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SLO100 - Erazem - 114 km e 5200 D+ di Fabiano Picco

SLO100 - Erazem

114 km e 5200 D+

Ottobre 2019

Seconda gara autunnale in Slovenia, a distanza di 2 settimane dai 60km di Kranjska Gora. L idea è quella di accumulare km in 2 gare, per prepararmi per qualcosa di ancora più lungo...
Il giro è di 57.8 km (a me ha dato 59.9 a giro...). C è una gara di 1 giro, una da 2 e una da 3 giri. Io faccio quella da 2.
Sono iscritte veramente poche persone: 7 corrono la 3 giri (171 km.. ) e siamo solo in 5 nella mia. Queste due partono assieme.
Visto che sapevo che eravamo così pochi mi sono guardato i tempi degli altri: uno avrei potuto batterlo, 2 sicuramente no, uno aveva tempi simili ai miei. Avevo un 50% di possibilità di andare a podio e arrivare terzo!
Volevo mettercela tutta!
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Partenza alle 18 di venerdì. Avevo calcolato tra 21.30 e 24.00 ore di corsa.
Breafing in sloveno e inglese: questo trail è ragionato per essere selvatico, ci sono le bandierine ma ci sono varie zone nel mezzo della vegetazione. A un certo punto sarete in una vera giungla, con alberi caduti e cespugli. FIGATA! Penso.
Si parte, dopo 1km mi rendo conto che non esagerava, pantano, cespuglietti, pietrame, poi carrabile 2 km, mi affianco al solo altro italiano, dopo un pò di confronto capisco che è di un altra dimensione e che mi darà almeno 6 ore. Un grande atleta. A 3 km inizia un vero e proprio muro, 640 metri di dislivello su 2km, saluto l italiano e la prendo con calma. Il sentiero proprio non si vede, si arranca in salita dritto per dritto, cercando le bandierine. Scende il buio e con la luce frontale le bandierine catarifrangenti si trovano meglio, quando ci sono. Salgo con calma, questa salita può far finire la gara subito se la si prende troppo allegra. Da 3° su 12 in 2 km mi sorpassano in 6, li lascio andare. Arrivo in cima a 5km. L ho gestita bene, si parte in un bosco di faggi pieno di foglie, ho un collega davanti e mi lascio guidare da lui, le bandierine sono poche e si gira la testa a destra e sinistra per dribblare i faggi e trovare la bandierina successiva. 15 minuti e si torna in una specie di sentiero. Supero il "collega" e ne supero altri 5, in discesa io vado...
10 km, mi sento bene, parte una strada carrabile in discesa di 7 km, libero le gambe. A metà mi supera uno. Non che me ne importi molto, siamo 2 gare, chi mi passa non per forza sta gareggiando con me e la gara è mooolto lunga. Vado con il mio passo.
17 km, primo ristoro, salame, formaggio, "quanti sono passati della 114 km?" "5". Ok... fidati dei volontari... siamo in 5 in tutto, uno è sicuramente dietro di me perchè ha una sacca della spesa al posto dello zaino e avrei notato se mi avesse passato... poverino...
Poco prima del ristoro, ad un incrocio mancano le bandierine. 300 metri, niente. 500 metri niente. Guardo la traccia GPS sull orologio, dovrebbe essere di qua. 600... incontro una macchina, è l organizzatore "am i right?" "YES", "There are no flags" "I KNOW, SOMEBODY STOLE THEM...". benissimo, questa cosa accadrà per altre 3 volte sul percorso...
Parto, penso che tanto a mezzanotte avrò già fatto 5 ore di buio e me ne mancheranno solo 7. Peccato siano solo le 20.45... questo pensiero un pò mi demoralizza... lo scaccio via e mi concentro.
Si risale, prima del prossimo ristoro ho tre salite. Mi accorgo che ogni salita in questo trail parte blanda e finisce con una pendenza del 30%...
L italiano prima mi aveva raccontato che questa valle era zona di orsi...
A 24 km sento un ruggito sulla sx, lontano... un orso o un cervo, io per fortuna sto andando da un altra parte. Ma il percorso dopo 10 metri gira a sx...
Perchè?
Volete farmi sbranare?
Comincio a battere forte i bastoncini mentre avanzo, dopo 1 minuto di strada per fortuna il percorso torna a girare a dx, accelero il passo continuando a fare rumore.
A 32 km sono nel mezzo della 3^ salita, mi parte un momento forte di crisi, ho finito i liquidi nelle borracce e ho una nausea abbastanza importante. Alla fine della salita ci sarà il ristoro ma così non ci arrivo. Mi fermo, tolgo lo zaino, prendo la bottiglietta di riserva e ne bevo più di metà in un sorso, tiro fuori lo zenzero candito che dicono aiuti. Quanti ne prendo? Prima 4, poi altri 3... dolci e piccantissimi, mi brucia il palato, mangio una scamorzina, rovescio parte della bottiglia per terra... caszo... riparto, mi prude il palato ma non posso bere, non voglio bere, deve bastarmi fino in cima... prude... bevo un sorsetto ogni 2 minuti. Arrivo in cima finalmente. La nausea è passata. Figata sto zenzero, magari ne basta di meno, eh...
Secondo quelli del ristoro sono 7° su 5. A posto. Riparto, passo nel bosco vicino a gente che fa festa attorno al fuoco: "hop hop hop!" " yeeee!" " @###***@#$ Pivo?", saluto, anche se a quella cosa della pivo avrei risposto di sì fermandomi con loro.
Il sentiero dopo un pò corre longitudinalmente su quella che sembra una montagna molto pendente, guardo giù " guarda che burrone! Saranno almeno 600 metri!". Ovviamente con la pila frontale non riesco a vedere oltre a 10 metri, corro ignaro di quello che c è attorno a me, altrimenti qui mica correrei...
Mancano nuovamente le bandierine, siamo nel mezzo del niente, non può essere che sia passato qualcuno di qua. Che sia stato un altro concorrente? Mah...
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Incontro un corridore fermo che telefona all organizzazione smadonnando per la cosa, guardo il GPS e gli dico " di qua", ma non mi sente. Proseguo. Dopo un pò mi prende, facciamo un pò di km assieme, scendendo, salendo, poi arriviamo alla zona giungla, lui dietro a me. Che figata qui! Devi dribblare tronchi caduti, passandoci sopra, sotto, attraverso pinetti, cercare la bandierina successiva, schivare fronde. Ci aiutiamo un pò perchè veramente c è da perdere l orientamento, e poi si risale, altri 450 metri su 2 km. Cominciamo a parlarci, in inglese.
Arriviamo al ristoro assieme e ripartiamo assieme, ci tiriamo l un l altro, lui in salita, io in discesa.
Lui sta facendo la lunghissima da 171 km...
Gli dico che se vuole andare per conto suo più lento o più veloce va bene. E invece resta con me.
Da questo momento non avrò più crisi, avere uno in parte a te è un toccasana.
Si sale, si scende, si parla.
A 5 km dallo start mi dice che voleva fare il primo giro in 12-13 ore. Io in 10-11. Ci siamo tirati l un l altro e siamo arrivati a 10.25.
Qui c è un check point ufficiale:
quanto sono in classifica? "3°"
(Wow, 3°! Devo riuscire a tenere la posizione!!!)
"Quello è il secondo"
Lo guardo, bravo, ma io devo mangiare adesso.
Quando è passato l'italiano?
"Un ora prima di te"
Solo? Pensavo meglio, mah, adesso vedi come mi stacca.
Ci cambiamo, metto in carica orologio e cell, mangiamo, prendiamo freddo e ripartiamo dopo 45 minuti alle 4.55 di mattina, venti minuti dopo che era partito il secondo.
Sempre io e il mio nuovo amico sloveno Franci Dai, forza. Partiamo piano, ci ricordiamo benissimo il primo muro, dopo 3 km.
A 2km vediamo una frontale venire verso di noi. "You ok?" (Internazionale in montagna)
"Ciao! (È l altro italiano, faccia cadaverica) . ho problemi di stomaco, sono arrivato in cima, ho gomitato l anima e sono tornato giù, mi ritiro".
Mi dispiace
Mi dispiace veramente, poveretto.
Alla partenza lo sta già aspettando suo fratello. Lo salutiamo.
Franci mi dice "you are the second!"
Pooork... un sorrisetto spazza via la malinconia per il ritiro dell altro italiano. Affrontiamo il muro, vediamo la frontale dell'ex-secondo diventato primo. Sarà a 15 minuti, questa salita la si fa lenti.
Saliamo lenti ma costanti, quando la conformazione della natura lo permette vediamo la frontale del primo, lontano. Ci teniamo per la discesa.
Arrivati in cima, momento del cambiamento dell acqua al pesce per entrambi... finisco, scendo 20 metri e lo aspetto... Mi comincia la smania di provare ad arrivare primo... quello che è primo adesso è quello che mi ha fumato a 14 km. Mi ricordo il suo passo, sarà impossibile ma perchè non provarci? Io con i miei 8 kg di sovrappeso?
E Franci non arriva...
2 minuti e finalmente si fa vedere.
Scendiamo di buona lena. Allo start, dopo il primo giro ci eravamo dati come obbiettivo stare entro le 17.00, 12 ore per un giro. Parte corribile a un ritmo ottimo, tirando per quanto possibile dopo 70 km e 3500 di dislivello.
"All incrocio dovrebbero mancare 500 metri". Acceleriamo, il ristoro non c è... manteniamo il ritmo... Non c è... manteniamo... A 1500 m dall incrocio lo vediamo "eccolo laggiù" (camminiamo gli ultimi metri che non ce la faccio più? No...).
Ristoro: a quant è il primo? 9 minuti!
Ristoro veloce per me.. purtroppo Franci è della vallata e conosce tutti... comincia a ciacolare, ripartiamo dopo 8 minuti, il primo adesso ne avrà 17...
Dopo 1 km riceve una chiamata, risponde, mi dice "support team" facend6omi un sorrisino, chiedo spiegazioni, stanno arrivando 2 suoi amici. Ah, bhe, che culo!
Dopo 3 minuti arrivano 2 amiCHE, in effetti "friends" può voler dire anche amiche.
(Ommiodio, adesso si ferma a parlare con queste e non partiamo più...)
Per fortuna si mettono a camminare.
Camminano fortino...
Cacchio che veloci a camminare...
Parlano continuamente con Franci.
Oh, e chi gli sta dietro?
Parte la salita, parlano, camminano spedite, mi danno 10 metri, aumento, me ne danno altri 5... ma chi sono? Le sorelle della donna bionica?
Si scende e le riprendo, tirano però...
Pian piano capisco che il compito di queste è appunto tirare Franci.
1 ora e mezzo di inferno...
Nei rari momenti in cui Franci mi caga riesco a dirgli che se continuiamo così la chiudiamo in 10 ore... e lui se la ride...
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82 km, arriviamo in paese, loro naturalmente prima di me, le due sgallettate sbraitano e corrono, incontro a altre 2, baci e abbracci.
Le altre 2 si incamminano con Franci.
Le prime 2 vanno alla macchina.
Ommiodio, si danno il cambio...
"Do you want to kill me?"
Loro ridono.
Loro.
 
?
No
Io no... non rido.
Le prime due parlano con Franci e vanno a riempirgli le borracce. Franci mi chiede: "Do you need water?" "YES, THANKS"
Sto 3 secondi con il braccio e la borraccia alzati prima di capire che devo arrangiarmi... Loro sono il support team di Franci...
Le altre due si avvicinano e continuano, io respiro una boccata di aria fresca, non potranno tirare così sempre.
72435454 10214688137985218 1188856241842028544 nFranci rallenta e mi si accosta. Gli dico che se faremo i muri a questo ritmo io scoppierò, lui annuisce e mi fa notare davanti: "good view!". Le ragazze sentono si girano e scherzano civettuole.
Oh, non ho nemmeno l ossigeno per riuscire a correre, puoi credere se riesco a concentrarmi sui loro posteriori... schiatto...
Guardo a terra e continuo, cercando di non morire.
Arriviamo al muro di prima dei 32 km, ora 92. Pompano tantissimo, cerco di stargli dietro.
E finalmente raggiungiamo il primo, è là davanti, tengo il ritmo.
Più o meno. Soffro...
Prendo una bustina di Polase, bastoncini in mano, svito la borraccia, sempre salendo, apro e rovescio la bustina di polase, un pò sui miei vestiti e il resto nella borraccia, mezza piena d acqua.
Si gira una delle supporters, mi guarda in faccia, preoccupata: "Do you want GHEL?" (=gel, shottini di carboidrati in bustina). "NO, I HAVE POLASE".
Lo bevo a sorsi, concentrato, sabbioso, mi gratta in gola e tossisco ma mi rigenera e riesco a riprenderli e a stare al passo. Arriviamo in cima. Arriviamo al ristoro assieme al primo.
Il primo fa i complimenti a Franci.
Poi mi vede, vede il mio pettorale e capisce che io sono della sua gara. Mi fa i complimenti con faccia turbata, io accenno qualche parola, anche a me incomprensibile. Ho di nuovo nausea, ho esagerato in salita.
Mi siedo, bevo coca Cola e guardo le supporters trasformarsi in cameriere, massaggiatrici, intrattenitrici e danzatrici del ventre per Franci.
No, per me no.
Chiedo salame o formaggio al ristoro.
"Finish. But we have fat"
Grasso?
No, lardo.
Una scatoletta simile alla pasta-lava-mani dei meccanici con una pasta dentro bianca della stessa consistenza...
Bho, cibo... Prendo, ne spalmo un pò sul pane.
Metto immediatamente giù la fetta, cerco di masticare lentamente il boccone cercando di non vomitare...
Lento...
Bevo cocacola e butto giù...
Tiro fuori lo zenzero e le scamorzine. 3 minuti e sono di nuovo in equilibrio con me stesso, asciugandomi il sudore freddo dalla fronte...
Almeno 10 minuti dopo che è partito il primo ci alziamo per partire.
No, aspetta, le prime due suppoters ci lasciano... ciao.
No, dai una foto prima.
Ok... il primo ormai starà viaggiando a 4 minuti a km e non lo vedrò più..
Partiamo, finalmente.
Passiamo davanti al burrone. Esattamente 600 metri di profondità, avevo valutato giusto. Sta volta vedo e in questo tratto non corro.
Le altre 2 ci lasciano. Smuack, baci abbracci. Tranquille, non ho fretta.
Via! Discesa! Prova a starmi dietro se ci riesci!
Km 98 o poco più, c è uno spiazzo, c è il primo lì, ci guarda, mi chiede da che parte, gli dico di là, mi dice "good luck" e poi "go", stando fermo.
Io vado, controllo dietro a me dopo un pò, non lo vedo. Franci mi dice "you are the first"... "sisisi, ma acceleriamo adesso", "Don't worry" e mi fa tenere un passo blando... dice che il tipo è cotto e non ci raggiungerà...
Ora, mancano 22km...
Angoscia...
Io non ci credo che sono primo, ma perchè dare la possibilità all altro di riprendermi?
Niente, io avrò 22 km, ma Franci ne ha ancora 82 e per rispetto verso di lui non tiro troppo.
Ogni 5 minuti mi giro per vedere se c è.
Sgraniamo km, guardo indietro e procediamo.
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Km 108, ultimo ristoro... e lui si siede... intavola un discorsone con i volontari... io bevo e mangio una robina... niente... Non si parte... 10 minuti... "let's go to win!", più o meno lo convinco e andiamo. Dai, 5 minuti di vantaggio li avrò... al ristoro si fermerà...
7 km di ritmo buono, arriviamo in un paese... a tutti i vecchi che incontra spiega cosa stiamo facendo, che giro abbiamo fatto e se ha le analisi del sangue a posto... DAAAAAIIII...
Finito il paese, becca un altro vecchietto nel bosco... lo guardo con la faccia di uno che vuole uccidere... finalmente capisce e mi dice "youuu gooo!"
E vado senza di lui, correndo come solo "chi ha dimenticato di mettere i soldini del topolino a sua figlia" può correre.
2 km, continuo a guardarmi indietro, comincio a realizzare che posso farcela, comincio a piangere, ma proprio a singhiozzare, difficile correre così, coi lacrimoni che non vedo dove metto i piedi... Dai, collione, che ti ribalti e ti ritiri a 2 km... Dai che magari ti sorpassa adesso. Degluttisco, mi contengo, cerco di concentrarmi.
Non ci credo, a tratti mi parte nuovamente il pianto. Butto giù.
Corro.
1km e mezzo.
Vedo turisti che si stanno facendo i caszi loro, mi guardano come un marziano.
Io corro
Mi guardo indietro
E corro
500 metri
Guardo indietro, nessuno
Ma corro, non posso rischiare...
20 metri, corro in salita che neanche "Babbo Natale quando esce dal camino che un bambino lo stava per beccare".
Arrivo all arrivo, due ragazze prendono in mano una striscia vedo, che simboleggia il traguardo, nessun arco gonfiabile, il budget di 12 runners non ne permette il noleggio, ma io me lo immagino, piango attraversando il nastro con le mani alzate e piangendo senza più bloccare le lacrime.
Primo.
PRIMO.
Non so neanche se me lo merito.
Caszo... Primo!
Non mi sembra vero...
dai... io...
Fanculo... sì, io.
Mi siedo e mi lascio travolgere dalla soddisfazione.
Il mio amico Franci arriverà 20 minuti dopo, mi fa i complimenti.
Le premiazioni saranno l indomani. Io nel frattempo ho già deciso: prendo la macchina e vado a casa, domani torno con la famiglia per la premiazione.
A casa ovviamente le bambine non mi cagano neanche, non capiscono la differenza dal solito: io per loro sono sempre il loro eroe... che bel pensiero, più bello di ogni premio!

Domenica, incontro Franci, lo ringrazio per il supporto. Lui alla fine si è ritirato a 135 km. Da solo, la notte, dura. Bravo lo stesso.

Arrivati 3 della 114 e 2 della 171. Durissima.

Mi sono fatto due conti, ho bevuto più di 9 litri di bevande isotoniche, 4 litri di Coca-Cola, 2 di acqua. 22 ore e 39, l orologio l ho fermato 3 minuti dopo. 120 km. Il secondo giro l ho fatto in 11 ore e 44.

71649193 10214688141905316 1275221737742532608 nRitiro il premio.

Sudatissimo.

Meritatissimo.

Con il supporto di Franci

Con il supporto di mia moglie a cui smessaggiavo e che mi seguiva da casa senza la quale non ci avrei provato.

Con le mie gambe.

E con la mia testa.

SLO100, 1° classificato!

 

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Kranjska Gora Trail di Fabiano Picco

Kranjska Gora Trail

60 Km

3260D+

Iniziamo la stagione autunnale con un bell’ultratrail oltre confine. Nonostante siamo a meno di 10 km dall’Italia siamo iscritti solo in 3 italiani su questa lunghezza, su 137 iscritti. Prima della partenza conosco gli altri due italiani (uno dei due mi aveva contattato al telefono alcuni giorni prima)

Arrivo alle 6 di mattina, ci sono 3 gradi… fa un freddo… Per fortuna ho pensato di non uscire dalla macchina già con i pantaloncini corti… Vado allo stand che sta aprendo i battenti, gli sloveni parlano una lingua che non si capisce. Magari loro si capiscono: secondo me si sono messi tutti d’accordo per dire delle parole strane a caso e farsi beffe di me… bho… ritiro il pettorale, cerco di capire cosa devo ritirare un po’ in inglese e un po’ a gesti.

Mi faccio i miei calcoli, dovrei stare 11 ore. Prima della gara mi confronto con uno degli italiani, mi dice che sicuramente la farò entro le 10 ore… mah, è la prima volta che la fai, non mi conosci, non sai quato corro, cosa ne sai come posso arrivare io? Bho…

Partiamo alle 7.00, con un paio di gradi in più e con i pantaloncini corti. 10km di poca pendenza e tanta strada corribile. Primo ristoro, mi fermo, mangio salame e formaggio e comincio a sentire caldo, mi tolgo la pettorina paravento, ma dopo un po’ tra ombra e aumento di quota risentirò freddo. Si sale, 1300 metri di dislivello fino a 21 km, finalmente trovo un po’ di sentiero, mi veniva l’ansia con tutto sto asfalto e strada carrabile. Arriviamo al confine dell’Austria, si vede il Faaker See e Villach.

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A 2 ore e mezza di percorso mi superano i primi due del percorso di 35 km… il percorso che ho fatto io in 2 ore e mezza loro lo hanno fatto in 1 ora e mezza… due bestie! Il terzo mi raggiungerà dopo 40 minuti.

Da qui un bel tratto tecnico, sempre sul confine per 4-5 km. Ho una pall… pardon, ho un piede in Austria e uno in Slovenia, con una vista mozzafiato a momenti verso destra e a momenti verso sinistra. Sembra assurdo che in questi sentieri si combattesse, in un ambiente così puro… Vodafone continua a scrivermi "Benvenuto in Austria", "Benvenuto in Slovenia", "Benvenu... ascolta, quando ti decidi da che parte stare mi avvisi, grazie"

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Ristoro, si riparte, di nuovo su carrabile.

A ogni persona che mi sorpassa gli dedico un BRAVO, che è internazionale e si può usare in Slovenia sia al maschile che al femminile. Ogni volontario o persona che incontro la saluto con un CIAO, di nuovo internazionale. Cerco di capire cosa mi dicono in risposta al CIAO per parlare una parola di sloveno, ma ogni volta la risposta è diversa e la percezione che siano tutti d’accordo e che mi stiano prendendo per il culo aumenta. Grazie forse si dice OLA, o qualcosa del genere. Spesso uso ola anche per salutare, che vergogna… mah… magari pensano sia spagnolo, dai.

A 28 km guardo la traccia GPS, sono fuori di 1 km in linea d’aria dal posto in cui dovrei essere, sembra abbia sbagliato di girare 4 km prima… Cerco di capire se possa essere un errore della traccia. La strada è ben segnalata, ma magari sono finito su quella da 35 km e ho perso un bivio… Mi supera uno e poi un altro del percorso corto, “Iscius mi, du iu spik inglish?” (incredibile, parto con l’inglese con un’accento turistico assurdo, so parlare decisamente meglio, sarà l’ansia, sarà la stanca…), “yes” mi dice, ci confrontiamo, prima mi dice che sono giusto, poi parla con l’altro e mi dicono che forse ho saltato un bivio. Mi fermo, dopo 30 secondi arriva un altro concorrente della corta, passo ad un inglese più Oxford e meno slang e mi dice che sono giusto, riparto poco convinto e per fortuna dopo 1 km arrivo al ristoro dove mi confermano che sono sul percorso corretto. Sono in vantaggio sui tempi previsti. Mangio qualcosa e si riparte, di nuovo in salita ma di nuovo su strada corribile… continuo a correre anche in salita, avrei preferito più pendenza per giustificare una camminata. Mi sorpassano in due, lasciandomi intendere che sto andando troppo piano.

Mi sorpassa la prima donna a 3 ore e 50 di percorso, un paio di cosce da panico, fissate su due ginocchia striminzite, ste gambette che viaggiavano saltellando da un sasso all’altro, faceva impressione, una macchina da guerra.

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Arrivo alla seconda cima, scopro che mamma e papà mi aspetteranno all’arrivo. La notizia mi galvanizza e parto in discesa sorpassando qua e là di buona lena prima su sentiero molto tecnico e poi di nuovo sull’odiata carrabile. Arrivo a valle e si continua su un odiatissima ciclabile asfaltata.

Km 51, mi offrono cevapcici e slivovitz. Ecco finalmente due parole in sloveno che memorizzo bene. Fino ad ora tutti quelli che ho trovato comunque parlavano bene inglese, a parte i due che mi offrono cevapcici e slivovitz. Grazie per aver arricchito il mio vocabolario!

La grappa scalda e riparto, sono in vantaggio di più di un’ora rispetto ai tempi di marcia previsti.

Km 54, ultimo scollinamento. Fino ad ora non sono molto soddisfatto, questo trail è troppo corribile e ci sono pochi tratti spaccacaviglie che tanto mi piacciono. Sapevo che ci sarebbe stato un bello strappo alla fine, ma non pensavo a un vertical del genere.

Km 55 e ho già fatto 200 metri di dislivello su 1 km, una pendenza del genere taglia le gambe, soprattutto dopo 7 ore di corsa. Mi superano due tedeschi, mi parlano in un inglese tedescato. A questo punto avrei difficoltà a capire uno che mi parla in italiano, battuta e controbattuta e alla fine mi dice “it’s a no ending story!”, finalmente ho capito, “sorrido” mentre l’acido lattico fa il suo lavoro sulle mie povere cosce.

Da qui il percorso in salita è lo stesso che si farà in discesa, a tratti è sentiero e a tratti è pista di sci invernale, ora ghiaino.

Km 56, altri 200 metri di dislivello su un km… tutti quelli che incontro che scendono mi dicono Bravo, rispondo “no, bravo tu”, uno mi batte una mano sulla spalla, devo avere la faccia agonizzante mentre salgo. Cerco di guardare su, ma non si vede la cima. Il percorso continua sotto una seggiovia, a tratti fa uno zig zag, sentiero molto tecnico e pieno di radici. Un paio di loro mi sorpassano.

Guardo l’altimetria mancante sul GPS dell’orologio, dice 0, dovrei essere in vetta… e invece...

Km 57, 300 metri di dislivello su un km… e arrivo finalmente in cima… mannaggia che fatica… vedo la malga, faccio 20 metri camminando, vedo una volontaria che prende nota del mio numero di pettorale, penso “è il ristoro questo?”, elaboro la traduzione “….”, no in sloveno non so abbastanza parole, dire “cevapcici Bravo Slivovitz ciao” non aiuterebbe. Elaboro in inglese “…”… come si dice ristoro? Bho… guardo il sentiero che continua  in discesa e dico “di qua? Bon…” e saluto senza mangiare niente…

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Con questa salita l’ultra trail di Kranjska Gora ha guadagnato il mio rispetto.

Scendo di buona lena, mi accorgo che dire “Bravo” a quelli dopo di me, che stanno salendo, dà una certa soddisfazione… “Ah! A-ah! Io sono prima di teee! E adesso faccio la discesaaa”.

Incontro i due italiani, li saluto e li incoraggio.

Mi supera una ragazza, io corro ma ora lentamente.

Arrivo in paese, mancano un po’ di segnali, ma tutta la gente che mi vede mi indica la strada e mi dice “Bravo” e mi applaude. Lo sport qui è visto veramente in modo positivo e tutti si girano, mi applaudono, si spostano per farmi passare.

Arrivo all’arrivo! 9 ore e 26! Mia mamma e mio papà mi corrono incontro e mi baciano, sono commosso! Un quarantenne che si commuove come se avessi 7 anni e i miei genitori fossero venuti a vedermi alla recita di natale.

Beviamo una birra assieme (la prima della giornata…) e poi mi salutano. Mi hanno fatto un regalone!

Faccio la doccia e mangio la pasta… pasta proteica… mannaggia… ma lasciate che la pasta la facciano in Italia… Stavo per mangiare il piatto di cartone e lasciare lì la pasta.

60 km, 10 di sentieri, 40 di carrabile, 10 di ciclabile. Molto belli i paesaggi, stupenda l’accoglienza della gente. Troppo poco tecnica. Ma la consiglio.

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Ronda Ghibellina 2020 - 45 Km / D+ 2500 m di Pietro Leoncini

Ronda Ghibellina - 45 Km / D+ 2500 m

Prima gara del 2020, e prima gara come atleta del gruppo Survival Trail Runners. Gruppo con sede a Livorno ma formato da moltissimi altri corridori di quasi tutta la Toscana e della zona di La Spezia. La forza di questo gruppo è che ogni uno si mette a disposizione per accompagnare gli altri a correre sui monti/colline delle proprie zone. Fantastica idea voluta e sviluppata da Paolo e dai Capi Gruppi; così facendo ogni sabato e/o domenica ci sono Trail Autogestiti dove andare a correre. Una figata poi il “terzo tempo” stile rugby. Trail, cibo e birra, il successo è assicurato.

Avrete modo di leggere dei Survival anche qui su Storie di Trail, ci sono alcuni ottimi scrittori. Ma veniamo alla gara.

Partiamo da Pisa sabato nel primo pomeriggio. Siamo 6, io e Gabriele da Pisa, Giulia, Serena, Alessandro e Kelly da Lucca. Il mezzo di trasporto, il pulmino dei Cubi Rossi, gentilmente prestato per l’occasione.

Il viaggio trascorre tranquillo e piacevole, chiacchierando di trail e corsa.

Giunti a Castiglion Fiorentino e ci precipitiamo al ritiro pettorale. Qui il nostro Presidente Paolo è allo stand del barefoot. C’è anche Salvatore, Riccardo e altri Survival. Due chiacchiere e poi subito in albergo. Arriva l’ora della cena e il buon Gabriele ci accompagna alla pizzeria prenotata precedentemente. Si unisce a noi Filippo Carloni, Emanuele e un suo amico. Anche a tavole si parla di corsa.

85022847 10222272728307350 5775853491171885056 n

La mattina ci svegliamo alle 5.30, facciamo colazione abbondante e ci prepariamo per la gara.

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Alle 8 danno il via. Mi piazzo in fondo, come al solito, cerco di capire nei primi km come stanno le mie gambe, 45 non sono pochi. Decido di rimanere tranquillo e rilassato sulle salite, corricchiare in piano e divertirmi nelle discese tecniche. E così sarà per quasi tutta la gara.

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La prima parte del percorso è il più suggestivo. Corri attraverso un bosco pieno di gole rocciose e single track molto tecnici. C’è fango ma non piove. Avevo qualche dubbio di tenuta sull’umido/fangoso per le New Balance Hierro V4 che ho ai piedi, ma devo dire che non mi hanno mai messo in difficoltà. 

paesaggio

Al primo ristoro del km 9, trovo una bella tavolata ben fornita di frutta, crostata e pane con olio. Ottimo, ma oggi ho tanta roba buona nel mio zaino: torta di riso con formaggio e prosciutto (fatta in casa), panforte, cantuccini, cioccolata con nocciole e qualche barretta e gel. Quindi mi fornisco di acqua e riparto velocemente. Cammino e mangio qualcosa di mio, e bevo una bevanda isotonica mai provata in allenamento. Grave errore. Tempo 5 minuti, mossa di corpo, e mi devo fermare nella boscaglia per “bisognone”.  

Il percorso di gara rimane sui 600 metri di dislivello, si alternano saliscendi su forestale o sentieri, attraversando bosco o ulivete. Vengo superato e supero a mia volta. Al km 30 circa raggiungo Giulia. Io sono in palla e sto bene, ma lei è in difficoltà. Mi chiede se ho dei sali perché ha dei crampi, glieli do. Ho tutto il necessario nello zaino. Calzini di ricambio, crema anti sfregamento, benda elastica, kit primo soccorso. Ho anche un laccio emostatico. Il buon vecchio Bussino mi ha insegnato bene. In montagna è l’imprevisto la cosa più pericolosa, e per questo è meglio portare qualche grammo in più e farsi trovare pronto. 

Riparto velocemente, perché non voglio perdere il ritmo o ghiacciarmi. Giulia è un cavallo di razza e sono sicuro che si riprenderà.

Appena prima dell’ultimo ristoro al km 40 ho un momento di crisi. Mangio la mia torta di riso e bevo coca cola al ristoro, ma ci metto un po' a riprendermi. Nel mentre mi sorpassa Giulia al doppio della mia velocità proprio nell’ultima discesa. Gli ultimi km sono una noiosa corsa nei prati. Concludo la mia gara in 6 ore e 40 minuti. In questa gara il premio finisher è un boccale in regalo, con dentro una bella pinta di birra fresca, che prontamente bevo. 

Doccia veloce, pasta party con tutta calma e poi ripartiamo in direzione casa, parlando nuovamente di corsa.

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Ringrazio tutti i compagni di viaggio. Non vedo l’ora di ripartire per nuove gare.

Pietro

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La mia Ronda Ghibellina di Andrea Pelleriti

SerenaSurvival trail runners, reduce dall’esperienza del Trail della Ronda Ghibellina con cui si è consacrata Ultra Trailer, condivide la sua esperienza con tutti noi. Grazie Serena!

La Ronda Ghibellina è una gara che si svolge a Castiglion Fiorentino (AR) su vai percorsi dai 10 ai 70 km con dislivelli variabili dai 600 m. ai 3.800 m. a seconda del percorso scelto

E’ un trail dove affluisce gente da tutta Italia, dice Serena, in cui ho incontrato bergamaschi, emiliani, marchigiani, romani oltre che amici gli amici toscani con cui corro, mi alleno, mi diverto e condivido passioni e gioie di questo sport.

Tanti amici presenti alla Ronda

L’organizzazione, l’ho trovata al top, dai ristori ai servizi.

Il percorso, io ho fatto la 45 km con d+ 2.500 m., è molto bello e ti mette a dura prova. Veramente scopri i tuoi limiti e, penso, di aver avuto anche un allucinazione su una salita … vedevo una pecora … mi sono rincuorata perché non sono stata l’unica ad averla vista, anche la mia compagnia di viaggio Caterina ne ha vista una nel medesimo tratto … o eravamo veramente stanche oppure c’era veramente !

Resto piacevolmente nel dubbio anche se non ho trovato riscontro dagli altri partecipanti !

Veramente un gran bel percorso

Con questa gara ho imparato una cosa fondamentale: i “ciuccini” usati per le gare su strada, in particolare, in maratona non vanno bene per gare di questo tipo; nel Trail, con tanto dislivello, la  distanza si allunga, d+1.000 m. sono circa 10 k in piano per cui va rivista tutta la gestione energetica della corsa. Il mio consiglio è di portarsi tutto, escluso i gel, soprattutto se non sono ben testati prima. Questo per evitare effetti collaterali importati e indesiderati … anche se, nel bosco, c’è sempre uno spazio per gli imprevisti intestinali 

Per me è stata una  gara di tutta testa; l’ho gestita bene fino al 30-esimo km, poi, purtroppo, sono insorti crampi  addominali che mi hanno obbligata a fermarmi più volte ed è sopraggiunta la stanchezza, anche come conseguenza ma la testa è rimasta li, concentrata sul percorso, non ha staccato, mi ha sostenuto fino in fondo, non mi ha mollato.

Grande aiuto anche dagli amici esperti di ultra Trail, in particolare Paola, amica di Cecina che mi ha guidato fino a metà percorso e poi dal 37-esimo km Cristina, Survival doc, che mi ha dato le dritte per superare il problema avuto coi gel e oltre che incoraggiarmi tantissimo, un vero tesoro .

Infine, Gianni conosciuto agli allenamenti collettivi del Galimberti che mi ha tirato gli ultimi 3 km. Con lui è scappata anche qualche lacrimuccia e l’ho ringraziato per la compagnia in questo splendido viaggio.

Grande gioia al traguardo

Che aggiungere ? Da oggi oltre ad essere ultra maratoneta sono anche ultra trail.

E ora avanti, aspetto di godermi le foto del percorso ma sopratutto nuove avventure …

 

 

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Ronda! Ronda! di Caterina Pagano

Quando ho iniziato a correre, un decino di anni fa, mi sembrava già una roba da malati di mente fare una maratona. Poi ho sentito parlare di trail, di questa gente che corre nei boschi, beve birra e si crogiola nel terzo tempo. Se correre tanto era una manifestazione di disagio, correre tanto nei boschi era era manifestazione di maggior disagio. Poi c'era una costola di questo gruppo di disadattati che si dedicava agli ultra trail. Dai 43 in su, 50, 60, 100, 200, 300km, con dislivelli più o meno mostruosi. Li ho visti quelli che finiscono un ultra: ci sono quelli forti che sembra escano da un picnic con gli amici, e in fondo quei teneri panzottini che vagano per ore, soffrendo il soffribile, con delle vesciche nei piedi più grosse dei piedi, il sudore incrostato negli zigomi, puzzolenti oltre la capra, abrasioni da sfregamento nei posti più impensati e crampi, tanti crampi, dappertutto, anche a muscoli che non sapevano di possedere. Ero consapevole, quindi, almeno vagamente di cosa aspettarmi. Ma ero anche consapevole che, se sono finita nel gruppo di quei disadattati problematici dei Survival, un motivo ci sarà. E così, ad ottobre, sulla gioiosa allegria di essere uscita indenne dai meravigliosi e fangosissimi 34km della UTLO  (e seguendo il saggio consiglio di Gandalf alias Riccardo Ageno) ho iscritto me e Ivan alla Ronda Ghibellina. 45 km. 

Riassunto breve pensieri Ottobre/Novembre/Dicembre: "Mai fatti 45km tutti insieme." "ma 45 alla fine non sono mica tanti ci sono ultra più lunghe" "che poi non saranno mica proprio 2500 di dislivello" "tanto pioverà, perchè c'è Ageno" "ma si, basta fare i lunghi la domenica" "che palle non ne ho più voglia" "evviva che gioia" ecc...

Poi verso fine dicembre, realizzando meglio la cosa, ho iniziato  a martellare pesantemente tutti i surivival con la mia ansia da cancello, di metterci più del tempo limite, di ritirarmi perchè stufa e irritata da eccesso di bosco, di ritirarmi perchè partita di cattivo umore. Marito, che mi conosce bene, si è astenuto dal commentare o partecipare alle mie esplosioni di entusiasmo, sapendo che sarebbero state seguite da momenti di panico, odio e disagio. Ma il mio martellamento ai Survival procedeva, e all'Age devo aver fatto tenerezza così si è proposto di accompagnarmi, come motivatore, per evitare colpi di testa e minacce di ritiro prive di vero fondamento. Insomma, fatto sta che mi ha accompagnata davvero. Fatto sta che il mio primo Ultratrail l'ho fatto davvero (Ivan nel frattempo, da bravo stradista, ha cambiato la sua iscrizione alla 25km, ma lo amo lo stesso).

La vera preparazione per la ronda è iniziata a gennaio, correndo la domenica. Trasmettendo ai cari Survival, ogni mattina, bidoni pieni degli stati d'animo con cui mi svegliavo. Mentre cercavo pateticamente di accumulare chilometri sulle gambe senza rinunciare ad abbracciare i sassi, cercavo di preparare l'Ageno a sopportare i miei moccoli per minimo 8 ore.

E la Ronda poi è arrivata, ghibellina, inesorabile e miracolosamente senza strani catastrofici eventi meteorologici. La Ronda è iniziata il sabato, con un delirio alimentare meglio noto come cena degli atleti. Vino, bruschette, salumi, tagliata, cosine leggere per trascorrere una nottata tranquilla senza svegliarsi ogni 12 minuti a bere.

La Ronda è poi arrivata implacabile, domenica mattina, con la sveglia alle 6 e lo smanettare irritatissimo sul tastino posponi fino le 6.30, orario limite, punto di non ritorno. E' arrivata con una colazione frugale, panino col burro d'arachidi biascicato, e la sensazione di dover ancora fare i conti con la tagliata della cena. è arrivata con tutti i riti pre-gara ereditati in dieci anni di levatacce semitraumatiche e più o meno gravi escoriazioni. è arrivata con uno zainetto da trail carico per la traversata delle Ande in autonomia. E' arrivata con un abbigliamento assolutamente sbagliato. E' arrivata, con lo start.

Non mi dilungherò sulla descrizione del percorso: salite, discese, fango, bosco, alberi, sassi, pozzanghere, cespugli, ristori mediamente forniti, sentieri, sigle tracks, stradelli, stradini, viottoli, scalpiccio di scarpette da trail, plocci plocci di scarpette che si appiccicano al terreno argilloso misti a moccoli di qualcuno volato per terra o nelle pozze.

divertente, abbastanza vario, abbastanza nelle mie corde anche se mi sento più animale da sassi e monti a punta, perchè dopo un po' nelle colline mi annoio. E se mi annoio mi stufo e divento cattiva e tratto male le persone. Ma fortunatamente sono riuscita a contenermi.

Sono riuscita a partire piano, a dosarmi, a gestire bene la testa senza dare troppo di matto o piangere onde evitare di  rompere troppo le palle a Gandalf (Age), di cui devo menzionare un ruzzolone degno dei migliori stunt man e da cui è uscito perfettamente integro (almeno mi ha detto così). Abbiamo fatto il primo km anche con Serena, che ne aveva decisamente di più ed è saltellata via allegra e gioiosa. Ho avuto l'onore di condividere un pezzetto di percorso con una veterana delle Ultra, la super Cristina, che ne aveva di più anche lei, ed è sgambettata via in salita. E poi si è aggregato a noi mr Brown, forse nel mio momento peggiore, perchè quando ho iniziato a essere stanca ho preso a trattarlo male, poi a moccolare un po' e poi a ritrattarlo male, salmodiando inni verso i miei amati monti a punta. E La stanchezza è arrivata. Ghibellina anche lei. E si è manifestata con assenza di pensieri. Credevo di sprofondare in oscure meditazioni,e invece no: in realtà tutta la concentrazione si è spostata. Al 36 esimo km, dopo più di 6 ore in cui intervallavo discorsi con Gandalf-Age a meditazioni sul senso della vita, ho iniziato a sentire tutto il peso della giornata. il dolore alle ginocchia, intenso, a ogni passo in discesa  mi impediva di allungare e faceva rallentare i miei compagni di squadra e mi faceva tirare articolate imprecazioni contro il fango. Poi ho smesso di pensare. Semplicemente. dal 40 esimo l'unico focus era "respira, non cedere, un passo dopo l'altro. pensa solo al prossimo passo, qui e ora". Niente super disagio insomma, dolore, magari un po', ancora oggi ho male alle ginocchia. Ma nessuna grande esplosione, non mi sono mai sentita così concentrata in vita mia, oltre quel limite sottile, che non è fatto solo di chilometri ma di respiri, di sensazioni, di piccoli dettagli che stravolgono il senso stesso della percezione di se'. Un'esperienza così mistica che ho creduto aver visto una pecora, che non c'era. Un vero ovino, pelo e tutto il resto. Se non si tratta di allucinazione magari è il mio spirito guida, chissà.

Ed è arrivato il traguardo, di un viaggio stupendo, anche lui inesorabile, ghibellino. Fatto di amici festosi, Ivan all'arrivo che mi aspettava, un boccale pieno di birra e bagordi alimentari degni di un hobbit panzerotto, che in otto ore e diciassette, un tempo lunghissimo, è arrivato in fondo. I Survival sono tutti fantastici, vi lovvo. Ma soprattutto Grazie all'Age che mi ha supportata, aiutandomi a sconfiggere l'ansia da cancello!!!!

ho scritto tantissimo, ma che emozione!!! come facevo a scrivere meno?? tanto entusiasmo!!!!

 

 

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Il battesimo: MAGONA SURVIVAL di Andrea Pelleriti

20191222 Magona Survival

Da tempo rimuginavo…. Ed il giro collinare per i sentieri del bosco di Stabbiano con il mio amico Fabrizio piuttosto che i km estivi nella macchia livornese con i podisti spensierati di Cecina, hanno sempre più rafforzato in me l’idea di provare qualche bel trail.

L’occasione è arrivata grazie a Survival, gruppo livornese che organizza, con delle ottime guide, trail autogestiti sul territorio. Un gruppo di cui osservavo, sito e social da tempo, incuriosito fino al momento in cui ho deciso di approcciarli.

E così… 🐗 domenica 22 dicembre 🐗… È stato il battesimo con il MAGONA SURVIVAL, 22/23 Km, quasi 1000 d+, con partenza dal bosco della macchia della MAGONA a Bibbona.

🌳 Un trail considerato di media difficoltà e che, per me, è stato molto divertente (anche per la compagnia) ma impegnativo, considerando che era il mio battesimo. Abbiamo percorso i sentieri della bellissima macchia della MAGONA, guadato torrenti in piena, salito tre colli alternando pezzi di salita e discesa dura e scivolosa nel fango a saliscendi più dolci o risalito ruscelli. Sicuramente, senza aggregarmi non avrei scoperto questo percorso così entusiasmante.

Per la prima volta ho indossato il mio camel bag (ben pieno d’acqua, visto che🍶non erano previsti rifornimenti idrici lungo il percorso) contenente anche un telo termico; un fischietto; il mio cellulare; Kway antipioggia (il tempo di questi giorni non è al top) e qualcosa da mettere sotto i denti.

Per l’occasione ho inaugurato anche le mie scarpe da trail che si sono comportate egregiamente sostenendomi su ogni terreno.

Ho raccolto un po di fango!

L’esperienza è stata fantastica. Ringrazio tantissimo i Survival trail running di Livorno tra cui Riccardo, Alessandro, Gabriele ma non solo loro, sia per organizzare queste uscite ma anche e soprattutto per avermi ospitato, sostenuto, aspettato e consigliato.

Veramente una ottima compagnia, ingradiente fondamentale per star bene, divertirsi, imparare, confrontarsi. Sicuramente un’esperienza entusiasmante, dura, (forse potevo cominciare con qualcosa di più Soft) ma ne è valsa la pena, anche per il porta e condividi finale, terzo tempo per concludere al meglio la mattinata.

Survival, Magona trail autogestito 22-12-’19

 

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