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Kranjska Gora Trail di Fabiano Picco

Kranjska Gora Trail

60 Km

3260D+

Iniziamo la stagione autunnale con un bell’ultratrail oltre confine. Nonostante siamo a meno di 10 km dall’Italia siamo iscritti solo in 3 italiani su questa lunghezza, su 137 iscritti. Prima della partenza conosco gli altri due italiani (uno dei due mi aveva contattato al telefono alcuni giorni prima)

Arrivo alle 6 di mattina, ci sono 3 gradi… fa un freddo… Per fortuna ho pensato di non uscire dalla macchina già con i pantaloncini corti… Vado allo stand che sta aprendo i battenti, gli sloveni parlano una lingua che non si capisce. Magari loro si capiscono: secondo me si sono messi tutti d’accordo per dire delle parole strane a caso e farsi beffe di me… bho… ritiro il pettorale, cerco di capire cosa devo ritirare un po’ in inglese e un po’ a gesti.

Mi faccio i miei calcoli, dovrei stare 11 ore. Prima della gara mi confronto con uno degli italiani, mi dice che sicuramente la farò entro le 10 ore… mah, è la prima volta che la fai, non mi conosci, non sai quato corro, cosa ne sai come posso arrivare io? Bho…

Partiamo alle 7.00, con un paio di gradi in più e con i pantaloncini corti. 10km di poca pendenza e tanta strada corribile. Primo ristoro, mi fermo, mangio salame e formaggio e comincio a sentire caldo, mi tolgo la pettorina paravento, ma dopo un po’ tra ombra e aumento di quota risentirò freddo. Si sale, 1300 metri di dislivello fino a 21 km, finalmente trovo un po’ di sentiero, mi veniva l’ansia con tutto sto asfalto e strada carrabile. Arriviamo al confine dell’Austria, si vede il Faaker See e Villach.

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A 2 ore e mezza di percorso mi superano i primi due del percorso di 35 km… il percorso che ho fatto io in 2 ore e mezza loro lo hanno fatto in 1 ora e mezza… due bestie! Il terzo mi raggiungerà dopo 40 minuti.

Da qui un bel tratto tecnico, sempre sul confine per 4-5 km. Ho una pall… pardon, ho un piede in Austria e uno in Slovenia, con una vista mozzafiato a momenti verso destra e a momenti verso sinistra. Sembra assurdo che in questi sentieri si combattesse, in un ambiente così puro… Vodafone continua a scrivermi "Benvenuto in Austria", "Benvenuto in Slovenia", "Benvenu... ascolta, quando ti decidi da che parte stare mi avvisi, grazie"

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Ristoro, si riparte, di nuovo su carrabile.

A ogni persona che mi sorpassa gli dedico un BRAVO, che è internazionale e si può usare in Slovenia sia al maschile che al femminile. Ogni volontario o persona che incontro la saluto con un CIAO, di nuovo internazionale. Cerco di capire cosa mi dicono in risposta al CIAO per parlare una parola di sloveno, ma ogni volta la risposta è diversa e la percezione che siano tutti d’accordo e che mi stiano prendendo per il culo aumenta. Grazie forse si dice OLA, o qualcosa del genere. Spesso uso ola anche per salutare, che vergogna… mah… magari pensano sia spagnolo, dai.

A 28 km guardo la traccia GPS, sono fuori di 1 km in linea d’aria dal posto in cui dovrei essere, sembra abbia sbagliato di girare 4 km prima… Cerco di capire se possa essere un errore della traccia. La strada è ben segnalata, ma magari sono finito su quella da 35 km e ho perso un bivio… Mi supera uno e poi un altro del percorso corto, “Iscius mi, du iu spik inglish?” (incredibile, parto con l’inglese con un’accento turistico assurdo, so parlare decisamente meglio, sarà l’ansia, sarà la stanca…), “yes” mi dice, ci confrontiamo, prima mi dice che sono giusto, poi parla con l’altro e mi dicono che forse ho saltato un bivio. Mi fermo, dopo 30 secondi arriva un altro concorrente della corta, passo ad un inglese più Oxford e meno slang e mi dice che sono giusto, riparto poco convinto e per fortuna dopo 1 km arrivo al ristoro dove mi confermano che sono sul percorso corretto. Sono in vantaggio sui tempi previsti. Mangio qualcosa e si riparte, di nuovo in salita ma di nuovo su strada corribile… continuo a correre anche in salita, avrei preferito più pendenza per giustificare una camminata. Mi sorpassano in due, lasciandomi intendere che sto andando troppo piano.

Mi sorpassa la prima donna a 3 ore e 50 di percorso, un paio di cosce da panico, fissate su due ginocchia striminzite, ste gambette che viaggiavano saltellando da un sasso all’altro, faceva impressione, una macchina da guerra.

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Arrivo alla seconda cima, scopro che mamma e papà mi aspetteranno all’arrivo. La notizia mi galvanizza e parto in discesa sorpassando qua e là di buona lena prima su sentiero molto tecnico e poi di nuovo sull’odiata carrabile. Arrivo a valle e si continua su un odiatissima ciclabile asfaltata.

Km 51, mi offrono cevapcici e slivovitz. Ecco finalmente due parole in sloveno che memorizzo bene. Fino ad ora tutti quelli che ho trovato comunque parlavano bene inglese, a parte i due che mi offrono cevapcici e slivovitz. Grazie per aver arricchito il mio vocabolario!

La grappa scalda e riparto, sono in vantaggio di più di un’ora rispetto ai tempi di marcia previsti.

Km 54, ultimo scollinamento. Fino ad ora non sono molto soddisfatto, questo trail è troppo corribile e ci sono pochi tratti spaccacaviglie che tanto mi piacciono. Sapevo che ci sarebbe stato un bello strappo alla fine, ma non pensavo a un vertical del genere.

Km 55 e ho già fatto 200 metri di dislivello su 1 km, una pendenza del genere taglia le gambe, soprattutto dopo 7 ore di corsa. Mi superano due tedeschi, mi parlano in un inglese tedescato. A questo punto avrei difficoltà a capire uno che mi parla in italiano, battuta e controbattuta e alla fine mi dice “it’s a no ending story!”, finalmente ho capito, “sorrido” mentre l’acido lattico fa il suo lavoro sulle mie povere cosce.

Da qui il percorso in salita è lo stesso che si farà in discesa, a tratti è sentiero e a tratti è pista di sci invernale, ora ghiaino.

Km 56, altri 200 metri di dislivello su un km… tutti quelli che incontro che scendono mi dicono Bravo, rispondo “no, bravo tu”, uno mi batte una mano sulla spalla, devo avere la faccia agonizzante mentre salgo. Cerco di guardare su, ma non si vede la cima. Il percorso continua sotto una seggiovia, a tratti fa uno zig zag, sentiero molto tecnico e pieno di radici. Un paio di loro mi sorpassano.

Guardo l’altimetria mancante sul GPS dell’orologio, dice 0, dovrei essere in vetta… e invece...

Km 57, 300 metri di dislivello su un km… e arrivo finalmente in cima… mannaggia che fatica… vedo la malga, faccio 20 metri camminando, vedo una volontaria che prende nota del mio numero di pettorale, penso “è il ristoro questo?”, elaboro la traduzione “….”, no in sloveno non so abbastanza parole, dire “cevapcici Bravo Slivovitz ciao” non aiuterebbe. Elaboro in inglese “…”… come si dice ristoro? Bho… guardo il sentiero che continua  in discesa e dico “di qua? Bon…” e saluto senza mangiare niente…

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Con questa salita l’ultra trail di Kranjska Gora ha guadagnato il mio rispetto.

Scendo di buona lena, mi accorgo che dire “Bravo” a quelli dopo di me, che stanno salendo, dà una certa soddisfazione… “Ah! A-ah! Io sono prima di teee! E adesso faccio la discesaaa”.

Incontro i due italiani, li saluto e li incoraggio.

Mi supera una ragazza, io corro ma ora lentamente.

Arrivo in paese, mancano un po’ di segnali, ma tutta la gente che mi vede mi indica la strada e mi dice “Bravo” e mi applaude. Lo sport qui è visto veramente in modo positivo e tutti si girano, mi applaudono, si spostano per farmi passare.

Arrivo all’arrivo! 9 ore e 26! Mia mamma e mio papà mi corrono incontro e mi baciano, sono commosso! Un quarantenne che si commuove come se avessi 7 anni e i miei genitori fossero venuti a vedermi alla recita di natale.

Beviamo una birra assieme (la prima della giornata…) e poi mi salutano. Mi hanno fatto un regalone!

Faccio la doccia e mangio la pasta… pasta proteica… mannaggia… ma lasciate che la pasta la facciano in Italia… Stavo per mangiare il piatto di cartone e lasciare lì la pasta.

60 km, 10 di sentieri, 40 di carrabile, 10 di ciclabile. Molto belli i paesaggi, stupenda l’accoglienza della gente. Troppo poco tecnica. Ma la consiglio.

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Ronda Ghibellina 2020 - 45 Km / D+ 2500 m di Pietro Leoncini

Ronda Ghibellina - 45 Km / D+ 2500 m

Prima gara del 2020, e prima gara come atleta del gruppo Survival Trail Runners. Gruppo con sede a Livorno ma formato da moltissimi altri corridori di quasi tutta la Toscana e della zona di La Spezia. La forza di questo gruppo è che ogni uno si mette a disposizione per accompagnare gli altri a correre sui monti/colline delle proprie zone. Fantastica idea voluta e sviluppata da Paolo e dai Capi Gruppi; così facendo ogni sabato e/o domenica ci sono Trail Autogestiti dove andare a correre. Una figata poi il “terzo tempo” stile rugby. Trail, cibo e birra, il successo è assicurato.

Avrete modo di leggere dei Survival anche qui su Storie di Trail, ci sono alcuni ottimi scrittori. Ma veniamo alla gara.

Partiamo da Pisa sabato nel primo pomeriggio. Siamo 6, io e Gabriele da Pisa, Giulia, Serena, Alessandro e Kelly da Lucca. Il mezzo di trasporto, il pulmino dei Cubi Rossi, gentilmente prestato per l’occasione.

Il viaggio trascorre tranquillo e piacevole, chiacchierando di trail e corsa.

Giunti a Castiglion Fiorentino e ci precipitiamo al ritiro pettorale. Qui il nostro Presidente Paolo è allo stand del barefoot. C’è anche Salvatore, Riccardo e altri Survival. Due chiacchiere e poi subito in albergo. Arriva l’ora della cena e il buon Gabriele ci accompagna alla pizzeria prenotata precedentemente. Si unisce a noi Filippo Carloni, Emanuele e un suo amico. Anche a tavole si parla di corsa.

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La mattina ci svegliamo alle 5.30, facciamo colazione abbondante e ci prepariamo per la gara.

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Alle 8 danno il via. Mi piazzo in fondo, come al solito, cerco di capire nei primi km come stanno le mie gambe, 45 non sono pochi. Decido di rimanere tranquillo e rilassato sulle salite, corricchiare in piano e divertirmi nelle discese tecniche. E così sarà per quasi tutta la gara.

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La prima parte del percorso è il più suggestivo. Corri attraverso un bosco pieno di gole rocciose e single track molto tecnici. C’è fango ma non piove. Avevo qualche dubbio di tenuta sull’umido/fangoso per le New Balance Hierro V4 che ho ai piedi, ma devo dire che non mi hanno mai messo in difficoltà. 

paesaggio

Al primo ristoro del km 9, trovo una bella tavolata ben fornita di frutta, crostata e pane con olio. Ottimo, ma oggi ho tanta roba buona nel mio zaino: torta di riso con formaggio e prosciutto (fatta in casa), panforte, cantuccini, cioccolata con nocciole e qualche barretta e gel. Quindi mi fornisco di acqua e riparto velocemente. Cammino e mangio qualcosa di mio, e bevo una bevanda isotonica mai provata in allenamento. Grave errore. Tempo 5 minuti, mossa di corpo, e mi devo fermare nella boscaglia per “bisognone”.  

Il percorso di gara rimane sui 600 metri di dislivello, si alternano saliscendi su forestale o sentieri, attraversando bosco o ulivete. Vengo superato e supero a mia volta. Al km 30 circa raggiungo Giulia. Io sono in palla e sto bene, ma lei è in difficoltà. Mi chiede se ho dei sali perché ha dei crampi, glieli do. Ho tutto il necessario nello zaino. Calzini di ricambio, crema anti sfregamento, benda elastica, kit primo soccorso. Ho anche un laccio emostatico. Il buon vecchio Bussino mi ha insegnato bene. In montagna è l’imprevisto la cosa più pericolosa, e per questo è meglio portare qualche grammo in più e farsi trovare pronto. 

Riparto velocemente, perché non voglio perdere il ritmo o ghiacciarmi. Giulia è un cavallo di razza e sono sicuro che si riprenderà.

Appena prima dell’ultimo ristoro al km 40 ho un momento di crisi. Mangio la mia torta di riso e bevo coca cola al ristoro, ma ci metto un po' a riprendermi. Nel mentre mi sorpassa Giulia al doppio della mia velocità proprio nell’ultima discesa. Gli ultimi km sono una noiosa corsa nei prati. Concludo la mia gara in 6 ore e 40 minuti. In questa gara il premio finisher è un boccale in regalo, con dentro una bella pinta di birra fresca, che prontamente bevo. 

Doccia veloce, pasta party con tutta calma e poi ripartiamo in direzione casa, parlando nuovamente di corsa.

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Ringrazio tutti i compagni di viaggio. Non vedo l’ora di ripartire per nuove gare.

Pietro

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La mia Ronda Ghibellina di Andrea Pelleriti

SerenaSurvival trail runners, reduce dall’esperienza del Trail della Ronda Ghibellina con cui si è consacrata Ultra Trailer, condivide la sua esperienza con tutti noi. Grazie Serena!

La Ronda Ghibellina è una gara che si svolge a Castiglion Fiorentino (AR) su vai percorsi dai 10 ai 70 km con dislivelli variabili dai 600 m. ai 3.800 m. a seconda del percorso scelto

E’ un trail dove affluisce gente da tutta Italia, dice Serena, in cui ho incontrato bergamaschi, emiliani, marchigiani, romani oltre che amici gli amici toscani con cui corro, mi alleno, mi diverto e condivido passioni e gioie di questo sport.

Tanti amici presenti alla Ronda

L’organizzazione, l’ho trovata al top, dai ristori ai servizi.

Il percorso, io ho fatto la 45 km con d+ 2.500 m., è molto bello e ti mette a dura prova. Veramente scopri i tuoi limiti e, penso, di aver avuto anche un allucinazione su una salita … vedevo una pecora … mi sono rincuorata perché non sono stata l’unica ad averla vista, anche la mia compagnia di viaggio Caterina ne ha vista una nel medesimo tratto … o eravamo veramente stanche oppure c’era veramente !

Resto piacevolmente nel dubbio anche se non ho trovato riscontro dagli altri partecipanti !

Veramente un gran bel percorso

Con questa gara ho imparato una cosa fondamentale: i “ciuccini” usati per le gare su strada, in particolare, in maratona non vanno bene per gare di questo tipo; nel Trail, con tanto dislivello, la  distanza si allunga, d+1.000 m. sono circa 10 k in piano per cui va rivista tutta la gestione energetica della corsa. Il mio consiglio è di portarsi tutto, escluso i gel, soprattutto se non sono ben testati prima. Questo per evitare effetti collaterali importati e indesiderati … anche se, nel bosco, c’è sempre uno spazio per gli imprevisti intestinali 

Per me è stata una  gara di tutta testa; l’ho gestita bene fino al 30-esimo km, poi, purtroppo, sono insorti crampi  addominali che mi hanno obbligata a fermarmi più volte ed è sopraggiunta la stanchezza, anche come conseguenza ma la testa è rimasta li, concentrata sul percorso, non ha staccato, mi ha sostenuto fino in fondo, non mi ha mollato.

Grande aiuto anche dagli amici esperti di ultra Trail, in particolare Paola, amica di Cecina che mi ha guidato fino a metà percorso e poi dal 37-esimo km Cristina, Survival doc, che mi ha dato le dritte per superare il problema avuto coi gel e oltre che incoraggiarmi tantissimo, un vero tesoro .

Infine, Gianni conosciuto agli allenamenti collettivi del Galimberti che mi ha tirato gli ultimi 3 km. Con lui è scappata anche qualche lacrimuccia e l’ho ringraziato per la compagnia in questo splendido viaggio.

Grande gioia al traguardo

Che aggiungere ? Da oggi oltre ad essere ultra maratoneta sono anche ultra trail.

E ora avanti, aspetto di godermi le foto del percorso ma sopratutto nuove avventure …

 

 

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Ronda! Ronda! di Caterina Pagano

Quando ho iniziato a correre, un decino di anni fa, mi sembrava già una roba da malati di mente fare una maratona. Poi ho sentito parlare di trail, di questa gente che corre nei boschi, beve birra e si crogiola nel terzo tempo. Se correre tanto era una manifestazione di disagio, correre tanto nei boschi era era manifestazione di maggior disagio. Poi c'era una costola di questo gruppo di disadattati che si dedicava agli ultra trail. Dai 43 in su, 50, 60, 100, 200, 300km, con dislivelli più o meno mostruosi. Li ho visti quelli che finiscono un ultra: ci sono quelli forti che sembra escano da un picnic con gli amici, e in fondo quei teneri panzottini che vagano per ore, soffrendo il soffribile, con delle vesciche nei piedi più grosse dei piedi, il sudore incrostato negli zigomi, puzzolenti oltre la capra, abrasioni da sfregamento nei posti più impensati e crampi, tanti crampi, dappertutto, anche a muscoli che non sapevano di possedere. Ero consapevole, quindi, almeno vagamente di cosa aspettarmi. Ma ero anche consapevole che, se sono finita nel gruppo di quei disadattati problematici dei Survival, un motivo ci sarà. E così, ad ottobre, sulla gioiosa allegria di essere uscita indenne dai meravigliosi e fangosissimi 34km della UTLO  (e seguendo il saggio consiglio di Gandalf alias Riccardo Ageno) ho iscritto me e Ivan alla Ronda Ghibellina. 45 km. 

Riassunto breve pensieri Ottobre/Novembre/Dicembre: "Mai fatti 45km tutti insieme." "ma 45 alla fine non sono mica tanti ci sono ultra più lunghe" "che poi non saranno mica proprio 2500 di dislivello" "tanto pioverà, perchè c'è Ageno" "ma si, basta fare i lunghi la domenica" "che palle non ne ho più voglia" "evviva che gioia" ecc...

Poi verso fine dicembre, realizzando meglio la cosa, ho iniziato  a martellare pesantemente tutti i surivival con la mia ansia da cancello, di metterci più del tempo limite, di ritirarmi perchè stufa e irritata da eccesso di bosco, di ritirarmi perchè partita di cattivo umore. Marito, che mi conosce bene, si è astenuto dal commentare o partecipare alle mie esplosioni di entusiasmo, sapendo che sarebbero state seguite da momenti di panico, odio e disagio. Ma il mio martellamento ai Survival procedeva, e all'Age devo aver fatto tenerezza così si è proposto di accompagnarmi, come motivatore, per evitare colpi di testa e minacce di ritiro prive di vero fondamento. Insomma, fatto sta che mi ha accompagnata davvero. Fatto sta che il mio primo Ultratrail l'ho fatto davvero (Ivan nel frattempo, da bravo stradista, ha cambiato la sua iscrizione alla 25km, ma lo amo lo stesso).

La vera preparazione per la ronda è iniziata a gennaio, correndo la domenica. Trasmettendo ai cari Survival, ogni mattina, bidoni pieni degli stati d'animo con cui mi svegliavo. Mentre cercavo pateticamente di accumulare chilometri sulle gambe senza rinunciare ad abbracciare i sassi, cercavo di preparare l'Ageno a sopportare i miei moccoli per minimo 8 ore.

E la Ronda poi è arrivata, ghibellina, inesorabile e miracolosamente senza strani catastrofici eventi meteorologici. La Ronda è iniziata il sabato, con un delirio alimentare meglio noto come cena degli atleti. Vino, bruschette, salumi, tagliata, cosine leggere per trascorrere una nottata tranquilla senza svegliarsi ogni 12 minuti a bere.

La Ronda è poi arrivata implacabile, domenica mattina, con la sveglia alle 6 e lo smanettare irritatissimo sul tastino posponi fino le 6.30, orario limite, punto di non ritorno. E' arrivata con una colazione frugale, panino col burro d'arachidi biascicato, e la sensazione di dover ancora fare i conti con la tagliata della cena. è arrivata con tutti i riti pre-gara ereditati in dieci anni di levatacce semitraumatiche e più o meno gravi escoriazioni. è arrivata con uno zainetto da trail carico per la traversata delle Ande in autonomia. E' arrivata con un abbigliamento assolutamente sbagliato. E' arrivata, con lo start.

Non mi dilungherò sulla descrizione del percorso: salite, discese, fango, bosco, alberi, sassi, pozzanghere, cespugli, ristori mediamente forniti, sentieri, sigle tracks, stradelli, stradini, viottoli, scalpiccio di scarpette da trail, plocci plocci di scarpette che si appiccicano al terreno argilloso misti a moccoli di qualcuno volato per terra o nelle pozze.

divertente, abbastanza vario, abbastanza nelle mie corde anche se mi sento più animale da sassi e monti a punta, perchè dopo un po' nelle colline mi annoio. E se mi annoio mi stufo e divento cattiva e tratto male le persone. Ma fortunatamente sono riuscita a contenermi.

Sono riuscita a partire piano, a dosarmi, a gestire bene la testa senza dare troppo di matto o piangere onde evitare di  rompere troppo le palle a Gandalf (Age), di cui devo menzionare un ruzzolone degno dei migliori stunt man e da cui è uscito perfettamente integro (almeno mi ha detto così). Abbiamo fatto il primo km anche con Serena, che ne aveva decisamente di più ed è saltellata via allegra e gioiosa. Ho avuto l'onore di condividere un pezzetto di percorso con una veterana delle Ultra, la super Cristina, che ne aveva di più anche lei, ed è sgambettata via in salita. E poi si è aggregato a noi mr Brown, forse nel mio momento peggiore, perchè quando ho iniziato a essere stanca ho preso a trattarlo male, poi a moccolare un po' e poi a ritrattarlo male, salmodiando inni verso i miei amati monti a punta. E La stanchezza è arrivata. Ghibellina anche lei. E si è manifestata con assenza di pensieri. Credevo di sprofondare in oscure meditazioni,e invece no: in realtà tutta la concentrazione si è spostata. Al 36 esimo km, dopo più di 6 ore in cui intervallavo discorsi con Gandalf-Age a meditazioni sul senso della vita, ho iniziato a sentire tutto il peso della giornata. il dolore alle ginocchia, intenso, a ogni passo in discesa  mi impediva di allungare e faceva rallentare i miei compagni di squadra e mi faceva tirare articolate imprecazioni contro il fango. Poi ho smesso di pensare. Semplicemente. dal 40 esimo l'unico focus era "respira, non cedere, un passo dopo l'altro. pensa solo al prossimo passo, qui e ora". Niente super disagio insomma, dolore, magari un po', ancora oggi ho male alle ginocchia. Ma nessuna grande esplosione, non mi sono mai sentita così concentrata in vita mia, oltre quel limite sottile, che non è fatto solo di chilometri ma di respiri, di sensazioni, di piccoli dettagli che stravolgono il senso stesso della percezione di se'. Un'esperienza così mistica che ho creduto aver visto una pecora, che non c'era. Un vero ovino, pelo e tutto il resto. Se non si tratta di allucinazione magari è il mio spirito guida, chissà.

Ed è arrivato il traguardo, di un viaggio stupendo, anche lui inesorabile, ghibellino. Fatto di amici festosi, Ivan all'arrivo che mi aspettava, un boccale pieno di birra e bagordi alimentari degni di un hobbit panzerotto, che in otto ore e diciassette, un tempo lunghissimo, è arrivato in fondo. I Survival sono tutti fantastici, vi lovvo. Ma soprattutto Grazie all'Age che mi ha supportata, aiutandomi a sconfiggere l'ansia da cancello!!!!

ho scritto tantissimo, ma che emozione!!! come facevo a scrivere meno?? tanto entusiasmo!!!!

 

 

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Il battesimo: MAGONA SURVIVAL di Andrea Pelleriti

20191222 Magona Survival

Da tempo rimuginavo…. Ed il giro collinare per i sentieri del bosco di Stabbiano con il mio amico Fabrizio piuttosto che i km estivi nella macchia livornese con i podisti spensierati di Cecina, hanno sempre più rafforzato in me l’idea di provare qualche bel trail.

L’occasione è arrivata grazie a Survival, gruppo livornese che organizza, con delle ottime guide, trail autogestiti sul territorio. Un gruppo di cui osservavo, sito e social da tempo, incuriosito fino al momento in cui ho deciso di approcciarli.

E così… 🐗 domenica 22 dicembre 🐗… È stato il battesimo con il MAGONA SURVIVAL, 22/23 Km, quasi 1000 d+, con partenza dal bosco della macchia della MAGONA a Bibbona.

🌳 Un trail considerato di media difficoltà e che, per me, è stato molto divertente (anche per la compagnia) ma impegnativo, considerando che era il mio battesimo. Abbiamo percorso i sentieri della bellissima macchia della MAGONA, guadato torrenti in piena, salito tre colli alternando pezzi di salita e discesa dura e scivolosa nel fango a saliscendi più dolci o risalito ruscelli. Sicuramente, senza aggregarmi non avrei scoperto questo percorso così entusiasmante.

Per la prima volta ho indossato il mio camel bag (ben pieno d’acqua, visto che🍶non erano previsti rifornimenti idrici lungo il percorso) contenente anche un telo termico; un fischietto; il mio cellulare; Kway antipioggia (il tempo di questi giorni non è al top) e qualcosa da mettere sotto i denti.

Per l’occasione ho inaugurato anche le mie scarpe da trail che si sono comportate egregiamente sostenendomi su ogni terreno.

Ho raccolto un po di fango!

L’esperienza è stata fantastica. Ringrazio tantissimo i Survival trail running di Livorno tra cui Riccardo, Alessandro, Gabriele ma non solo loro, sia per organizzare queste uscite ma anche e soprattutto per avermi ospitato, sostenuto, aspettato e consigliato.

Veramente una ottima compagnia, ingradiente fondamentale per star bene, divertirsi, imparare, confrontarsi. Sicuramente un’esperienza entusiasmante, dura, (forse potevo cominciare con qualcosa di più Soft) ma ne è valsa la pena, anche per il porta e condividi finale, terzo tempo per concludere al meglio la mattinata.

Survival, Magona trail autogestito 22-12-’19

 

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ULTRA.....FINALMENTE di Alessandro Tonelli

La mia letterina a Babbo Natale 🎅 l'ho scritta dopo la UTLO di metà ottobre.

Il desiderio era quello di diventare ULTRA entro il 2019.

Fisso nella mia testa una data 24/12/19 sperando di arrivarci in discreta forma e con un clima decente ( non indispensabile comunque ) visto che la mia amata terra é molto fragile dal punto di vista idrogeologico. Indovinate.....ma la Liguria è ovvio.

Intanto mi alleno ( per modo di dire, visto che le mie uscite non sono mai piu' di una a settimana ) con il gruppo labronico dei Survival Trail Runners di cui faccio parte da circa due anni. Tanti trail autogestiti che mi permettono di avvicinarmi a questa distanza.

Approfittando delle feste natalizie la scorsa settimana riesco a fare due uscite. 

La prima con il mio mentore Gabriele Ianett, esperto ultra runner che mi porta sui Monti Pisani ( un bel 37 km con circa 2000D+), la seconda con l’amico Riccardo Ageno, autentico genio del male per quanto riguarda i dislivelli.

E cosi’ accumulo in queste due uscite 61 km e circa 3000D+.

Il 23 dicembre faccio visita al mio fisioterapista di fiducia Maurizio Vannini per un massaggio leggero giusto per levare un po di scorie dalle gambe. Guardo le previsioni meteo e sono ottime.

Ok domani è il mio giorno.

Alla sera inizio a preparare meticolosamente il vestiario e il cibo da portare via.

Tiro fuori dalla scarpiera le mie vecchie Salewa con le quali ho iniziato a correre in maniera seria. Saranno loro ad accompagnarmi in questo viaggio. Glielo devo dopo oltre 1000 km di boschi, pietraie, fango e torrenti.

Anche la scelta della maglia non è causale.

Quella dei Survival la utilizzo nelle manifestazioni ufficiali e nei trail autogestiti. Per la mia piccola impresa scelgo quella che mi ha dato più emozioni visive quest’anno. E non ho dubbi che sia quella dell’Hannibal Sky Race.

24 dicembre 2019

Sveglia alle 6,45 con una bella colazione a base di caffè americano e fette biscottate con miele e mandorle.

La giornata è limpidissima ma fredda, quando esco di casa ci sono 6°.

Ore 8 salgo in macchina per raggiungere il luogo di partenza.

Musica a palla per caricarmi. AC/DC e The Doors. 

Roba strong che spacca i timpani . Durante la corsa non amo ascoltare la musica, quella viene sostituita dai suoni di madre natura.

Arrivo al punto di partenza. Centro Sportivo Montagna accanto ad un luogo a me caro, lo stadio Alberto Picco.

Alle 8,20 inizia ufficialmente il mio personale Trail Golfo dei Poeti. Anche il percorso ha un suo perché’ trattandosi di una delle maggiori manifestazioni di Trail nella mia regione. Gioco in casa. Tutto sembra a mio favore……BUM e VIAAAA.

Dopo un primo km di asfalto si gira attraverso uno dei maggiori simboli dei Trail liguri : LE SCALE ( decine….centinaia….)

Attraverso il borgo di Coregna direzione Campiglia. Finalmente al 2 km si entra in territorio selvaggio attraverso il sentiero 527. 

Dopo circa 5 km raggiungo Campiglia e sono salito già 400 metri. Dalla piccola piazza la vista spazia sul Mar Ligure mentre il sole è ancora leggermente nascosto dal suo promontorio.

 Ora si va giù attraverso il discesone delle strade bianche e in un punto preciso ricordo ancora il primo incontro del 2017 con i Survival. Mi sfrecciarono davanti Riccardo e Carlo con i loro sandali. Gli promisi che mi sarei fatto sentire…. e mantengo sempre le promesse.

La storia con il gruppo Survival inizia proprio qui....quanti km....quante salite 😅

Il ricordo vola via e raggiungo Portovenere dopo 14 Km in poco meno di due ore. L’odore salmastro del mare freddo raggiunge le narici... che bella sensazione. 

 Primo rifornimento idrico, la temperatura si è alzata a 13°e quindi mi levo la maglia termica, in previsione di affrontare subito dopo la salita soprannominata “microonde”.

500 metri di salita con pendenza del 29%…..muretti a secco che in estate cuociono chi li attraversa ; fortunatamente oggi sono percorribili agevolmente… ma la salita è parecchio impegnativa. Si sale di altri 160 metri.

Finalmente raggiungo l’Alta Via delle 5 Terre (AV5T) per tornare verso Campiglia. Questo tratto è assolutamente spettacolare. Il percorso ci porta direttamente ad ammirare le scogliere a picco sul mare per un lungo tratto. Autentico must del Trail Golfo dei Poeti.

Raggiungo finalmente Campiglia ( siamo circa al 18° km ). Secondo rifornimento idrico. Gambe e testa girano a mille…..  ( entusiasmooooooo !! direbbe la mia amica runner Caterina )

Attraverso single track e….. scale scale scale scale… raggiungo la Chiesa di S. Antonio dedicata a tutti gli Alpini. 

C’è una piccola fontanella e malgrado le borracce siano quasi piene, le riempio fino all’orlo ( si apre un altro flash nella mia testa con le parole di un altra cara amica, la zia Cristina, che prima di affrontare la salita sul Faeta nei monti Pisani mi dice “ rinuncia a tutto mai all’acqua “ ). 

Dopo la palestra nel verde raggiungo la località Telegrafo, passando vicino al Menhir del Diavolo ( sacro e profano si mescolano spesso nei Trail 😇😈 ), e qui metto in funzione la mia applicazione GPS in quanto entro in territorio sconosciuto.

Inizia una lunga discesa tecnica dove mi diverto parecchio...i km scorrono veloci 25...26...27...poi un lungo tratto pianeggiante con vista panoramica sulla prima delle Cinque Terre : Riomaggiore.

Incrocio il sentiero 501 che si inerpica in direzione Monte Galera quando all’improvviso al km 29 le mie gambe diventano due blocchi di marmo. 

Ma come !!!! ... tutto sta funzionando a meraviglia e voi volete abbandonarmi così....keep calm. 

Sono le 13 così decido di fermarmi e fare una pausa. Cambio di abbigliamento, generosa bevuta e pranzo a base di parmigiano e datteri. 

Il percorso prosegue ancora in salita, un altro bello strappo di 150 metri ma l’energia è tornata a pieno regime fortunatamente.

Il giro originale ( 48 km ) prevede la deviazione per il Monte Galera e il paesino di Codeglia, evito di proposito questo anello calcolando ad occhio la sua percorrenza senza però compromettere la distanza per diventare ULTRA ( 42.195 mt ). 

Siamo nei giorni più corti dell’anno, ho con me la lampada frontale nel caso dovessi fare più tardi... ma ci tengo a passare il Natale con la mia famiglia 😅 e quindi taglio per arrivare prima... inoltre un aperitivo pre natalizio mi attende con gli amici.

Dopo tante salite e migliaia di gradini mi ributto a capofitto nei sentieri coperti di foglie, le scarpe zampettano ancora in qualche residua pozzanghera poi come mi capita spesso finisco in crescendo.

I tanto agognati 42.195 metri li taglio presso una piccola chiesa .

Vedo lo stadio in lontananza, le temperature sono scese di nuovo.... ma l’eccitazione è troppo alta per fermarsi...corro ancora e chiudo la mia scommessa percorrendo alla fine 44 km con circa 2000D+

Mi do un cinque da solo e alla fine brindo in solitaria sui gradini che mi hanno visto partire alla mattina.... logicamente con una gran birra del nostro sponsor.

Il 27 dicembre alla riunione di fine anno del Gran Consiglio i Survival Trail Runners avranno un altro Ultra al tavolo. 👍🏃‍♂️

“Tonno” membro dei Survival Trail Runners 💛🐗🖤

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