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Sacred Forest Short Trail di Caterina Pagano

Sacred forest short trail

Sciropparsi tre ore di macchina per correre 14 chilometri? Yes we can!! Ma per un motivo più che nobile: il rientro ai trail del mio consorte-marito-compagno di vita- di corsa-di trekking ecc..(non di arrampicata, ma ci sto lavorando! ;P ) Ivan. Riprendere con 25km mi sembrava decisamente scortese verso le sue caviglie, quindi, vedendolo motivato, ho pensato che la cosa migliore fosse assecondare la sua inclinazione: Sacred Forest Short Trail, non ti temo!

Brevi cenni sulla sede del trail, Badia Prataglia: un luogo ameno in una foresta grandissima e verdissima, che col sole deve essere qualcosa di spettacolare. Noi sole non se n'è trovato, ma ci accontentiamo.

Brevi cenni sui presenti e su come funziona una trasferta Survival.

È una cosa seria: organizzazione ferrea, dieta morigerata e rigore militare sono imprescindibili.

Eccoci dunque: Cate (io ) e Ivan , Baldo, Age, Salvo dal sabato sera; Anima Nera (aka Alessio) , David (che non è un survival ma si è amalgamato bene) Marco ( survival ma lo conosco poco) Cristina dalla domenica mattina.

Una serata Survival pregara è già di per se’ un’impresa, per i litri di birra che scorrono (questa cosa del carico dei carboidrati ci è un po’ sfuggita di mano), per il clima da gita di terza media ( censura censura!), per le cibarie assolutamente casuali ingurgitate che si riproporranno, immancabilmente, nelle più svariate forme, tra la notte e la mattina in gara. La ciliegina sulla torta resta comunque la notte. La notte! Il sonno! Baudelaire dice sul sonno: avventura sinistra di tutte le notti. Ma il sonno va conquistato...e qui si riconoscono i survival più tenaci.

I veri eroi sono loro: sprezzanti delle temperature polari di questo strano maggio, incuranti della pioggia battente, Age, Baldo, e Mr B Aka Salvo decidono di dormire in tenda, poi visto il diluvio optano per l'auto, ad eccezione di Brown (mrB). Baldo dice di aver provato a svegliarlo, ma invano.

Io e Marito invece optiamo per un più confortevole agriturismo  col riscaldamento appalla e coperte pesanti. Comodoni..Persino la colazione strafiga con vista sulla foresta..

MA non divaghiamo. Parliamo del bosco.

Brevi cenni sullo short Trail (essendo 14km non è che si possa scrivere tantissimo)

Una figata pazzesca. Perchè??? Perchè è organizzato strabene, e se devi affrontare 14km lo prendi davvero come una goliardata. Corri,  ti godi la foresta più bella mai vista, corri ancora, ti rotoli nel fango con caparbia soddisfazione perchè in così pochi chilometri non ti verranno le vesciche nei piedi. Puoi concederti il lusso di pestare tutte le pozze , pozzanghere, laghetti, ruscelli, rigagnoli, stagni, torbiere, insomma, puoi razzolare in tutto il viscidume che vuoi senza preoccuparti della minima abrasione. Se ci penso quasi mi commuovo: il tempo ci ha graziati, non si è preso ne’ freddo ne’ pioggia; una nebbiolina mistica ha avvolto i tronchi secolari, ed era così mistica che mi ha completamente distratta dal dislivello e dal tracciato. Ero così concentrata sul “ploci ploci” delle scarpe sul terreno appiccicoso, meravigliosamente melmoso, che non ho la minima memoria delle salite e delle discese, ma solo dell’incommensurabile bellezza di eterni faggi e abeti, del tappeto soffice e profumato di foglie, e delle goccioline d’acqua che  filtravano qua e là’, mentre noi zampettavamo un po’ scivolando in salita, un po’ in discesa. Penso di non aver quasi sentito la fatica, o magari l’ho sentita, magari ho pantaffiato con la mia solita cadenza da novantenne asfittico e le mani intrecciate dietro la schiena, ma era così tanta la gioia di essere li’, con Ivan, e poter condividere con lui una così sovrabbondante bellezza, che tutto il resto è finito in secondo piano. C’era solo la foresta nebbiosa e profumata. Impossibile non innamorarsi. Questo è Love Trail con la L e la T maiuscole.

Detto ciò, giusto il tempo di pensare concretamente a questo brainstorming di positività silvestre che ,ahimè, la gara si è conclusa. Siamo anche arrivati al termine della corsa con dignità: io sono più lenta di marito in salita, lui è una tartaruga (più di me) in discesa. Ci bilanciamo, perfettamente, eppure non siamo nemmeno arrivati ultimi. Trail in coppia ampiamente superato!

Al’arrivo, giusto perchè abbiamo avuto la fortuna di non prendere pioggia, la sorte ci ha accuditi con una doccia bollente e un degno pasta party per recuperare le 12 calorie consumate.

I nostri amici purtroppo -chi più chi meno- pioggia ne han presa, e anche freddo , nebbia, grandine...insomma, hanno affrontato la furia degli elementi da veri survival e hanno superato brillantemente questa prova,Anima e Baldo nella 25km, e Age e Salvo e Cristina nella 50, trasformata in 52 per via del maltempo.. Onore a tutti insomma! E alla prossima trasferta!!!

Pace Amore e Sassi e Scale per tutti!

Cate

 

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Ultra Trail del Mugello 2019 di Gabriele Ianett

Ultra Trail del Mugello 2019 

La Badia di Moscheta è un piccolo Borgo costruito intorno agli anni mille dai monaci Benedettini. Sappiamo come i monaci non fossero sprovveduti nella scelta delle loro location e anche in questo caso hanno saputo scegliere bene, molto bene. Siamo nel cuore del Mugello in un posto da favola, apparentemente immerso nel nulla ma in realtà immerso nel tutto. I sentieri disegnati su queste montagne percorrono tratti di bosco di indescrivibile bellezza. 

Attraversando Faggete, Abetaie e Castagneti, alternando creste a vallate, ci imbattiamo continuamente in paesaggi di rara bellezza. Tutti i nostri sensi sono coinvolti. Come affreschi esposti in un museo, siamo rapiti dalla bellezza dei loro equilibri di colori e di forme, così come dai loro dettagli di torrenti, cascate e rocce. 

E poi ci sono i profumi, profumi d’Appennino. Due respiri e tornano vividi alla mente ricordi, sensazioni immagini d’infanzia.

In un contesto come questo potrebbe sembrare facile disegnare un Trail. In realtà non è così. Bisogna saper miscelare salite a discese, single track a forestali, tratti facili a tratti impegnativi.  Chi ha disegnato questo Trail è stato un artista, e così come un pittoreha usato questi monti come tela e la sua fantasia come pennello.

Era già da un paio di anni che volevo fare questa gara, ma non ero ancora riuscito a darle il giusto peso. In realtà nemmeno quest’anno era in programma, ma alcuni cambiamenti in corso d’opera e soprattutto il richiamo del gruppone Survival, hanno creato l’occasione. 

Decido di iscrivermi alla lunga pochi giorni prima del sold out. La reputo un buon allenamento in vista della LUT di fine giugno. Nasce subito la chat dei Mugellanti, un luogo virtuale che trasuda ironica paura mista a reale terrore, goliardia, amicizia, condivisione e chi più ne ha...ecco se le tenga per sé, perché ce ne abbiamo già messe noi financo troppe 😂.

Vi presento lo squadrone:

  • Quattro moschettieri per la lunga: io, Age, Mr.Brown e Flavio  IMG 20190428 054306

  • Cinque moschettieri per la corta: Cate, Carlo, Anima, Padre Def e Tonno

Più parenti annessi.  

I nobili dormono nel B&B (Age e Tonno)...brutta gente. I disagiati in tenda (Cate&Ivan, Padre Def e Mr.Brown). I pezzenti, in macchina (io, Carlo,  Anima e Flavio).

La partenza della lunga è fissata per la domenica mattina alle 06:00. La corta alle 09:00, comodi loro...

Arrivo a Badia di Moscheta il sabato pomeriggio verso le 18:00. Inizio ad incontrare i ragazzi del gruppo. Mancano solo Cate&Ivan. Salgo alla Badia a prendere pettorale e pacco gara. Nei 200m di stradello che separano il campeggio dalla Badia, si capiscono subito la bellezza e la profondità del luogo. IMG 20190427 184125

 

Organizzazione Top. Si vede subito. Controllo materiali più ritiro di pettorale e pacco gara in circa due minuti. Il pacco gara pesa 2 Kg...sembra la busta della spesa.

Il gruppo si completa. Cate&Ivan arrivano e in un tempo lampo di 45 minuti riescono a montare la loro tenda, grazie all’aiuto di Mr.Brown e soprattutto all’occhio vigile di tutto il resto del gruppo: che merde!

Saliamo nuovamente alla Badia, ma questa volta per la cena. Il Carboload è rinviato alla prossima gara...stasera ciccia. Peccato di gola, pagato il giorno dopo in gara. Qualche litro di birra e siamo pronti per la nanna, ognuno nel proprio loculo secondo la suddivisione per caste vista prima.

Dai racconti degli anni precedenti, la notte a Badia di Moscheta è proverbiale per il freddo. Quest’anno no, anzi, fa quasi caldo. Dormo gran parte della notte fuori dal sacco a pelo... anche perché un primo strato ce l’ho per natura.

Ore 4:45 suona la sveglia. Schizzo nei bagni e inizio a vestirmi. Mi preparo la colazione nel bagagliaio della macchina: The verde bello caldo e tigelle con la cioccolata. Toppeeee

L’aria è umida ma non fredda. Decido di mettermi maglia a maniche corte con manicotti in aggiunta. Nuovo antivento smanicato della Biotex, ottimo acquisto. I bastoncini invece sono rimasti a casa, purtroppo...scelta sbagliata.

Alle 5:45 siamo in zona partenza. Lascio lo zaino nello spogliatoio e raggiungo gli altri davanti al caratteristico focolare, uno dei must di questa gara.

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Mancano 5 minuti alla partenza e lo Zornda inizio al briefing “...le previsioni non sono delle migliori, ma non pioverà. Copritevi bene perché in quota troverete nebbia e soprattutto parecchio vento”. Ecco, su nebbia e vento c’ha azzeccato!

In bocca al lupo di rito, conto alla rovescia e si parte. Subito in salita. 

Sapevo di una gara dove non si tocca mai l’asfalto, e ad eccenzion fatta per un attraversamento di strada, sarà proprio così.

Sapevo di una gara dove la maggior parte delle salite sono corribili, e ad eccenzion fatta per alcuni strappetti, per i più allenati sarà proprio così.

Sapevo di una gara che si svolge quasi interamente nel bosco, e ad eccezion fatta per alcuni tratti di cresta, sarà proprio così.

La prima salita è su sentiero che sale costante per 5Km con un D+ di circa 500m. Si lascia correre molto bene e quindi bisogna stare attenti a non farsi fregare. La tentazione di spingere è forte, ma la trattengo e cerco di tararmi sul mio miglior passo “senza sentire fatica”. La gamba sembra girare bene. La temperatura per il momento è gradevole. 

Dopo la prima ora di gara un volontario assai gentile mi informa sulla mia posizione: 21esimo a 20 min circa dal primo. La cosa mi piace: l’essere intorno alla ventesima posizione, intendo...il distacco dal primo è una di quelle variabili che il mio cervello non prende nemmeno in considerazione.

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Subito dopo iniziamo un tratto di salita leggermente più impegnativo e qui focalizzo l’errore di non aver portato (volutamente) i bastoncini. Il tratto è breve, poi iniziamo un mangia&bevi di saliscendi con tendenza a scendere. Troviamo nebbia e vento in quantità tali da soddisfare anche i più esigenti. Sono con un gruppo di ragazzi che hanno un ottimo passo. Le mie gambe girano bene, sono contento. L’obiettivo è di finirla in 8h massimo 8h30’. Comincio le prime proiezioni che mi porterebbero all’arrivo addiritturain 7h30’. Presto, prestissimo per dirlo, ma mi sento bene, non sto forzando il passo, quindi il morale si alza. Ci sono due ragazzi dietro di me che schiamazzano in inglese. Li sopporto per alcuni minuti, poi diventano fastidiosi. Mi innervosiscono togliendomi la concentrazione. Però hanno un buon passo, quindi per la mia incolumità mentale decido di rallentare e farli sfilare via. Mi accoppio ad un ragazzo che segue poco più indietro e scopro che anche lui è vittima della mia stessa decisione. Prendono vita pensieri da Bastardi Dentro...tanto quel fiato vi mancherà e dopo vi riprendo...e invece no, loro arriveranno ventesimi con un tempo prossimo alle 7h30’. Però c’avevo visto bene, quello era il treno giusto in cui stare per centrare l’obiettivo delle 7h30’. 

Ma purtroppo dopo pochi Km vengo espulso violentemente fuori da quel treno. In un tratto di discesa, come di consueto, arriva la defecathio. Questa sì che è più puntuale dei treni. Decisamente. Provo a resistere sperando che lo stimolo rientri, ma capisco subito come il filetto mangiato la sera prima non voglia più stare con me. E si incavola pure. Cerco il bagno e lo trovo su un’ampia curva intorno al Km11. Il Pit Stop è piuttosto lungo, circa 5min. Nel frattempo passano una ventina di persone. E il mio treno se ne va. Riparto cercando di tenere a bada le pulsioni di rincorsa. “Gestisciti Gabriele, gestisciti!!” è il mantra. Però davanti a me vedo vagoni di persone e quindi il mantra lo mantrugio un po'. La gamba non è più quella di prima. Sto recuperando, ok, però le sensazioni non sono più le soliteQuesto mi suona come primo campanello d’allarme.

Passo del Giogo. Facciamo un paio di km fuori dal bosco, attraversando un bellissimo prato. Alla fine di questo tratto, rientriamo su forestale e giriamo a sinistra, incoraggiati da simpaticissimi volontari armati di campanacci e vari strumenti da confusione.

Primo ristoro (Km18). Ci arriviamo dopo un tratto di discesa. Sull’ultima curva vedo un fotografo e mi viene spontaneo un salto stiloso. Il fotografo ringrazia. Mangio un po' di formaggio, rabbocco il comparto idrico e riparto.

Continuiamo a scendere fino a raggiungere il punto più basso della gara intorno al Km23. Attraversiamo una strada ed iniziamo una lunga salita che ci porterà dai 400m di quel punto fino ai 950m del Km30. Breve tratto di discesa e poi nuovamente salita per passare quota 1000m al Km35. Questo intervallo sarà il mio calvario. Al Km25 la proiezione è sempre di 7h30’, al Km30 la proiezione dice 8h, al Km35 la proiezione dice 9h. 

Sulla salita sento le gambe vuote, pesanti. Mi avrebbero fatto molto comodo i bastoncini, ma non li ho con me e ben presto questo diventa motivo di frustrazione. I miei compagni di viaggio prendono il largo. Inizia anche a piovere. Si presentano i primi dolori allo stomaco, ma non sono le ormai note avvisaglie da congestione. Rallento passo e respirazione, cercando di capire la problematica. La situazione peggiora ulteriormente...arrivano anche i crampi ai polpacci, insoliti per me. Situazione decisamente anomala. Il quadro clinico si completa quando inizio a vedere pallini luminosi. Quelli sono il sintomo più importante perché evidenziano un calo zuccherino...eppure io ho mangiato e bevuto regolarmente e come di consueto. Penso alla cena della sera prima ed al mancato carboload. Cominciano a vagare nella mia mente pensieri di ritiro, ma soprattutto prende corpo lo spettro delle 8h50’ che rappresenta il mio Tempo Limite Reale, detto ancheSoglia Leoncini. Andare oltre mi esporrebbe agli sberleffi...sberleffi??? Ragazzi avete idea di quanto mi avrebbe potuto prendere per il culo il Leoncini se ci avessi messo D+ del suo tempo dell’anno precedente? Meglio il ritiro, assolutamente!

Intanto la pioggia diventa per alcuni minuti grandine, salvo poi attestarsi su uno stato di semi-diluvio. E menomale che non avrebbe dovuto piovere...

Mi impongo la calma, mantengo un passo che mi consenta di rimanere lucido e su una frequenza cardiaca regolare. Mangio lo zenzero. Poi inizia il test degli alimenti: 

  • Barretta: no!

  • Frutta secca: ni

  • Cioccolata: èèè...èèè...

  • Miele: sììììììììì

La chiave ovviamente sono gli zuccheri, però si tratta di trovare la forma in cui il mio organismo è in grado di accettarli. Ai ristori mangio crostata e un po' di formaggio per reintegrare sali. Ogni 15-20 min do una ciucciatina al miele. Con i Km inizio a sentirne l’effetto benefico sul fisico. 

Ora devo continuare a lavorare sulla mente. Ho un flash su come molte volte nei Gran premi di Formula 1, situazioni di gara apparentemente compromesse, possano essere riprese anche negli ultimi giri. L’obiettivo, il segreto sta nel focalizzarsi sull’obiettivo. Essere ripreso dagli altri mi innervosisce e toglie concentrazione. Mi impongo di fregarmene. Il mio obiettivo non è un piazzamento in classifica, ma cercare di tagliare il traguardo in 8h massimo 8h30’. Tutti quelli che mi arriveranno davanti, semplicemente, saranno stati più bravi e quindi merito a loro. 

Funziona! 

Mi confronto con il GPS e faccio proiezioni circa ogni 15min. Sto recuperando, ce la posso fare. Siamo intorno al Km40 e ritorna la fiducia. La condizione fisica migliora in maniera esponenziale e nel giro di pochiKm ritrovo una corsa addirittura più efficace di quella della prima parte di gara

Gli ultimi 20Km saranno di puro godimento. La ritrovata condizione fisica influisce molto. Correre quando le gambe girano è bellissimo perché riesci a fare ciò che ti piace, ma è anche vero che correre per più di un Km di lato ad un torrente che sembra uscito da una favola, guadare non so quanti corsi d'acqua bagnandosi fin sopra le caviglie, passare sotto la monumentale “Cascata dell’Abbraccio”...diciamo che è più motivante e stimolante rispetto a correre in città, ecco.

Sulle salite continuo a perdere contatto da due ragazzi bacchettati, salvo recuperarli e staccarli in discesa. Tra questi c’è uno di nero vestito che non sprizza certo simpatia. In salita lo lascio passare tutte le volte: mai un “grazie”, un saluto, mezza parola. Ci sorpassiamo e controsorpassiamo una decina di volte. Alla fine però arriverà dietro...tiè

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Al Km54 inizia la parte più divertente in assoluto, un discesone di 3Km che ormai è diventato un fiume di mota. Non fango, proprio mota motosa. Nel centro scorre un piccolo fiumiciattolo, di lato è mota mista a foglie di castagno e qualche sasso. Scendere da lì è un equilibrio di follia e arte nel disegnare traiettorie. Se le gambe stanno bene e la testa pure, il divertimento è garantito. Io ed un altro pazzo ci buttiamo giù come matti e non ho idea del numero di persone che riusciamo a sorpassare (tra cui l’AllBlack). 

Finita la discesa motosa, scendiamo ancora 1Km su forestale prima di affrontare l’ultimo guado. Due volontari ci dicono che mancano soltanto 3Km all’arrivo. In realtà saranno 4. Guardo il GPS e mi accorgo che potrei stare addirittura sotto le 8h. Morale altissimo, vista anche la crisi superata. Quella forse rappresenta il più bel risultato della giornata. Comincio a spingere, le gambe stanno bene. In poche centinaia di metri stacco anche il ragazzo con cui avevo condiviso la discesa. Spingo più che posso, ma devo fare il conto con i crampi che tornano. Crampi latenti ovunque, anche nei peli. Cerco di correre su quel sottile equilibrio in cui avverti la puntura dell’acido lattico, ma non gli permetti di invaderti rendendoti un’ameba rantolante che si dimena di lato al sentiero. 

I 3Km sono quasi passati, ma ancora non siamo arrivati al campeggio...guardo il tempo e vedo tramontare l'ipotesi di stare sotto le 8h. Peccato. Nel frattempo arriva da dietro un ragazzo che sembra averne un pochino di più. Lo lascio passare. Mi prende cento metri di vantaggio che si porta fino all’arrivo. 

Finalmente vedo il campeggio. Una persona lungo il percorso ci incoraggia dicendoci che siamo agli ultimi 500m. Ed è vero. Piove forte, molto forte. Forse fa anche freddo, ma in quel momento non sento niente. Sono ancora nella configurazione iniziale, non ho messo nemmeno il guscio antipioggia. Ultimo strappetto dal campeggio alla Badia, salgo i 4 scalini che ci riportano sul selciato del borgo. Passo davanti al ristorante ed entro nella Badia dove faccio fermare il mio tempo ad 8h7’. Obiettivo raggiunto!!!

Mi mettono in mano una maglietta e soprattutto una birra. Ci chiamano a fare una foto ufficiale post-arrivo. Adesso incomincio ad avere freddo. Vado a fare la doccia. Siamo sotto il diluvio. La doccia è calda, ma fuori è freddo. Mi vesto con tutto quello che ho, ma non basta. Mi fiondo verso il Pasta Party dove trovo i cinque moschettieri della corta. Mangio e bevo come se non ci fosse un domani. Intanto smette di piovere e quindi possiamo tornare verso la zona arrivi per aspettare l’Age.

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Arriva anche lui motoso come un cinghiale e taglia il meritato traguardo. Vorrei aspettare anche Salvatore, ma ho freddo e comincia ad essere tardi per me, quindi saluto il resto della truppa e torno verso la macchina.

Finisce così anche questa avventura. Altra bellissima esperienza, altri insegnamenti acquisiti, altro mattoncino messo lì. 

Mi porto nel cuore la condivisione di tutto questo con i Survival: lo spirito e la semplicità con cui viviamo certe esperienze.

Mi porto nel cuore la soddisfazione di aver saputo gestire una situazione di difficoltà ed essere stato capace di rimettere in piedi una situazione apparentemente compromessa, centrando l’obiettivo che mi ero prefissato prima della partenza.

Mi porto nel cuore la bellezza di questi boschi con la solita gratitudine e consapevolezza di essere un privilegiato nel poter vivere certe emozioni.

Next Time...

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Abbots Way 2019 di Pietro Leoncini

Nel 2016 Bobbio – Pontremoli finisher in 22 ore.

Nel 2017 Pontremoli – Bobbio mi fermai al km 95 per un problema al ginocchio.

Nel 2019 Pontremoli – Bobbio, finalmente arrivato  a Bobbio ma come “scopa” in 31 ore.

Negli ultimi mesi ho ripreso ad allenarmi regolarmente, e sono riuscito a finire la Maremontana (65km) sano e salvo. Così decido di contattare Elio, uno degli organizzatori della Abbot’s Way, e chiedergli se ha bisogno di una scopa per tutto il tragitto della gara e cercare di finire quello che non sono riuscito a fare nel 2017. Mi conferma che saremo in tre a fare tutto il percorso e che solo da Bardi dovremo debalisare (levare le fattucce e le frecce che segnalano il percorso).

La gara si corre sabato 28 aprile. Venerdì esco dal lavoro alle 13 e alle 14 prendo il treno per Filattiera. Mi ospita mia nonna, Chiara, che abita lì con mia mio padre, Alvaro. Recupero il pettorare e poi ceno e a letto presto.

Il giorno dopo si parte dal centro del Castello di Pontremoli alle 7 in punto. Sono con Daria, una super atleta di Padova, mamma, infermiera e istruttrice di palestra. Come faccia a fare tutto rimane un mistero per me.

Ci mettiamo in fondo al gruppo. Manca Gigi che partirà con le staffette alle 8:30.

Il percorso è il solito di due anni fa, ma ci confondiamo con le frecce a terra degli anni passati e al km 2 sbagliamo strada. Ci accodiamo a due atleti che cammineranno per la maggior parte del tempo. Daria è una chiacchierona e io un gran ascoltatore. Passiamo i primi 35 km praticamente camminando. A Borgo val di Taro ci fermiamo a mangiare un abbonante piatto di pasta e una birra. Lasciamo andare i due camminatori, tanto li ribecchiamo. Me la prendo comoda. Mi sistemo i calzini, faccio due foto e mi rilasso. Arriva Gigi mentre noi stiamo ripartendo. 

Il tratto Borgo / Bardi passa via liscio, tra una chiacchiera e l'altra. A Bardi arriviamo a buoi verso le  21. Al ristoro, mentre mangio e mi cambio, mi assalgono pensieri negativi. Mi vengono in mente infortuni, cadute e il freddo che potrei patire. Mi demoralizzo un po' e decido di mollare. Daria insiste ma accetta la mia decisione. Mi viene in mente Gabriele che spesso quando mi vede cosi mi dice sempre: “sono solo pensieri”. Ok. Non riparto. In tanto mi cambio lo stesso come se dovessi riprendere la gara. Nel frattempo uno dei camminatori si è ritirato, altro è ripartito. Non ho dolori, perché dovrei mollare? Lo posso fare comunque dopo. Cambio idea e riparto. Aspettiamo Gigi. 

Alle 22 riprendiamo il servizio scopa io, Daria e Gigi. Da ora in poi dobbiamo pulire il percorso dalla fettucce.

La notte passa tranquilla. Ad ogni check point lasciamo il materiale raccolto. E ripartiamo vuoti.

 

Sul monte Lama tira vento forte, per fortuna il soccorso alpino ha montato una tenda, cosi ci ripariamo un attimo. Ci sono anche due ritirati. 

A Farini (km 95) arriviamo che albeggia. Purtroppo i volontari del ristoro stanno smontando tutto, ma un piatto di pasta ce lo fanno lo stesso. Anche qui diversi ritirati che aspettano di essere recuperati dall'organizzazione.

Da qui in poi il percorso per me è nuovo. Per arrivare alla Sella dei Generali ci spariamo un sentiero lungo 12 km che non molla mai, sempre in leggera salita che non ti permette di correre. Ce  la facciamo tutta camminando. 

Da Sella dei Generali si scende fino a Coli su sentiero roccioso o asfalto. Il terreno duro inizia a farsi sentire e cosi le miei ginocchia. Non riesco più a correre in discesa, solo in alcuni tratti in piano. Sono in difficoltà. Decido di mollare Daria e Gigi, ed anticiparli finché posso. Tutte le volte che arriviamo ad un ristoro riparto subito.

Gli ultimi chilometri sono una vera tortura per le mie articolazioni. 

Arriviamo a Bobbio in 31 ore, senza mai chiudere occhio. 

Sono soddisfatto e felice. Tutti ci fanno festa e ci ringraziano per il servizio reso. Ci offro birra a volontà e un passaggio a Piacenza per prendere il treno che mi riporterà a casa

Alla prossima. Pietro.

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Trail Sacred Forest 50k di Riccardo Ageno

Foto bellissime e un sacco di recensioni positive. Mi faceva venire parecchia voglia di farla questa gara, anche perchè da programma l'anno scorso sarebbe stata un mese esatto dopo al Mugello e un mese va più che bene per recuperare una gara ignorante da 60Km.
Così, a inizio anno, programmai Mugello a fine aprile e Sacred a fine maggio.

SORPRESA! Sacred spostato a sole due settimane dopo del Mugello. Il Mugello era l'obiettivo principale, ma va bene uguale: si farà, un po' stanchi e senza pretese, scaricando bene, ma si farà.
Allora inizia tutta la ricerca dell'albergo, il convincimento del mio fidanzato di trail Salvatore e della squadra per fare la gara con noi. Il posto è bellissimo, vale la pena portarci la famiglia, poi insomma a metà maggio si sta in maglietta la gente va al mare...

Faccio il Mugello in un tempo da lupi, e dopo la gara inizia il controllo del meteo per il Sacred. Nulla: a tre giorni dalla gara tre siti meteo su tre di quelli più affidabili mi danno diluvio universale. Tempo di merda, i bambini farebbero impazzire la madre al chiuso in un paesino di 3 gatti dove non c'è nulla da fare, quindi si procede a disdire l'hotel e io dormirò in campeggio (o in macchina) spendendo pochissimo.

 

Sabato si parte, io Salvatore e Francesco. Viaggio tranquillo, arriviamo a Badia Prataglia alle 6 di sera e si va subito a montare le tende. Già la salita della strada del campeggio ci dà un assaggio di cosa sono le foreste Casentinesi, della loro bellezza: da un tornante si scorge una delle "Tre cascate", uno spettacolo.

Montiamo le tende, ma predisponiamo le auto per il diluvio notturno che il meteo prevede da dopo mezzanotte. Scendiamo in paese e andiamo a prendere i pettorali: qui troviamo Ivan e Caterina (lui le ha regalato la gara da 14 insieme per anniversario di matrimonio) e l'inossidabile Cristina "Magda". Tante foto, Cristina ci saluta perchè è a cena da amici, noi iniziamo con un aperitivo a base di 6 birre da 66cc in cinque persone. Ovviamente i due ultratrailer (io e Salvo MrB) devono caricare più carboidrati in vista della gara, e quindi bevono di più. A cena il copione non cambierà: decidiamo di seguire i consigli di Gabri (e di qualsiasi libro di scienza alimentare sportiva) di fare un bel carico di carboidrati pre gara. Pizze e birre per tutti, ma poi il gestore a fine pasto ci offre una bottiglia intera di limoncello, e MrB decide di sfruttare la cosa. Tornerà in campeggio abbastanza provato e in tempo 5 secondi inizierà a russare in tenda in stato semicomatoso.
Talmente semicomatoso da non riuscire a essere svegliato quando, di lì a poco, parte il diluvio: io e Francesco si dorme in macchina, MrB non si sveglia e menomale che le tende di Decathlon sono impermeabili. Viene giù il mondo per un'oretta, e insomma non è che si dorma benissimo in macchina. Ma dormo. La mattina alle 6 sveglia, riti vari pre-gara, e si va giù a Badia.

La giornata, a differenza di quello che diceva il meteo, parte meglio del previsto. Dovevamo partire con la pioggia, mentre in cielo un timido sole ogni tanto fa capolino da delle nubi neanche troppo scure. Fa freddo, 4 gradi circa, ma stranamente non lo sento nonostante abbia addosso solo una termica leggera e la maglietta. Ritroviamo Cristina e Giacomo "Sup&Run", la mia lepre che mi ha sfiancato al Mugello. Un prete locale ci benedice e il Sacred Forest da 50Km parte alle 8 spaccate.

La gara parte in salita. Una salita corribile: sto bene, stamattina, a differenza del Mugello che sentivo che qualcosa non era proprio perfetto ( beneficio della cena carboload?), e corro. Non fortissimo come partimmo al mugello con Giacomo, lui parte fortissimo perchè va come le schioppettate, io mi tengo ad un passettino di corsa che mi permette di andare su di buona lena. Però questa, come tante troppe salite della gara, nonostante non sia ripidissima, sembra non finire mai. Dopo un chilometro ancora si sale. Dopo due km, tre, quattro si sale. E io già inizio a capire che non sarà una passeggiata: smetto di correre e inizio ad andare di camminata veloce. Man mano che ci si avvicina ai 1000m di quota si alza un ventaccio ghiaccio che non mi piace, mi da noia addosso, e quando quasi in cresta iniziamo a trovare cumuli di neve, decido che è arrivata l'ora di usare il mio antipioggia come guscio per ripararsi da congestioni ipotermie e robe varie. Ah bene! Ora sì che si corre bene, e oltre tutto dopo la prima salitona inizia una discesa altrettanto lunga e altrettanto corribile. Oggi, stranamente, vado meglio in discesa: sarà che le gambe sono ancora appesantite dal Mugello, ma il mio punto di forza oggi non sembra essere il d+ bensì il d-. Per un non ammortizzato minimalista come me trovare discese corribili su terreno morbido è una goduria, mi diverto e vado giù veramente forte: ne supero tantissimi, e ben presto mi ritrovo a superare anche Giacomo, che mi aveva staccato in salita ma in discesa non riesce a tirare troppo per via di una pubalgia che gli rompe le scatole.

Arrivare dietro a Giacomo e superarlo, vedere che oggi l'andatura la facciamo insieme e non la detta lui, mi da una carica di fiducia assurda. Inizio a tirare, iniziamo a spronarci a vicenda per poter tenere un ritmo che per me va più che bene. Sento che in salita sono stanco e lo lascio andare, ma sulle discese lo riacchiappo sempre, e siccome in questo momento della gara ci sono più discese che salita, per lunghi tratti gli sto davanti. Ma fondamentalmente, procediamo a braccetto. Nel nostro tira e molla si inserisce il mitico Omar Cai "Salatissimo", youtuber che ho scoperto essere un vero e proprio survivalista del trekking. Gli dico che i suoi video sono ganzissimi, e lo sorpasso mentre lui resta quasi stupito che ci sia uno a una gara che l'abbia riconosciuto.

Nello spettacolo della natura del Casentino, il nostro giro scorre alla grandissima. Perdiamo un sacco di tempo per fare un passaggio da un punto dove il fango ha praticamente reso impraticabile una discesa molto ripida che va percorsa in taglio: hanno messo le corde ma tantissima gente è in difficoltà. Io stranamente no, non procedo velocemente ma non scivolo e piano piano guado il fiume e riprendo su un sentiero corribile. Passato questo punto difficoltoso, si corre parecchio ma dopo aver fatto l'ennesima lunga discesa davanti, riparte la salita che porterà fino al terzo ristoro, nonchè unico cancello: la diga di Ridracoli al 24km.
E' forse lo strappo più bastardo di tutta la gara perchè in poco più di 2km si sparano 450m di dislivello. Ed io dopo pochi minuti passati a tenere il passo di Sup&Run e della coppia Omar+Amico, capisco che il loro passo non è il mio e che se voglio evitare di scoppiare come al Mugello è meglio scalare una marcia. Scalo e li lascio andare. La salita è bastarda, non ti molla mai, ma soprattutto comincia a cambiare il tipo di terreno: dalla morbidezza dei sentieri dei primi 20km si passa ad un fondo duro, pietroso, che non piace ai miei 3mm di suola e mi fa stancare ovviamente di più, ma è il mio prezzo da pagare per non farmi più male con l'ammortizzazione, l'ho accettato, lo so, e va bene così.

Quando spunto dall'altra parte del monte, arrivo sul lago artificiale creato dall'imponente diga di Ridracoli. In 2 km di sentiero a gobbe arrivo al ristoro del 24Km in 3ore e mezzo, un tempo ottimo per me anche se ho già messo in conto che la seconda parte di gara sarà più lenta, perchè dei 3000m di dislivello previsti, ce ne sono solo 1200 prima della diga. 
Faccio il check point e andiamo dal lato opposto, scendendo degli scalini di cemento. La discesa la faccio camminando, perchè mi metto a mangiare, e nel camminare lentamente osservo da lontano questa imponente opera architettonica. Un muro di cemento alto forse 50-100m che ha completamente bloccato il corso di un fiume, ai suoi piedi ancora blocchi e blocchi di cemento; mi metto a riflettere di come l'egoismo dell'uomo abbia devastato la natura, non vedo il bello della costruzione ma vedo la distruzione di ciò che c'era intorno, e la cosa mi mette un po' di magone.
Oltre a questo, il cielo inizia a diventare nero, e iniziano i primi scrosci di pioggerella leggera, per ora niente di che non mi metto neanche il cappello. Se continua così va bene. Iniziano le salitacce.

La seconda parte della gara è tosta tosta. La prima delle due salite finali è una sequela di pettate a tratti di falsopiano, tutte su terreno roccioso ed instabile. La fatica si fa sentire, ma sono un orologio: bevo sali ogni volta che scocca un quarto d'ora, mangio ogni ora con costanza, e la salgo tutta.
La discesa verso il ristoro dei 35km, che poi è al 37esimo, è una bastardissima sassaiola scivolosa, che mi rallenta, ma nei tratti dove riesco a correre stranamente oggi vado giù forte e supero ancora tanta gente.
Al ristoro sarei tentato di prendere del brodo, perchè nel frattempo il vento freddo ha ricominciato a sferzare, ma ho paura che introdurre cibo caldo in uno stomaco che sta bevendo e mangiando roba fredda senza alcun problema possa far peggio che meglio. Rifiuto ringraziando, carico l'acqua e riparto verso l'ultima salita, la più lunga della gara. In 10km faremo quasi 900m di dislivello, ed oltre tutto in mezzo a questi 10km c'è un tratto di discesa che sembra essere ripidino. Vedremo.

La salita che porta al passo Lupetti o qualcosa del genere è una maledetta bestia. Sale costante su una carrareccia larga in campo aperto. Ed è proprio in quel momento che, nell'avvicinamento ai 1200m d'altezza, parte il temporale. Piove, non fortissimo, ma è il vento freddo a prenderci a schiaffi. Per ora sono caldo, e l'antipioggia fa il suo sporco lavoro, ma inizio a pensare che man mano che saliremo sarà peggio.
La discesa che doveva essere infame, in realtà è stata modificata, perchè troppo pericolosa per le condizioni meteo. Allungheremo di 2km ma su una carrarecciona corribilissima dove recupero un po' e corro quasi sempre. Si va. Finita questa salita, ecco il pezzo più difficile della gara: la salita non sarebbe ripidissima se fosse in condizioni ottimali, ma è uno scivolo di fango, ed in alcuni tratti si deve usare le mani per non andare giù. Siamo in 3: un ragazzo di firenze che mi dice sia la prima volta che prova 50k, un ragazzo emiliano che è arrivato poco dopo di me al Mugello. Ce le diamo, ma su quella salita loro grippano male e vado via. Si monta costanti e, più che ci si avvicina ai 1300 e più io ho freddo. Un freddo che diventa fastidioso non appena scavalliamo il monte ed arriviamo sul crinale esposto al vento. Non va bene, decisione presa: al ristoro mi tappo ancora di più.

In un km di corsa in falsopiano arrivo al 43km, penultimo ristoro. Chiedo ai signori del ristoro se posso cambiarmi sotto al gazebo: via la felpa dallo zaino, mi copro bene e mi rimetto l'antipioggia che come al solito non tradisce mai: l'unica umidità che c'è sotto è quella del mio sudore. Metto pure guanti e sopraguanti: inizio ad avere poco freddo alle mani e prima che diventi noioso o che mi si bagnino troppo, le scaldo. Carico tutto, e riparto per l'ultima salitona verso il monte Crocina, a 1400m d'altezza, punto più alto della gara.

Sono stanco, ma tengo botta. Sull'orologio levo la visualizzazione del dislivello per vedere l'altitudine: voglio monitorare a che punto sono per capire quanto mi manca all'ultimo ristoro dei 48km ma anche alla fine della salita, che sembra non finire mai. La salita al monte Crocina alterna tratti di salita medio ripida ma non impegnativissima a tratti di discese corribili che ti fanno perdere quota. E' tutto un "vai su e poi torna giù". Nel frattempo più si sale e più il vento forte e la pioggia mi fanno capire che ho fatto bene a tapparmi: io sotto sono caldo e addirittura alle mani ho caldo, ma preferisco avere caldo che gelare. Avanzo sulle salite, un po' barcollante a volte per la stanchezza, ma a passo costante ed imperterrito. Mi sento un trattore lento che però va su, sono tornato nella foresta bellissima del primo tratto, però ora c'è la nebbia, e penso: se mi facessero una foto ora forse potrei sembrare uno zombie. La cosa mi fa sorridere, e salgo salgo salgo nel freddo, nella nebbia, nel diluvio che sta diventando sempre più incessante. Non ho freddo, e pregusto la discesa finale, che è praticamente la salita iniziale della gara. Arrivo al ristoro del 49, non mi fermo perchè è iniziata la discesa, ma chiedo ai ragazzi se veramente è finita la salita. La loro risposta positiva mi fa urlare un VI AMO, e parto giù a tutto bordone, per quello che le mie gambe stanche ed il fango copioso mi consentono di fare.

Non esiste più la fatica, vado giù bene. Nonostante sia provato da quella spaccagambe di 10km, il fatto di essere abbondantemente sotto alle 9 ore di previsione mi fa decidere che devo finire col botto. Corro, ne supero uno, due, tre, quattro, una tizia disperata che non sa come scendere, la incito ma le vado via: il terreno morbido fangoso mi fa tirare perchè pur non essendo ammortizzato non devo lavorare troppo di muscoli di piede, e quindi sono sparato. Corro anche quando da discesa diventa falsopiano, corro anche su un paio di salitine leggere che mi dividono da Badia Prataglia, do tutto, ce la fo, ne ho ancora. A 2km dalla fine il terreno si fa più duro, rallento un po', un ragazzo che avevo superato mi supera sui suoi gommoni di 2cm, ma vado giù, voglio finire in meno di 9 ore e sto facendo un km ogni circa 6min, che con le gambe spappolate da un ultra trail ed il fango da OCR è una velocità alta per me. Inizia l'asfalto, una vecchina mi applaude dalla finestra, taglio il traguardo in 8ore e 50 minuti.

Scoprirò che Giacomo è arrivato un'ora prima. Chissenefrega, io sono contentissimo. Volevo finire tra 8 e 9 ore, sono stato sotto di 10 minuti nonostante il terreno molto difficile, nonostante la stanchezza a sole due settimane dal Mugello. La gestione del cibo e delle energie, stavolta, è stata ottimale: come mi ha detto Gabri ogni gara ti insegna qualcosa, e ho preso quello che ho imparato per riuscire a finire al meglio questa, stavolta pur andando spedito, senza problemi di affanno nè crampi come al Mugello. Sono arrivato in fondo arzillo, talmente arzillo che forse avrei potuto correre ancora, talmente arzillo che nonostante il diluvio ormai forte, il vento gelido e i cazziatoni di Francesco che mi accoglie all'arrivo, vado in giro spavaldo senza sentire il freddo. Mi convince a cambiarmi, la doccia la farò in campeggio, e si va a mangiare.

Arriverò tardi a casa da Badia Prataglia, Leonardo dorme già. Stamattina ha trovato la medaglia vicino alla sua tazza della colazione ed era contento matto.

 

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Mugello emozionica unica di Salvatore

Mugello emozione unica

Ho dovuto aspettare qualche giorno per rimettere in ordine le idee e le emozioni passate in questa gara; piu che altro metabolizzarle ,realizzarle e metterle nero su bianco.

Il Mugello è stata una manifestazione alla quale l anno scorso non ho potuto partecipare, mi era rimasta proprio qui ….in gola…quando decisi di iscrivermi il pettorali erano già in sold out da qualche ora…per ripicca non accettai di ripiegare sulla corta, decisi di aspettare un altro anno.

Quest anno l ‘ ansia mi ha fatto fare l iscrizione a mezzanotte e cinque del giorno di apertura iscrizioni, fregato dal mio compagno d avventura Riccardo di qualche minuto ci siamo ritrovati iscritti(9 e 10).

Sono un po titubante sulla gara, visto che qualche giorno prima a” fare il deficiente” mi sono contratto il polpaccio sinistro , risultato due giorni a medicine e impacchi di voltaren , ma il dolore mi è quasi passato ed è rimasto solo un indolenzimento ,cosi decido di partire .

Si parte da livorno in 2 io e Matteo, arriviamo a BADIA e salutiamo il resto della banda Carlo, Flavio e Alessio che sono arrivati da poco , e montiamo subito la tenda , ci raggiungono anche Gabriele Caterina ed Ivan montato il “trail camp” raggiungiamo Riccardo che smanioso è gia li dal giorno prima.

Prima di cena ci ritroviamo tutti , Io Riccardo Gabriele e Flavio (per la lunga) ,Caterina matteo alessio alessamdro e carlo per la corta, leonardo(il figlio di riccardo per la kid) , ivan cristina, giulia e tommy come accompagnatori .

Salutati tutti e ritirati i pettorali, birretta e cena “vegana”(ovviamente no), la cena passa tranquilla tra pezzi di bestia al sangue e birra e soprattutto strategie alimentari del giorno prima ( i famosi CARBOLOAD) ed anche storie varie su allenamenti ,gare e coooo……..sbricioliamo la roba da mangiare …e poi verso il riposo del guerriero.

La notte in tenda passa un po tumultuosa, l ansia (che pensavo mi avesse risparmiato per questa volta si inizia a far sentire) la notte e’ lunga e la contrattura al polpaccio avuto qualche giorno fa mi fa pensare assai, sto ragionando se ripiegare sulla corta…. cmq in men che non si dica suona la sveglia e scappo via come un ladro per andarmi a lavare e preparare.

Il primo che becco è Gabri, è gia operativo , sistema le sue tigelle gli do il buongiorno mi preparo e vado verso il bar per un caffe’, becco Riccardo che aspetta arrivano anche Flavio e Gabri, una bella foto di rito e poi tutti al fuoco aspettando lo start.

Breve briefing ,ci diamo l imbocca al lupo , ed eccolo il via, parto con molta calma accanto a Riccardo e Giacomo un nostro amico di Piombino il bros SUPandRUN, il sole si alza ed il ritmo è molto tranquillo, mi fermo perche nello zaino c ho i depeche mode che cantano personal jesus(che io adoro ma nel bosco devo ammettere stonano un po’)……la sveglia delle 6,45 ….mi fermo su quel single track strettissimo , loro vanno avanti e si perdono.

Cerco di aumentare un po il ritmo per recuperarli ma c è troppa gente e ancora e la via è molto stretta cosi a un passo tranquillo mi inizio a fare la mia gara,il posto e’ bellissimo la tracciatura è perfetta , la nebbia fitta in cima alla prima salita da quel tocco di fascino angoscioso ma gradevole.

Sbucato in cima alla prima salita , trovo una piccola discesa che mi permette di correre un po di piu ed io la assecondo ,

il fondo è fantastico morbidissimo , la vista spettacolare i contrasti di colore verde e marrone icorniciati in un cielo a meta’ tra il grigio ed il blu,mi sento come nel paese dei balocchi ma il polpaccio mi da una scarica anomala e rientro nel mondo reale …..rallento un gocciolino e quasi subito riprende la salita , passo il primo ristoro liquidi e continuo a imperterrito il mio viaggio .

I km successivi sono molto scorrevoli tra Sali e scendi molto divertenti che mi portano nei pressi di Casa Al Giogo,mi piace la location ed il fondo , persone sparse su tutto il sentiero con campanacci ad incitare dal primo all ultimo concorrente, arrivo a casa al giogo mi spuntano e vado subito a rifocillarmi e ricaricare l acqua, guardo la mappa con i cancelli orari ed il prossimo è alle 14…sono in “oraririssimo” penso tra me e me i,nizio a scendere faccio i km successivi in compagnia di Sara una ragazza che prepara la LUT, si parla del piu e del meno e viene fuori che abbiamo un sacco di amici in comune, si parla di trail di mangiare , e di autogestiti,…e tra una chiacchera e l altra arriviamo a mezzogiorno , siamo al 36esimo e sono passate da poco le 12, lei si ricongiunge con gli altri tre io la saluto ricarico mangio e riparto, la temperatura si sta abbassando ed inizia a piovigginare, si sale ancora,in una serie di Sali e scendi , nelle parti scoperte fa freddo, si sta bene solo nel bosco, la pioggia si trasforma in grandine ed iniziano i primi problemi, il polpaccio mi inizia a bussare, i guanti me li sono scordati in auto , decido di camminare e di bardarmi le nocche con una bandana , proseguo , la grandine mi punge il viso , sono su un pratone scoperto ed il vento freddo spinge ; il calore del corpo lo contrasta ma sarei un folle a dire che sto bene….procedo imperterrito,anche se in certi punti si more dal freddo …penso deciso :-voglio riuscirci-, inizia il mantra “no finish no beer …..perche’ la birra a fine trail per quanto mi riguarda è legge!

Inizia qui la prima scarica di crampi, sosto bevo un po di Sali una barretta ed un gellino al riparo sotto un albero che mi copre dal freddo mettendosi controvento, mi sento meglio ,riparto e mentre sto pensando a cosa fare e a quanto sono “demente” a pagare per soffrire , davanti ai miei occhi appare la cascata dell abbraccio… davanti a quello spettacolo …resto incantato, mi fermo e con le spalle alla roccia osservo l acqua che scorre inesorabile , sento il freddo che inizia a toccare la termica che è bagnata fradicia e prima di prendermi una frescata mi rimetto in moto.

Dopo poco arrivo finalmente al ristoro , controllano i materiali , quattro chiacchere , il tipo che controlla i materiali mi offre un mezzo bicchiere di vino, oso di piu e faccio il bis …..e passo al tavolo del ristoro ,the caldo …..lo uso per scaldarmi le mani che sono bloccate dal freddo,mangio e mi infilo nella stanza del bollitore ,mi cambio la maglia e bevo il the che ormai s è stemperato e riparto ringraziando i ragazzi del ristoro cosi gentili ed amorevoli…ed anche se piove mi sono ripreso, il polpaccio è ancora attaccato al resto del corpo , penso sono solo 13 km forse qual cosina meno….cerco di prendere per il culo la mia parte razionale e ci riesco cosi bene che mi lancio in un inseguimento nel vano tentativo di recuperare qualche minuto….

Qui inizia il calvario,i sentieri sono diventati delle piste di fango semi liquido, la discesa diventa pericolosa, i tacchetti grippano ma si scivola cmq , corro sul bordo sentiero tra le foglie di castagno e quei pochi cm di terreno poco calpestato ; in realtà sto soffrendo piu in discesa che in salita ,si scivola peso, eccolo taaaaacc….il polpaccio, cambio gli appoggi del piede e taaaac la bandelletta ……è finita mi ritiro, penso….. guardo il gps ….bestemmio…..un altra salitina mi fa riprendere …arrivo in cima ed ho cambiato idea, 10 km li faccio strisciando coi gomiti nella mota se serve….mi ripeto il mantra “no finish no beer” ,devo arrivare alla fine ,finisce la salita e mi ritrovo su una lunga discesa,polpaccio e bandelletta mi stanno torturando …scherzo con i due romanacci di ostia lido appena conosciuti, ,non so se scendere a spazzaneve o prendere una busta dallo zaino e fare come sulle piste dell abetone ..si ride ma ogni passo nel fango è uno scivolone…cosi cerco di passare dove cè meno pappina fangosa,mi fa male tutto , polpaccio e bandelletta ora stanno al top del fastidio …. cosi quel sentierone me lo faccio a passo di tartaruga tenendomi con i rami e cercando di non ammazzarmi , il ginocchio comincia a farmi male …e sembra non finire mai…piu scendo piu mi martella , le scarpe sono due pezzi di mota , in realta sembra che mi sia fatto i fanghi fino agli stinchi dimenticandomi le scarpe e i calzini, questa parte del percorso la stiamo soffrendo in tanti, i “romanacci” con il loro accento marcatamente romano mi fanno ammazza dalle risate , rendono il tutto piu divertente, lo vedono che sono in difficoltà e alla fine facciamo i km che portano al guado insieme , arrivati li mi aspettano ma li mando avanti perché non ho intenzione di correre mi fa male il ginocchio e voglio arrivare in fondo comunque e con i miei tempi senza rallentare nessuno, dunque ci salutiamo e proseguo.

Sono felicissimo di entrare con i piedi nell acqua finalmente mi levo un po di terra di dosso, scarpe calzini si puliscono subito una sciaquata alle mani, mi sento semi rigenerato…… in falso piano fino a badia la mia mente si inizia a confondere …devo arrivare in fondo…birra, fame di roba diverse dalle barrette , pasta party il ginocchio la bandeletta … ed il mantra “no finish no beer” …e alla fine arrivo al 59 esimo un omino in mtb dell assistenza palesemente di origine campana …mi guarda e mi dice -continua che ci sei l-o guardo col suo caschetto verde e gli dico :<<veramente pensavo di ritirarmi(scherzosamente)>>mi risponde ridenDo fragorosamente:<<wagghiu si arrivat… >> ….si scatena una sferzata di energia meglio del gellino…però sembra cmq di non arrivare piu …..comincio a sentire le voci della gente in lontananza si sentono anche i campanacci , inizia la parte stretta tra sassi e terra accompagnata dallo scroscio del corso d acqua, sono vicino penso tra me e me, ma non riesco a correre perche come appoggio la pianta del sinistro il ginochhio abbaia.

All improvviso scorgo la parte finale del percorso si vedono le persone in alto che ci aspettano ….qualcuno mi sta dicendo bravo bravo….(bravo un cXXXo sono ultimo penso tra me e me) …..eccoci ……..lo speaker dice vai li attraversa l arco cosi ti spuntano,…ancora non sto realizzando bene ,l omino mi smarca e dice …è arrivato anche il numero 10 salvatore bruno, sento qualcuno che applaude mi mettono una maglia in mano ed una lattina di birra, mi guardo intorno sono tutti in fila a fare le foto finisher…cerco un angolo di intimità…ed eccomi qui fermo con una braccio poggiato al muro e la testa poggiata sull avambraccio con la maglia finisher nella mano e nell altra una lattina vuota , e sto dando sfogo alle mie emozioni di nascosto come “un bimbo sgridato dai genitori” dietro la colonna nel porticato, piango, sicuramente in parte per il dolore al ginocchio , ma con una grande emozione e soddisfazione, quella di non aver mollato ,in fondo quando le cose si complicano e sale il livello di difficolta, in proporzione sale anche la soddisfazione,in questo caso averla chiusa cmq e nonostante tutto.

Come disse qualcuno <<il 100% di quel preciso momento>>

...uno dello staff mi chiede se è tutto ok, gli metto la lattina vuota in mano e faccio segno con il pollice su, mi dice fai la foto prima di andare a mangiare, un altro pollice su mi sembra la risposta piu idonea, lui capisce e si allontana, ho bisogno di riassemblarmi , la fotografa finisce di scattare le foto ai finisher , sono rimasto solo io , mi osserva, e sorride mi chiama .mi fa mettere in posa e taac faccia da mugello!

Esco dal porticato e mi viene incontro il mio amico di” traildatestedicazzo” Riccardo lo abbraccio mi osserva stupito e dice mi sembri abbastanza devastato, non riesco quasi a parlare , gli rispondo mi fa male il ginocchio da morire con l occhi lucidi e zoppicante…mi da una pacca e mi dice qualcosa che non ricordo , ricordo solo che gli ho risposto mi cambio e vado mangiare e che lui mi ha risposto ci vediamo al tendone dè ……scendo giu e vado all auto, trovo Matteo che mi aspetta , mi guarda come quando si guardano gli alieni, mi dice che l acqua delle docce è fredda , allora vado nel bagno mi sciacquo al volo mi cambio e vado a godermi il terzo tempo.

Giro di complimenti all organizzazione (che a mio modesto parere merita)e mega birrozza, arriva riccardo con tutta la famiglia al completo, finisco salutiamo tutti e ripartiamo verso la provincia labronica….60 km 3200d+ 11ore e 12min…..sono soddisfatto cmq anche se avevo preventivato almeno un ora meno.

Chissene frega ......è stata veramente dura ma una fantastica avventura …..per quel che mi riguarda questa è stata quella che mi ha dato fin ora l emozione piu grande!

 

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Maremontana 2019 di Pietro Leoncini

Maremontana 60 km 3.640 D+ Loano (SV) 31 marzo 2019

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Altra gara del 2019. La voglia di allenarsi bene e con costanza non mi è ancora tornata, mi iscrivo comunque a questa competizione. 

1

Con lo “Zatterone”, gruppo di amici pisani e non che corrono sui monti pisani e non, organizziamo la trasferta. Io metto a disposizione il pulmino per il trasposto e Federico e Gabriele pensano a trovare la sistemazione per la notte.

Partiamo da Pisa sabato mattina, passiamo a prendere Emilia a Lucca. Nel pulmino siamo io, Federico, Cristina, Marcello, Emilia e Marco. Il viaggio trascorre piacevolmente chiacchierando di trail, gare, vacanze, lavoro. Gabriele, Flavia, Andrea e Dario ci raggiungeranno con calma nel primo pomeriggio.

Arriviamo a Loano verso le 13. Prendiamo subito possesso degli appartamenti. Siamo a due passi dal lungo mare e ne approfittiamo per andare a pranzo. Ci rilassiamo sulla spiaggia. 

2

A Cristina gli scivola una lattina di coca cola tra gli scogli e subito lo “zatterone” si mette in azione per il recupero. Scene di ordinaria follia.

6

Ritiriamo il pettorale, birrettina propiziatoria pre-cena e super cena negli appartamenti e poi a letto.

10

La partenza è fissata per le 6, per la prima ora scarsa correremo a buoi. I primi 300 metri sono sulla sabbia e il pericolo di riempirne le scarpe è altro, cerco di fare attenzione, ma sono costretto a rallentare parecchio. Poco dopo si corre sul lungo mare, fino ad imboccare il sentiero CAI che ci porterà nell’entroterra e in alto. Siamo circa 600 concorrenti tra la 45km e la 60km e si crea un bel tappo. Stiamo fermi quasi 10’.

Il gruppo riparte e si sgrana su un bellissimo sentiero di cresta che con le prime luci dell’alba diventa anche romantico e affascinante. Sorpasso e vengo sorpassato. Cerco di correre sul falsopiano e cammino sulle salite risparmiando energie. 

Arrivo al km 20 in circa tre ore e 20’, sto bene ma ho una fame da lupo. Invece di mangiare in più riprese piccoli bocconi, mi abbuffo con due pezzi di torta di riso che mi ero portato dietro. Riparto ma lo stomaco richiama a sé il sangue per la digestione sottraendolo alle gambe. Non riesco più a spingere, soprattutto in salita, faccio fatica anche a camminare. Si alzano i battiti del cuore. Sono in piena crisi. Ci si mette anche il cervello che invece di godere dei bei passaggi tecnici e paesaggistici di questa gara, si butta su brutti pensieri di ritiro.  Ho già vissuto queste situazioni. Riporto alla memoria il ritiro al km 95 della Abbots Way. Sono in anticipo sui cancelli orari e non mi farò prendere dalla fretta di prendere una decisione sbagliata. Rallento il passo. Mi sorpassano in diversi. La decisione di ritirarmi o meno la prenderò al prossimo ristoro, dopo essermi riposato.

Dopo un paio d’ore di gara appena dopo una piccola discesa sassosa, due sonori rutti decretano che la digestione è terminata. Con la stessa velocità con cui mi sono bloccato, le gambe, altrettanto velocemente ripartono. Rincomincio a correre, e spingere forte in salita. Crisi superata. 

Arrivo al ristorno del km 32, carico come una molla. Mangio il giusto e velocemente qualcosa dal tavolo dell’organizzazione, riempio le borracce di acqua e riparto a palla. Affronto la salita che porta al monte Carmo con animo leggero, anche se il caldo inizia a farsi sentire. La discesa di quasi 9km mette a dura prova le mie ginocchia. I sentieri si alternano tra single truck nel bosco e carrarecce pietose.

Al km 45 mi prendo qualche minuto di relax. Sono 8 ore che macino km senza una vera sosta. Mangio la mia tortina di riso e visto che i volontari offrono birra a tutti ne prendo una anche io. Mangiucchio un po' di frutta e dopo 10’ riparto con molta calma. Costi quel che costi arriverò al traguardo. 

C’è subito una bella salita che decido di dividere in due. A metà mi fermo seduto all’ombra di un bell’albero vista mare, vedo Loano e alcuni paesi della costa ligure che non conosco ma sembrano molto accoglienti. Mentre sono lì che mi riposo e mi godo il panorama, passa un francese che mi dice: ”bien jouer”. Lo ringrazio. Rido. A me della classifica mi frega il giusto. Dopo 5’ riparto. Arrivato in cima e comincio la discesa. Sono bello fresco e recupero posizioni, e riprendo anche il francese di prima, che purtroppo corre e vomita assieme. Credo una congestione. Gli offro dell’acqua, lui rifiuta e riparto. Questi francesi sui trail sono proprio tosti.

La balisatura è ottima e ad ogni incrocio trovo volontari sorridenti pronti a darti le giuste indicazioni. Ringrazio e spesso mi sono sentito rispondere: ”Grazie a te di essere qui”.

Al km 54 arrivo in 10 ore e 15’. Mangiucchio qualcosa e rabbocco le borracce. Se mi prende fame ho altro cibo nello zaino. Sto bene e preferisco non fermarmi troppo.

Gli ultimi km sono i più duri. Sia fisicamente che moralmente. Loano è sotto di noi, a causa del percorso ti avvicini e per poi riallontanarti. Accuso un pochino di nervosismo per questa cosa, ma per lo meno ci fanno fare tutto sentiero e pochissimo asfalto. Gli ultimi metri sono sulla sabbia ligure, un misto di sassolini e sabbia. Una vera tortura per muscoli e piedi. Per fortuna c’è un sacco di gente che applaude e incita i concorrenti.

Arrivo in meno di 12 ore. Sono molto soddisfatto, soprattutto perché so che non mi sono allenato molto ultimamente.

Velocissimo pasta party, doccia calda e rientro a Pisa.

Ringrazio per il bellissimo week end tutto lo “zatterone”. 

Alla prossima……Pietro

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