Scritto da Alessandro Tonelli. Pubblicato in Trail
Ci sono numeri che nell’immaginario umano hanno un significato particolare.
La paura ad esempio fa 90...😅
Così il 1 agosto dell’anno del Signore 2020 decido di sfidarla attraverso una piccola (“grande per me”) impresa.
L’anno in corso doveva confermare i buoni progressi fatti durante il 2019 e quindi tante iscrizioni a gare ultra come il Maremontana, il Mugello, il DXT, il Gran Trail di Courmayeur ect ect....
Poi è arrivato LUI....il maledetto COVID-19 che ha fatto praticamente saltare tutto.
E allora abbiamo preso due strade.
Una la riconferma per l’anno prossimo di alcune gare che non avevo mai fatto, l’altra è stata quella di ricevere i vari rimborsi.
E qui arriviamo al punto.....
Già smaniavo di rinvestirli... ma come ?
Ecco che su Facebook mi appare una cosa piuttosto particolare.... non è una gara ma un Camp formativo che si svolgerà in Val d’Aosta.
Chi pratica Trail a livello amatoriale come me non avrebbe aspettato altro visto che c’è sempre da imparare, soprattutto se fino ad ora ho fatto tutto da autodidatta.
Si parla di tecnica di corsa, di gestione mentale, di nutrizione pre e durante un UltraTrail, di abbigliamento sportivo.... insomma un sacco di cose interessanti.
Non dubito due secondi e mi iscrivo immediatamente visto che confermano le date malgrado l’ombra scura del virus che incombe sempre.
Poi arriva un attimo di esitazione.... e penso che caxxo ho confermato 🤔 sono 90 km da fare in due giorni consecutivi... accidenti!” !
Inizia ad insinuarsi qualche dubbio ma la frittata è fatta e non ho voglia di scrivere agli organizzatori che non me la sento.
Passano i giorni e intanto arrivano le mail di conferma sul luogo di ritrovo, sulla lista del materiale obbligatorio da portare e l’elenco dei partecipanti..... vabbè tuttal più mi farò dare la traccia del percorso e andrò al mio passo (penso)...
È così dicendo arriva il 31 luglio.
La settimana lavorativa l’ho organizzata in Piemonte in modo da essere vicino al luogo di ritrovo.
Arrivo nel pomeriggio accolto da una temperatura africana. Ci sono 32 gradi, il sole splende e mi concedo due passi nel centro di Courmayeur. Adocchio subito un negozio di salumi e formaggi che metto nel mirino per il ritorno. Sarà il premio come pacco gara penso 😂.
Gironzolo tra le strette vie del centro storico e mi fermo in una birreria che giudico ben fornita. Il mio fiuto difficilmente tradisce... ed ecco che attirati come delle api sul miele si avvicina un gruppo di Runner ( ormai li conosco a distanza..😂 ) quasi come se ci fossimo dati appuntamento.
Sono loro !!
Quelli del TRM ( Trail Running Movement ) che hanno iniziato precedentemente questa avventura ( 4 giorni con 170 km di percorrenza ). Ci presentiamo e sorseggiamo birra.. anche se uno prende del succo Ace e lo inquadro immediatamente come ET l’extraterrestre 👽.
Si rientra in B&B e ceniamo tutti insieme.
Quello che doveva essere un momento spensierato si rivela un supplizio ascoltando tutte le gare alle quali hanno partecipato gli elementi a tavola.
Il più scarso ha fatto corse da 120 km... io appena 4 da poco oltre 40.
Si parla di Tor des Geants da 350 km, di Bora, di Adamello fino agli istruttori che hanno partecipato alla Transpirenaica da 900 km con 55.000 D+. Tutte corse epiche !
Si parla anche di alimentazione per endurance ( gente che fa centinaia di km 🥺 ), di microchip sotto pelle per studiare le reazioni scientifiche e fisiche degli atleti.
Li ascolto e mi sembrano tutti marziani...non trovo nessuno sorpreso come me e sale l'agitazione che cerco di mascherare il meglio possibile.
Non dormo bene i dubbi diventano quasi certezze... cosa ci faccio io qui ? Vabbè...
La partenza è fissata per le 6.30.
Partiamo al passo per raggiungere il centro di Courmayeur e il buon Manuel, ci mette il “carico” come a briscola raccontandomi alcuni aneddoti della sua Marathon des Sables ( 240 km nel deserto !! ).
A questo punto mi sento mezzo spacciato ancor prima di iniziare.... 90 LA PAURA 😱 eccola.
Nel materiale obbligatorio sono vivamente consigliati i bastoncini che per abitudine non porto quasi mai. Seguo comunque il suggerimento e scelta non fu più azzeccata.
Le salite non mancheranno, anzi iniziano immediatamente per raggiungere uno dietrol’altro due rifugi ( Bertone e Bonatti ).
Mi sento bene è appena spiana inizio a correre lungo i single track, la fiducia si è di nuovo impossessata di me ma ho fatto solo una decina di km 😂.
I paesaggi mozzafiato aiutano il cervello a gestire la fatica. Si inizia ad entrare in confidenza con il gruppo.
Ci sono due autentici “eroi” Francesco e Vito che sono partiti da Bari per una toccata e fuga come dicono loro. Appena terminata la due giorni partiranno immediatamente per tornare in Puglia sciroppandosi oltre 1000 km. Il tempo di una doccia 🚿 e via...
La passione prima di tutto scrissi in un precedente articolo.... e questa è la testimonianza reale.
A pranzo sostiamo vicino ad un supermercato.
I prezzi sono da ristorante stellato ( compro un etto di bresaola ad € 8,70 ! ) ; una birra media costa circa 10 €. Un piatto di pasta precotta mi dicono 28 €.... 😱😱
Il tempo è favoloso ma il caldo è incessante.
Il gruppo che è al terzo giorno di marcia lo accusa ma nessuno si tira indietro... figurarsi io che sono fresco come una rosa🌹.
Stringo i denti e arriviamo verso Champex-Lac, l’orologio segna 46 km ma non siamo ancora arrivati... ma come !! Non dovevano essere due tappe da 45 ?
Eh....ma nel Trail alcune cose sono relative 😅 e dobbiamo sopportare ancora pochi km per arrivare nel nuovo B&B.
Spartano ma pulito. Docce e camerate in comune. Anche questa è una nuova esperienza. Spero vivamente che nessuno dei miei compagni russi e fortunatamente sono accontentato. Una bella doccia calda ristoratrice e sono pronto ad accomodarmi a tavola. Fame da lupi neanche a dirlo....
Alla vista del primo piatto il morale va sotto i tacchi; un semplice conssome’ ... brodo con due verdure che galleggiano tristemente a bordo razza 😭😭😭😭.
Ehiiii ho fatto quasi 50 km !! Voglio una mucca da mangiare....ci siam capiti ?? !!!!!
La situazione migliora decisamente quando iniziano a portare delle coffe di riso con servito a parte del ragù alla bolognese.
Riso e quintali di pane vengono divorati insieme a dell’insalata condita con le classiche salse franco svizzere.
La birra non manca e siamo felici.
Sono davvero contento di questo primo giorno dove ho assimilato tanti consigli dal Team TRM.
Cristina, Marco e Michele sono davvero dei gran professionisti.
Alle 20.45 siamo a letto e si spengono le luci.
⏰ puntata alle 3.50 visto che alle 4.30dobbiamo metterci in marcia.
Click 💡⚫️..... 90 LA PAURA 😮
La vera prova del 9 sarà domani .
Il primo giorno ero sicuro di portarlo a termine ... ma domani come staranno le mie povere gambe ?! 😑
È così arriva l’ora di alzarsi.. una bella lavata con acqua fredda per svegliarsi meglio e un abbondante colazione per ricaricare le batterie.
Luci frontali accese e si riparte.
Con mia sorpresa le gambe reagiscono bene durante i primi km e questo è di buon auspicio.
Superiamo diversi corsi d’acqua per arrivare in cima ad un passo dove assistiamo ad un alba strepitosa.
Il sole fatica ad attraversare delle nuvole grigie che incombono minacciose.
Il meteo dovrebbe salvarci fino alle 11/12. Poi danno pioggia e quindi si studia un eventuale alternativa per evitare una delle 3 faticose salite che ci attendono oggi.
Tre strappi da 7/800 mt che metteranno a dura prova i nostri polpacci.
Nell'ordine Bovine, Catogne e dulcis in fundo il Tete' aux Vents.
La bellezza del paesaggio fa luccicare gli occhi .... Il magnifico ghiacciaio del Argentiere e la vista sul Monte Bianco che piano piano scompare tra le nuvole.... Appena in tempo che fortuna 🍀.... le previsioni meteo ci hanno graziato tutto il giorno ed il percorso originale non ha subito variazioni.
Scatto foto e filmo senza tregua 😂 .. il manicotto Survival lo piazzo davanti a ghiacciai e montagne...penso a quanto sono felice di aver intrapreso questo sport e stile di vita e quando vedo Chamonix ai miei piedi arriva un po' di emozione ...inizio a correre staccando leggermente il gruppo che ride quando vengo richiamato all'ordine 😂😂... Stavo sbagliando sentiero dalla fretta....
Ormai mancano pochi km nei quali Marco ci racconta l'emozione che ti da' l'Ultra TRAIL del Monte Bianco quando arrivi in paese tra due ali di folla che applaudono dal primo all'ultimo corridore. Già mi immagino nel 2021...
Arriviamo nella piazza del paese ci abbracciamo e ci complimentiamo tutti... foto, birra e la conquista della maglia Mont Blanc.
Sono ancora in piedi... 90 non fa più paura.
Grazie a tutti...dal Team TRM ai miei straordinari compagni di viaggio.
Capitan Tonno non molla
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Scritto da Fabiano Picco. Pubblicato in Trail
Tek Treh Vrhov - Corsa delle Tre Cime
58 Km
2900 D+
03 novembre 2019
Ultimo trail dell’anno. Sono contento perché prevedono brutto tempo, a me fare le cose facili non piace: mi piace tornare a casa infangato, con qualche graffio, sentire la terra e la natura intorno a me che si mischia alla mia, di natura.
Mi alzo la mattina con un bel mix di raffreddore e mal di gola, me li sto portando avanti da 2 giorni ma alle 4 e mezza di mattina possono risultare più importanti di quello che sono. Ci metto 5 minuti prima di decidere di non tornare sotto le coperte, prendermi un Oki Task e prepararmi alla partenza. Ovviamente 9-10 ore di pioggia e freddo risulteranno un toccasana e l’indomani starò sicuramente meglio.
Arrivo alle 6.20 a Nova Goriça, è buio, la partenza è in un centro kajak, di lato al fiume Isonzo, a 1 km dal confine. Pioviggina, non il “sbisìe”, più un “al nise” in friulano: quell’umidità densa che ti bagna senza che si senta un effetto pioggia. L’Isonzo romba, fa freddo, il cielo è buio e a me viene una tristezza pensando alle mie coperte seducenti che ho lasciato a casa… Entro a ritirare il pettorale, mi danno maglietta e una birra come pacco gara, agguanto la birra e ci rimango male… è calda… bhe, in effetti non avevano calcolato che a qualcuno gli venisse voglia di bersela prima del trail… dissimulo naturalezza e esco senza protestare. In 3 minuti il cielo è già un po’ più chiaro, vado verso la macchina, mi cambio e con la luce che ormai sta sovrastando la notte riprendo il buonumore.
Preparo il cappello, sapendo che dopo prevedono pioggia, non so dove infilarlo nelle tasche frontali dello zaino, alla fine me lo metto, anche se mi da fastidio tenerlo addosso se non piove.
Almeno un terzo dei concorrenti è italiano.
10 minuti alle 7, incontro due amici di corse, li saluto e mi perdo le spiegazioni tecniche sul percorso e le modifiche dell’ultimo minuto… capisco che ci sarà qualcosa che cambia sul monte Sabotino, ma sarà segnalato, ok.
Partenza, ho un concorrente davanti a me che tiene i bastoncini legati alla spalla in modo assurdo, con le punte che spuntano da sopra la sua testa di almeno 30 cm… dopo 50 metri prende con i bastoncini un ramo, carica il ramo in avanti e poi libera una frustata ad una potenza di 3000 Joule. Ovviamente mi arriva in faccia… per fortuna ho il cappello! La visiera smorza la botta, mi arriva una frustata all’occhio parzialmente attutita, mi porto la mano all’occhio, mi massaggio continuando a correre per 30 metri prima di capire che posso farcela… ritirarsi a 80 metri sarebbe stato un record…
La gara prevede un’andata sul versante est dell’Isonzo per 30 km, attraversamento del ponte e il ritorno sul versante ovest dell’Isonzo, nella parte finale saremo in Italia. Ovviamente con tutti i sali-scendi del caso. Dopo la partenza è subito sentiero, i primi 10 km quasi sempre dentro la trincea slovena. Trincea scavata nella terra, con tratti tra le rocce, buchi nel fianco delle montagne che fungevano da “cuccette” durante la guerra, sono passati anni ma a me fa sempre effetto pensare a ‘ste povere creature al freddo rintanate in questi buchi con i fucili in mano.
"Al sbisìe", quindi pioviggina un po’ di più, io sono con la mia maglietta, una pettorina leggera, i manicotti e i calzoncini corti, non che abbia freddo, ma quasi. Saranno 8 gradi in pianura, ma si sale.
A 10 km arrivo assieme ad altri corridori sloveni davanti a dei volontari, ci fermano, ci parlano in sloveno, non capisco cosa dicano… si entra in una galleria: ah ok, devo mettermi la luce frontale! 262 metri di galleria, si entra in un buco nella roccia largo 2 metri e alto meno di uno… devo accucciarmi… cammino a gattoni… gratto con lo zaino sul soffitto della galleria… FANCULO IO TORNO INDIETRO…ma siamo pazzi? 2-3 metri così e poi per fortuna la galleria si alza. Non da riuscire sempre a stare in piedi, ma ho meno sensazione di chiuso. In alcuni tratti si sale bene, su roccia scivolosa, c’è una corda in acciaio per aiutarsi. Io sono concentrato e procedo lento, per allontanarmi dalla sensazione di claustrofobia creatasi all’ingresso. Gli sloveni davanti a me si allontanano, urlando un "Uh-Uuuu" che rimbomba tra le pareti. Io cammino. Dietro a me ho una ragazza. Ora, sarà l’emozione, il freddo o la paura ma mi capita quello che di peggio si può fare in una galleria: spareggio… la ragazza dietro di me se ne esce con un “excuse me” e mi sorpassa a gambe levate. Probabilmente tutti quelli che passeranno dopo moriranno per le mie secrezioni gassose… la galleria non è ventilata, ovviamente…
Dopo 262 metri esco all’aria aperta, con un passaggio simile a quello di ingresso, devo riaccucciarmi per passare, ma adesso ho la luce davanti a me e passo veloce e coraggioso senza problemi, grattando comunque lo zaino sul soffitto.
Primo ristoro a 12 km, sto bene e sono nei tempi che mi ero prefissato.
Finalmente comincia a piovere. E si comincia a scivolare. Riesco a stare abbastanza bene in equilibrio, discese gustose con pietre, foglie e pioggia, ce ne vuole per stare in piedi ma ne esco indenne per vari chilometri.
Familiarizzo con un corridore friulano con il mio passo.
A 21 km finisce la salita, adesso avrò 8 km di discesa. Mi fermo, lego le scarpe più strette perché sento che mi si muovono le solette all’interno. Ciò nonostante un po’ continuano a muoversi, si accartocciano all’inizio delle dita quando c’è tanta discesa e freno, quando invece non freno si ridistendono. Dopo un po’ mi ci abituo e non le sento più.
Arrivo a metà gara che sono scivolato 2 volte sul pantano, appoggiando il sedere a terra e infangandomi un po’. Il detto “di rive ju ducju i sants a judin” (in discesa tutti i santi sono disposti ad aiutare chi è in difficoltà) funziona quasi sempre. Il 1° novembre era la festa dei santi, ovvio che il 2 novembre i santi sono ancora con i postumi dalle bevute del giorno prima e nessuno riesce a vedere di me…
Ristoro di 30 km, mi superano in 5, più veloci di me a mangiare. Io al ristoro non ho mai fretta, mi sembra che questi 3 o 10 minuti che sto fermo poi vengono ripagati, mi metto l’impermeabile e i guanti, fa freddo. E finalmente vedo il sole: al ristoro hanno la birra! (il mio di sole, mica quello metereologico...)
Parto di buona lena, 9 km di salita, mi supera uno all’inizio, dopo 5km lo riprenderò e ne riprenderò altri 3 che mi avevano lasciato al ristoro.
Mentre sono nel bosco sento un gonfiore sotto al piede sinistro, mi par strano. 2 giorni prima mi ero accorto di avere un doloretto sotto la pianta sx, il 2° e 3° dito erano gonfi… valuto se sto facendo danni irreparabili, non sento molto male ma è come una palla, inarco le dita e sento qualcosa sotto al piede: possibile che sia così gonfio? Che sia entrato qualcosa nella scarpa? Bho…
Avanzo 2 km e sento questo gonfiore dietro il tallone… ma cos’è? Guardo il tallone e vedo qualcosa di giallo che esce dalla scarpa… mi si sta sfilando la soletta per colpa della fanghiglia! Corro malamente senza appoggiare troppo la punta sx fino al ristoro dei 40 km, lì mi risistemo la scarpa e sono di nuovo un “pipin” (=sto friulano che continua ad uscirmi... traduciamolo come un leone, letteralmente sarebbe un bambolotto).
Un pipin anche perché mi bevo un’altra mezza birra. Cercherò di non ripetermi, ma c’è un ristoro anche a 46 km. E uno a 53…
Dai 46 km sto salendo sul monte Sabotino, la traccia GPS è sbagliata rispetto alle balise e quelle 2 parole che avevo sentito prima dell’inizio della gara mi fanno capire che sono sul percorso giusto, hanno modificato il percorso per motivi di sicurezza.
A 50 km entro nella trincea italiana, i muri sono in pietra ed è decisamente meglio conservata, mi parte un brivido che corre su tutta la schiena per la sensazione di ansia e di tristezza, per fortuna le sensazioni vengono smorzate dalla musica in lontananza che arriva dall’ultimo ristoro, arrivo a 53 km, cevapcici, birra, ubriachi che cantano e urlano… assaggio tutto e parto lasciando un pezzo di cuore. Discesone parzialmente impantanato, si scivola anche se non piove più da un paio d’ore. Ad un certo punto scivolo bene… il piede che stavo alzando scivola di 20 cm in avanti, lo alzo troppo tardi, inciampo su un sasso sporgente e spicco letteralmente il volo… in aria il tempo non scorre: guardo il sentiero stretto sotto di me, sui lati c'è erba. Ma al centro del sentiero c’è un pietrone, in una frazione di secondo mi assetto per appoggiare contemporaneamente ginocchia e gomito destro, atterro su 3 punti, poi spancio e abbraccio con entrambe le braccia il pietrone, a 2 cm dal mio naso, che blocca la mia discesa. 1 secondo, sembra tutto a posto, 2 secondi, sento un doloretto al gomito, 3 secondi, il doloretto non sembra gran cosa, rotolo a dx sull’erba e mi alzo. Camminucchio per 2 minuti riconsiderando cos’è appena successo prima di ripartire in velocità. Tutto "bene". Ormai sono arrivato. Volo verso il traguardo. 34° su 62 (le malelingue diranno che ho perso 33 posizioni rispetto al trail precedente. Adesso, non è che posso vincerle tutte, eh…).
Divertito, infangato e mi sono anche dimenticato il bagnoschiuma… doccia di sola acqua e scalpello.
60 km e 2900D+ effettivi, 9 ore e 34 minuti di felicità.
S1 ULTRA - La Corsa della Bora: preparati, che arrivo.
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