senza nemmeno pensarci su più di tanto, e così ho fatto; di li a quindici giorni mi arriva il messaggio da Pietro il quale diceva che anche lui aveva deciso di iscriversi nella 24 proprio per stare con me, questa notizia inizialmente mi ha messo in imbarazzo, ma poi mi ha portato ancora più voglia di fare bene visto l'importanza di una “simile compagnia”.

Ho iniziato con 3 allenamenti settimanali in progressione con le distanze e con il tempo sino ad arrivare a coprire la distanza della corsa una volta ogni 15 giorni; il mio Guru (Pietro L.) mi ha suggerito alcune progressioni in salita che ho subito sperimentato e in men che non si dica mi sono ritrovato al giorno della gara.

Con sorpresa ho saputo che anche Gabriele Ianett, conosciuto per la prima volta la notte che ho accompagnato Pietro nei km finali della Abbots Way del 2016, si era iscritto con noi nella stessa competizione.

Il tempo non è dei migliori, infatti come mettevano le previsioni pochi minuti prima della partenza si è scatenato un bel temporale proprio sul monte del Lago Buono sito del nostro ristoro solidi e liquidi posto al 13° km circa; piove anche alla partenza ma ormai sono caldo e concentrato il mio obiettivo è stare sotto le tre ore.

Si parte, arrivo ai piedi della prima salita abbastanza bene, vedo il probabile vincitore degli Over 50 davanti a me una cinquantina di metri, inizio a salire spingendo sulle ginocchia visto che ho fatto la scelta di non portare i bastoncini per essere più leggero , ma penso che forse mi avrebbero aiutato se li avessi avuti con me.

Inizialmente ho cercato di mettere un piede avanti all'altro senza pensare ne ai km che dovevo ancora fare ne al tempo che avrei dovuto impiegare, ma ero soltanto concentrato a non andare, come si dice in gergo, “fuori giri”.

L'emozione di sapere che tutta la mia famiglia compreso mio padre fossero lungo il percorso per incitarmi, mi ha fatto perdere la concentrazione intorno al sesto chilometro dove poco prima di incontrarli nuovamente ho strafatto e questo sforzo mi ha penalizzato per quasi tutta la corsa.

Chilometro dopo chilometro mi sono reso conto con quale semplicità i due “gemelli diversi” stavano insieme a me, Pietro mi chiedeva il passo per potermi fare il filmato e Gabriele rimaneva subito dietro quasi a proteggermi da qualche cotta improvvisa. Poi i ruoli si invertivano andando Gabriele a farmi l'andatura giusta per le mie possibilità e Pietro rimanendo dietro a darmi i consigli di quando fosse il momento di allungare..... una coppia splendida.

Sono transitato al 10° km notando di aver rosicchiato 12 minuti al tempo dello scorso anno, passo al ristoro del lago dove mi alimento con tre spicchi di arancia e mi concentro nella seconda parte della gara dove di li a pochi km sarebbe iniziato la lenta ma costante discesa verso il traguardo. Allungo in piano e nelle leggere pendenze con un passo deciso, ma tentenno quando la discesa si fa più tecnica ed impegnativa nei sentieri pieni di fango. Gli incoraggiamenti dei miei magnifici accompagnatori non cessano un istante, sono più decisi e certi che il tempo si farà, io non ne sono ancora convinto ma la mia testardaggine mi fa dimenticare parzialmente la fatica che sto facendo e do tutto quello che posso negli ultimi km.

Raggiungo il Borgo, ormai sono in fondo, conto le ultime tre curve, Gabriele mi da una pacca sulla spalla, lo guardo e stento a sorridergli, Pietro continua la sua missione incitandomi e filmando gli ultimi metri, ecco l'ultima curva, papà le mie figlie Marianna e Camilla sono lì con Alvaro ad attendere il mio arrivo, penso a mia moglie impegnata con il lavoro e alla mia ultimogenita Elisa, raggiungo la linea del traguardo, e mi dimentico anche di stoppare il crono ma lo speaker annuncia il mio tempo: 2h 57' e 28”......è fatta !!!

Il mio traguardo non è certamente paragonabile a quello di atleti confermati i quali percorrono queste distanze ed altre molto più impegnative con tempi molto migliori dei miei, ma chi pratica sport individuali e sa cosa vuol dire il sacrificio, capisce la mia semplice ma immensa felicità nell'aver raggiunto il mio obiettivo.

Un enorme grazie di cuore ai miei “Pacer di altissimo livello”, un abbraccio alla mia famiglia che non mi ha mai ostacolato nei miei allenamenti, ad Alvaro e per ultimo ma non sicuramente per importanza a mio Padre che mi ha esaltato con la sua presenza durante tutta la gara.

 Grazie ragazzi, mi auguro un giorno di poter esservi di aiuto come voi lo siete stati con me.

 

 “A che serve vivere se non si ha il coraggio di lottare?”

 

 

 

Tags: Trail, Pagani

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