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La mia "prima vera gara" di trail di Salvatore

Trail dei monti pisani 2018:

parto da livorno carico a pallettoni…mi aspettano 46 k di pura passione.

Appena arrivato nel pisano, inizia a piovigginare, a calci sta piovendo proprio di brutto ,parcheggio vado al ritiro del pettorale incontro Germana, ci salutiamo caffettino e foto di rito come sempre , mi tocca ritornare indietro per il controllo materiale, saluto la “germy” e vado su di nuovo con i materiali appresso, mentre apro la camelback sento una voce amica…eccoli sono arrivati, carmine riccardo e carlo, ci salutiamo Carlo è della mia squadra ma lavora e vive fuori sede , non lo conoscevo di persona ma si è rivelato un tipo simpaticissimo,mi vado a cambiare le scarpe in macchina e a mettere il chip , ci si vede in zona partenza, Carmine mi da dei consigli, << prenditela con calma mi dice, sono 46 km in salita fai economia, l obbiettivo è chiudere>>intanto arriva pure paolo S. un tipo molto forte (21° sul tracciato dA 17KM)mi presento , fino ad ora ci conoscevamo solo in via social network.

Non faccio in tempo a finire di presentarmi che ci ritroviamo a partire.

Parto e a differenza delle altre volte con molta piu calma, mi faccio quel km e mezzo a ritmo tranquillo poi come al solito finisce l asfalto e si inizia a salire.

Me la sto prendendo con tranquillita ho un cancello di 10 ore e anche se il ritmo e un po piu basso del mio solito sto andando bene, vedo paolo e carmine che mi superano,e si perdono nel blocco dei runners,cè la prima discesa breve e ne approfitto…si risale e nel mentre sento una voce amica, è Riccardo che mi dice che fai passeggi? La mia risposta è: sono 46 le salite me le faccio in modalità economy…sorride e dice …le salite si camminano….,cosi ci associamo e proseguiamo assieme , abbiamo appena passato il 5°km la strada spiana accelero un pochino, ho piedi bagnati e la soletta della scarpa si sta piegando all interno finendo sotto le dita del piede, che fastidio….mi fermo le sistemo e riparto, sento di nuovo la voce di riccardo mi giro e mi ha raggiunto, riparto e mi accodo fino ad arrivare sulla prima cima del percorso,di nuovo le solette, mi rifermo e le risistemo, scendo a palla, ma dopo poco mi rifermo , un'altra volta le solette…..sclero ….mi levo le solette e le metto nello zaino stringo i lacci e sono pronto a ripartire,Riccardo non mi sembra molto convinto mentre vede me che faccio quest operazione, ma io sono duro come il marmo e ripartiamo, il ritmo e’ abbastanza buono, le chiacchere stanno alleggerendo lo sforzo,Riccardo mi prende in giro dice che lui e’ a piu di metà percorso ed io nemmeno ad un terzo , si sale lenti ed inesorabili per questi sentieri in mezzo ad un pioggia battente , siamo intorno al 19° stiamo scendendo forte, davanti a noi ci sono 5 persone, la prima una ragazzina bionda si ferma in mezzo alla carrareccia urlando come una matta:<< e’ piu di 15 minuti che non vedo fettucce forse abbiamo sbagliato>>,come se fossimo stati noi a farla sbagliare, ci guardiamo tutti in viso e facciamo il punto: <<deviazioni ne avete viste?>><< No>><< e allora proseguiamo… sicuramente le fettucce non ci sono proprio perche non c erano deviazioni>>la ragazza è molto scossa ma riparte, proseguiamo per un altro paio di km , e troviamo un omino(è l omino della deviazione dei 17km)avete sbagliato ci dice,la ragazza si infuria e comincia a prendersela prima con l omino del bivio,poi con noi, ad un certo punto si rende conto che ha solo 2 opzioni :1 ritirarsi e tornarsene dalla deviazione dei 17 e 2: tornare indietro e riprendere la gara, lei opta per la 2 si aggrega ad un ragazzo che chiamero’ “ronda ghibellina”e tornano indietro, io e riccardo ci fermiamo e cerchiamo di consultare il gps ma l acqua viene giu e usare il touch screen diventa piuttosto complicato, chiudiamo tutto nelle buste e ripartiamo,maledizioni livornesi agli organizzatori pisani fioccano , ma io e riccardo siamo imbattibili testa bassa sotto l acqua e via a fare il percorso a ritroso,quasi godendo sotto quelle condimeteo proibitive,passa un po di tempo e ritroviamo l errore, grazie al buon Puffo che ci ha visti ed avendo capito cosa era successo ci dice : <<eeeeeee puo succedere di sbagliare>>, ci fa passare e penso che trovare il “puffo” e stata una cosa buona significa che siamo ancora nei cancelli orari e che non tutto è perduto.

In questo tratto si sale nel fitto bosco, la freccia era su un albero sull altura , molto poco visibile onestamente, ci siamo persi in parecchi,però il vero trail runner non si perde d animo, seguo Riccardo che in salita è un caterpillar lento ed inesorabile non si ferma un minuto ,siamo a buon puntoe tra poco cè la deviazione dei 27 e quindi per me ci sono ancora una ventina di km abbondanti, arriviamo sopra e saluto Riccardo gli dico di lasciarmi qualche litro di birra al pasta party, ed approfitto della discesa per recuperare un pochino di ritmo , passano pochi km e arrivo al punto ristoro di fronte cè la deviazione , l ultimo bivio quello dei 27 , mi fermo a bere del te un paio di fette di pane e nutella, la signora mi guarda il pettorale e mi dice la 46 è chiusa per condimeteo avverse, sul faeta nevica e che ci sono state 2 ipotermie , che dobbiamo riversarci tutti nella 27, mi incazzo come una belva, perché è stato il momento in cui ho realizzato che da ultratrail era diventato un trail lungo, che rabbia,me ne faccio una ragione e mi ributto a correre,scendo a cannone, l acqua ormai mi sta invadendo, il sentiero non è piu un sentiero sembra di correre in un fiume. Condimeteo veramente pessime, ma chi si ferma e perduto e quindi continuo.

Scorgo la bionda da lontano , sta dietro a “Ronda Ghibellina” la sento nonostante la distanza, …..la supero e supero pure “ronda”, mamma mia poveretto, se la sta proprio sorbendo tutta, sento lei che piange e che dice, ma quanto manca? Ma quanto manca?tipo ogni 5 secondi ….insopportabile anche a distanza …povero ronda

Proseguo coni piedi immmersi nell acqua e nel fango,sono bagnato , le dita delle mani sono freddissime,il vento e gelido, non mi posso fermare,però mi sto divertendo(nella mia mente una versione di me oscura dice: <<bello ed avvincente>> ) le condizioni estreme mi stanno dando un sacco di soddisfazioni, il signore di fronte a me è scivolato mi fermo lo aiuto,lo supero e proseguo, faccio non piu’ di un km e mi prendono i crampi rallento il feddo lo sento tutto,prendo le 2 capsule di sodio e mi bevo tutta l acqua della camelback,mi passano i crampi e nel frattempo la bionda mi sorpassa, corre e mentre corre piange a singhiozzi, mi chiede s e tutto ok….alzo il pollice per fargli capire che è tutto a posto la faccio passare e ne approfitto per un secondo di “pausa plin plin”, in realtà non ho voglia di sentirla piangere per tutto il percorso fino al traguardo;riparto in quello che in normali condizioni metereologiche sarebbe un sentiero, sto invidiando Carlo che per lo meno se l è fatta in sandali e sicuramente non sente quel calzino bagnato fradicio….giro la curva e lei è li ferma a bordo sentiero,piange , mi tocca fermarmi per forza, gli chiedo se ha bisogno di qualcosa , che se non ce la fa di chiamare l organizzatori , sul pettorale ha il numeri dell emergenza,o di rimettersi a camminare perche cmq non dovrebbe mancare molto…..,lei non mi ascolta , qualsiasi cosa le dico la sua risposta e all unisono ed unicamente questa :<<ero la prima delle donne mi sono persa ho mandato tutto all aria>> la guardo attonito sotto l acqua , cerco di essere bravo, ma la situazione è talmente tanto particolare che alla fine sono io che sbrocco….le dico che dovrebbe andare a fare giusto corse nella pista di atletica,o al massimo sul lungo mare che ha sbagliato tutto, che non si va in pantaloncini magliettina manicotti e gilet antivento di carta velina con quelle condimeteo e in quelle zone che dovrebbe conoscere meglio di me visto che lei è della zona ,che ha sbagliato sport che questo è il trail non il ping pong ,che io ero piu incazzato di lei perche molto probabilmente se non sbagliavo strada rientravo nel gruppo della 46, e che pure io non me la stavo passando proprio ottimamente, e che se non si voleva ritirare ne rimettere in corsa per me poteva restare li da sola a prendere acqua e vento....insieme ad altre cose molto offensive, riparto e mentre mi giro per andare via lei smette di piangere mi dice che ho ragione , si mette dietro ed iniziamo a scendere , lei è dietro mi sta seguendo stiamo andando giu ,seguiamo le fettucce,ogni 5 secondi una voce che dice: ma quanto manca?mi ricorda che e dietro aumento il passo , stiamo scendendo rapidamente e finalmente si scorge l asfalto di calci, la saluto e gli dico prosegui perché quella è calci siamo arrivati veramente, lei mi fa un cenno per dire ok, mi butto a palla finalmente tocco l asfalto e dopo poco la finshline ….. ci siamo vedo il maggini sotto l ombrello che fa le foto…..è finita, non è andata come volevo ma è andata.

Dopo una breve discussione con gli organizzatori, recupero i bagagli e vado alle docce.

becco Carmine e Carlo, ci raccontiamo com è andata nel mentre mi preparo per la doccia , ci sono pure alcuni finisher della 46 gente forte, il fiorentino sta parlando del “lungone”(il carloni) una bestia dice provavo a superarlo ma non c era storia proprio, troppo forte, ecco luca, lui e riuscito a passare nel cancello della 46, un esperienza mistica sul faeta mi dice......,ecco il the AGE, ora siamo tutti Paolo S e andato subito via perche aveva da fare e siamo noi in 4 pronti ad andare al pasta party.

Mentre ci laviamo e cambiamo beviamo un po di birra che dopo una esperienza di questo tipo è la morte sua….e arrivato pure il caro “Ronda ghibellina”, mi guarda e mi dice <<ma te eri con noi ? quelli che hanno sbagliato strada?>>sorrido lui mi guarda e mi dice mamma mia la cosa piu pesante in tutto questo è stata sopprtare la ragazza mentre piangeva e si lamentava, lo guardo gli dico<< ti capisco, e sai perche ? mi e toccato portarla sull asfalto>> ……..ride, e rido anche io… ci siamo tutti , belli lindi lavati e puliti.

Eccoci tutti insieme pronti per ristorarci …

Arriviamo subito pasta calda e prosciutto, le birre scendono piu velocemente dell acqua, ci stiamo scambiando pareri a tutto campo al tavolo, siamo l unico gruppo compatto , ci raggiunge anche il nostro carissimo presidente, si siede con noi e iniziamo i festeggiamenti foto di gruppo e foto con gli altri mostri del challenge.

Ritiro il diploma di finisher da 10 °posto sul challenge con la 27km invece della 46, fa niente si riprovera l anno prossimo! È stata comunque una splendida esperienza estrema,mi sono divertito tantissimo, infondo è vero ciò che non ti uccide ti rende piu forte, tutta esperienza e sopratutto a tutto trail

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Ultra Trail del Mugello 2018 di Pietro Leoncini

Dopo il CRO non ho più fatto gare di trail. Solo allenamenti e uscite con gli amici in autogestione. Con il passare del tempo la voglia di allenarsi diminuisce e per ravvivarla un pochino decido di iscrivermi ad una gara. Scelgo l'Ultra Trail del Mugello, 60 km e 3200 d+. L'ho corsa nel 2015 impiegando 10 ore e 24' con non pochi problemi ai piedi e di alimentazione. Da allora ho accumulato esperienza e molta più testa. L'obbiettivo è finirla in meno di 10 ore.

Parto sabato 28 aprile nel primo pomeriggio con Filippo Carloni che mi offre un passaggio.

Arriviamo a Badia di Moscheta e montiamo le tende. Andiamo a ritirare il pettorale, con relativo e abbondante pacco gara. Mentre passiamo davanti al bar locale incrociamo Riccardo Ageno (correrà la corta in ciabattine) e ci offre un bel birrino fresco. “Grazie Labronico!!!”

Pasta party alle 20, in branda alle 22 circa. La notte passa veloce e la sveglia suona alle 4:30. Colazione con torta di riso e redbull, vestizione veloce e sono pronto. Mi dirigo alla partenza pensando agli errori che ho commesso nel 2015, che quest'anno non voglio commettere: ritmo troppo veloce all'inizio e poca alimentazione.

Alle 6 in punto danno il via. Parto volutamente in fondo al gruppo. Imposto sul garmin un passo per chiuderla in 9 ore sapendo che nella seconda metà gara il rischio di rallentare è alto, cosi facendo cerco di guadagnare qualcosa nella prima parte. Mi alimento regolarmente e mi idrato ogni 20 minuti. Al primo ristoro idrico dei 7 km un gruppo di ragazzi fanno un baccano assordante e un tifo da stadio, l'adrenalina è a mille e grazie anche ai fantastici sentieri il ritmo è buono.

 

Al primo rilevamento del km 17 arrivo in 2 ore e 18 appena 3' in più del 2015. La gara prosegue su e giù in mezzo a bellissimi boschi di faggete e alcuni tratti in cresta.

Il personale di soccorso e i volontari sono disseminati ovunque e ad un incrocio trovo i fortissimi Cristina Carli e Federico Matteoli che dirigono i corridori nella giusta direzione e mi caricano tantissimo con il loro tifo.

Al km 23 presso Casa d'Erci, inizia la più lunga salita della gara. Al ristoro mangio e carico le borracce di liquidi.

Affronto l'ascensione con regolarità, senza strafare. Corricchio dove posso e cammino nei tratti ripidi. Passo il rifugio Valdicciolo (km 35) in 5 ore e 40', ancora più lento del 2015 di 15', ma non mi preoccupo. Si sale ancora ma dolcemente rispetto alle salite precedenti. Ho modo di correre. Arrivo nel punto più alto e sto bene di gambe e di testa. Ho voglia di correre e lo faccio. Corro tutta la discesa fino alla risalita che porta al Rifugio i Diacci al km 47, dopo un po' di sali scendi inizia una lunga picchiata che mi riporta in valle.

Sorpasso tanta gente, ma vengo anche superato. Quando mi dicono che manca 7 km guardo l'orologio. Manca ancora 45' allo scoccare delle 9 ore. Accelero e stringo i denti e ci provo. Arrivo stremato ma contentissimo a Badia di Moscheta in 8 ore e 57'.

All'arrivo sono stralunato ma soddisfatto della gara, quest'anno l'ho gestita bene. Rivedo Riccardo che mi fa i complimenti. Mi dirigo al pasta party ancora in tenuta da corsa, ho una fame incredibile e bisogna che mangi qualcosa. Al tavolo trovo Michele Grassini e consorte, ex endurista come me, che si è dato al trail. Facciamo due chiacchiere mentre mangiamo l'abbondante vassoio di cibo, pasta al pomodoro, arrosto con fagioli e crostata. Spolvero tutto e saluto.

Doccia e smontaggio della tenda, sono l'ultime fatiche di un week end pieno di soddisfazione sportiva e divertimento.

Ringrazio:

Filippo per la compagnia e la disponibilità

Tutti gli organizzatori e i volontari dell'Ultra Trail del Mugello

La mia fantastica famiglia, Lara, Alessandro e Gianluca

Gabriele per non essere venuto, se no mi toccava aspettallo e finivo in 13 ore.

 

Ciao alla prossima

Pietro

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Trans D'Havet 2016 di Pietro Leoncini

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https://connect.garmin.com/modern/activity/1269680133

Parto dalla fine. Con una semplice domanda, che quasi tutti si fanno. Mi sono divertito? La risposta tra un secco si o no è NO. Non mi sono divertito. Il perché e' molto semplice, ho sofferto troppo. Troppi dolori muscolari e di vesciche ai piedi. E il dolore mi ha privato del piacere della compagnia che ho incontrato a Valdagno, dei bellissimi passaggi delle Piccole Dolomiti, dei ristori super forniti di tutto. I dolori mi hanno privato della gioia dell'essere comunque "finisher" di una delle ultra più' belle d'Italia. 
Dovevo partire con Gabriele, ma purtroppo una brutta forma influenzale lo blocca a Pisa. Quindi parto da solo venerdì mattina alle 7 e con molta calma, ed evitando più' autostrada possibile, mi dirigo verso nord, con destinazione Valdagno. Arrivo alle 13 e mi fermo in pizzeria a pranzo. Nel pomeriggio provo a dormire sia in macchina che in palestra, ma con poco successo causa troppo caldo in entrambe le situazioni.Alle 18 ritiro il numero e poi ceno con il cibo che mi ero portato da casa.Alle 22:30, senza aver mai chiuso occhio, ci trasportano a Piovene Rocchetta in pullman, dove partiremo alle 00:00. Qui troviamo la festa di paese e per mezzora ci godiamo il clima, con banda musicale e stand gastronomici. Io purtroppo ho già un sonno bestia e sono troppo teso.

La tattica in queste gare e' tutto. La mia e' partire forte poi si vedrà'. La prima salita verso Monte Summano (alt. 1296) la affronto correndola quasi tutta e in uno ora e mezzo sono già in cima. Sto già' iniziando a mangiare. Al primo ristoro solo liquido del km 13.5 Colletto di Vento avverto i primi fastidi al tendine di achille. Le scarpe hanno solo 10 km, e vuoi vedere che mi daranno problemi di vesciche? Proseguo e qui faccio il primo grosso errore. Avrei dovuto fermarmi a mettere subito del nastro "tessuto-non tessuto", ma lo faccio solo al km 23 al secondo ristoro. Ormai le vesciche si sono già' formate e il dolore anche se poco c'e' già', soprattutto nelle salite. Sono le 3:45. Mi sento fisicamente bene. Sto mangiando e bevendo regolarmente. Arrivo al sentiero delle 52 gallerie che e' sempre buoi, ed inizio la salita. A meta' salita mi fermo a fare due foto ed a cambiarmi la maglietta, mettendone una asciutta. Nel frattempo pero' il dolore ai piedi aumenta non poco. Arrivo al ristoro del km 42 a Passo Pian delle Fugazze in 7 ore e 30 e qui faccio il secondo errore che mi costerà' carissimo.

Mi fermo solo 10 minuti, mangio poco più' di una minestrina con poca pasta e mi cambio i cerotti mettendo i compeed. Le energie correndo ad altro ritmo si stanno esaurendo e se non mangio finirò' in piena crisi, questo lo so benissimo. Mi sforzo di mangiare le barrette che mi sono portato dietro e che ho sempre mangiato volentieri, ma questa volta non vanno giù'. Lo stomaco si chiude e rifiuta il cibo. Riesco solo a mangiare un po ci miele. Arrivo a Passo Campogrosso già' in piena crisi e mi aspetta una salita spacca gambe fino a Cima Carega a 2238 metri. Faccio 7 km in un ora e 50. A meta' della salita inizia anche a grandinare.

Comincia la discesa e qui il percorso diventa corribile, ma ormai il mio corpo si rifiuta. Riesco solo a camminare. Ho dei dolori muscolari mai provati prima, a gambe, schiena e braccia. Al km 66 al controllo Sella del Campetto ho già perso una quindicina di posizioni. Faccio anche un pensiero al ritiro. Con molta fatica  alterno camminata a corsa molto lenta.

Gli ultimi 12 km sono tutti in discesa, ma sono una tortura che dura un eternità'. I compagni di viaggio che mi sorpassano vedono che sono in piena crisi e tutti hanno parole di conforto per me. Alcuni provano ad aspettarmi, e a trascinarmi all'arrivo. Ma proprio non riesco più' a correre. Arrivo a Valdagno in 15 ore e 43, 96° assoluto. Con la consapevolezza di aver fatto tanti errori, anche da principiante, ma anche di aver finito una delle più' dure e belle ultra corse fino ad ora.

Pietro

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Ronda Ghibellina Plus 2018 di Gabriele Ianett

Ronda Ghibellina Plus 2018 - 70 km - 3500D+

 

Siccome noi vogliamo Fatti e non Pugnette, allora la racconterò per fatti.

 

AnteFatto: Era dal Trail del Cro Magnon di luglio che non mettevo più un pettorale. Quella gara mi ha segnato molto profondamente. Non ho mai scritto il racconto, magari un giorno lo farò. È stata un’esperienza troppo profonda, non per la gara in quanto tale, ma per come mi sono trovato ad affrontarla. Da quel giorno non ho più corso fino a settembre e per un certo periodo ho seriamente pensato di smettere con le gare. Il tempo, il coach, i compagni di allenamento, hanno riacceso una fiammellina e da lì sono ripartito. Ci voleva uno stimolo particolare che mi invogliasse a rimettere un pettorale e a riaffrontare una distanza impegnativa in modalità gara. Quale miglior evento della Ronda?...la mia prima gara Trail, un nuovo percorso da 70km...una gara a cui sono particolarmente affezionato. Mi iscrivo subito, appena aprono le iscrizioni: il primo iscritto alla Ronda Plus è il coach Bussino, il secondo sono io. Un segnale. Pianifichiamo gli allenamenti per cercare di arrivare al via con una buona condizione. Purtroppo però in novembre e dicembre non riesco ad allenarmi come avremmo voluto. Spero di recuperare durante le vacanze di natale. Detto, Fatto. Influenza dal 23 dicembre fino a befana. Perdo altre tre settimane e sono parecchio debilitato. Non metto però mai in dubbio la mia partecipazione. Riesco ad allenarmi decentemente per una decina di giorni. Il ritmo sulle brevi distanze non è malaccio. Faccio fatica in salita, ma in piano e in discesa le gambe girano bene. Talmente bene che il sabato prima della gara cado in discesa e me la cavo con una botta al muscolo della coscia destra e uno stiramento del tendine del pollice della mano destra. Considerata la caduta, mi è andata anche di lusso! Ovviamente sono nuovamente fermo e perdo tutta la settimana pre gara.

Dal giovedì terapia di Antiinfiammatorio e la domenica mattina, tirato a lucido, sono lì a Castiglion Fiorentino. Pronto, anche io, a fare la mia parte. Ovviamente in condizioni ottimali...ma tutto sommato chi se ne frega,l’importante è esserci.

 

RiFatto: per me la Ronda ha un valore affettivo particolare perché è stata la prima gara Trail a cui ho partecipato...due anni fa. Ci sono affezionato. L’organizzazione è ottima, sanno fare tesoro delle critiche costruttive, utilizzandole per migliorarsi anno dopo anno.

Il percorso è divertente ed alcuni passaggi sono veramente suggestivi. L’anno scorso non partecipai a causa di una simpatica tendinosi al bastardo Achille. Quest’anno non potevo mancare, dovevo RiFarla assolutamente anche in condizioni di allenamento precario: dovevo esserci. E poi c’era la prima edizione della 70km. E poi c’era anche il coach Bussino (tra gli iscritti). E poi NON c’era il coach Bussino (alla partenza). E poi c’era Lui a fare da scopa alla 70km (...il pensiero di poter essere scopato da Lui era assai allettante). E poi le vacche van dai buoi…

Nzomma, alla partenza c’ero, all’arrivo ci sono arrivato, la Var non ha rilevato irregolarità (nonostante le gelose illazioni del Leoncini anche detto Lui), dunque...l’ho RiFatta!

 

Fattore: Nella corsa non si inventa nulla. Ma proprio nulla. Se ce n’hai, ce n’hai, ma se non ce n'hai, non ce n’hai. A dire il vero potrebbe succedere che... ce n’hai ma non ce n’hai. Però non può succedere che non ce n’hai ma ce n’hai. Chiaro no? È il Fattore allenamento.

Ecco, per quanto detto sopra io rientravo nel gruppo non ce n’hai e quindi non sarei mai potuto rientrare nel gruppo ce n’hai.

Casomai si trattava di capire il per quanto ce n’hai. Ovvero per quanti km sarei riuscito a tenere il mio passo: 20? 30? 40? E dunque, dopo quanti km sarei passato nella categoria non ce n’hai?

Mi ero comunque fatto due conti e dato un obiettivo “importante”, in base ai ritmi tenuti in allenamento. Finirla in 10 ore sarebbe stato un risultato ottimo in questo momento.

 

Fatto: L’appuntamento è alle 3:30 sotto casa sua. Poi alle 3:15. Ma se voglio anche alle 3:00. All’ultimo ci ripensa e ripro-impone le 3:30. Si sveglia presto, l’ultimo aggiornamento è delle 2:20…”se vuoi passare prima avverti”. A dire il vero, alla fine, non mi ricordo a che ora sono passato a prenderlo. Mi ricordo però che era carico abbbbestia. Più di me…”vuoi vedere che ritroviamo il vecchio entusiasmo?” penso. Io guido, lui chiacchiera. Il viaggio di andata vola via velocissimo. Colazione all’Autogrill. Prima delle 5:00 siamo già nel parcheggio in zona partenza. Ci prepariamo, con calma. Fuori fa freddo. Qualcuno si scalda corricchiando, ma la maggior parte aspetta nel calduccio della palestra. Siamo tutti lì, Ghibellini e Ghibruttini Plus. Il clima è frizzante, un pò mi mancava. Ci chiamano fuori, breve briefing sotto il gonfiabile della partenza. Conto alla rovescia. 6:03. Partiti.

I primi 3 km circa sono bitumosi. Saliamo in paese ed andiamo ad imboccare il sentiero in singletrack che ci regala i nostri primi 600 D+. Tutti d’un fiato. Parto piano, siamo a zero gradi e vorrei evitare infortuni subito. Aspettiamo almeno un pò. All’occorrenza,a dire il vero, ho il piano di riserva: aspettare la mia scopa del cuore e fare tutto il percorso con lui in fondo al gruppo.

Ma per adesso sto bene. Anzi, rompo il fiato e comincio a mettermi sul mio ritmo. E’ buio e purtroppo non possiamo apprezzare le bellezze del bosco. Ma a me piace correre al buio: ha il suo fascino.

Inizio a recuperare colleghi Plus e a sorpassarli. Il morale sale. Faccio le mie prime proiezioni tra ritmo e obiettivo delle 10 ore: ci siamo. Passo la Plavan. Ogni volta che c’è lei mi succede qualche cosa di negativo. So benissimo che non potrò starle davanti fino alla fine, però diventa per me una sfida nella sfida: un ottimo metro di paragone per la mia prestazione.

Dopo 9Km noi Plussiani abbiamo un primo anello di 8Km da fare in Plus, rispetto ai Ghibellini inferiori.

Affrontiamo passaggi in mezzo alle rocce, belli e suggestivi. Una discesa tecnica decisamente impegnativa. Singletrack veloci a zig zag nel bosco. Mi diverto un sacco.  

Nella prima metà di gara regoliamo la maggior parte del dislivello. Il ritmo è buono. Sono dentro le 10 ore, forse anche leggermente sotto. La gamba gira bene, non sento alcuna fatica. La mente sogna una prestazione sopra le righe: tenendo quel passo per 70Km avrei fatto sicuramente un ottimo tempo. E’ bello sognare, aiuta a tenere il morale alto, penso. Un po di sana autostima.

Sono in un tratto di discesa, al Km24, e sento arrivare un compagno di fatica. Almeno così penso. Mi giro per sincerarmi della cosa, ma non faccio in tempo a ruotare il collo, che mi è già 10 metri avanti. E’ il primo della 45Km. Riesco ad ammirarlo solo per pochi secondi, poi svanisce...dopo circa un minuto mi spolvera anche il secondo. Ho la sensazione di ritrovarmi con una 500 vecchio stile, nel bel mezzo di un Gran Premio.

Forse l’umiliazione subita, o forse perché così doveva essere e basta, ma dopo qualche centinaio di metri arriva una chiamata dalle mie gambe al mio cervello:  

  • Cervello: “Pronto…”

  • Gambe: “Ciao Cervello, è un pò che non ti vedo in giro, come va?”

  • Cervello: “Tutto bene, grazie! Sono stato molto impegnato ultimamente…Voi invece come va, la sotto?”

  • Gambe: “Ti chiamavamo per questo...volevamo dirti che sarebbe il caso di ridurre un po l’andatura se vuoi che ti portiamo fino in fondo...di questo passo non abbiamo ancora molta autonomia”

  • Cervello: “Per quanto potreste reggere ancora? Io quassù mi sto divertendo un sacco…”

  • Gambe: “Senti Ciccio, 5 massimo 10Km ma poi noi facciamo festa. Decidi te…Casomai senti le mani se ti portano loro fino all’arrivo…”

  • Cervello: “Va bene, va bene, ho capito…”

Riduco il passo e inizio ad entrare in modalità gestione.

Al Km26 rientra la Plavan. Per stare con lei dovrei riaprire il conflitto tra Gambe e Cervello. Preferisco evitare. Confido di trovarmi in una situazione favorevole più avanti e magari recuperare nuovamente qualche cosa. La gara è lunga e le situazioni possono mutare anche radicalmente...ma solo per chi ce n’ha.

Intanto inizia l’attraversamento di una serie di laghi. Perché chiamarle pozzanghere sarebbe assai riduttivo. Alcune non possono essere aggirate e quindi dobbiamo entrarci dentro fino alla caviglia. Goduria. Altre invece hanno piccoli argini laterali che ne consentono un cauto aggiramento. Uno di questi, al Km28 è particolarmente friabile. E fria. Ovviamente cado nella mega pozzanghera, tirandomi leggermente il polpaccio destro.

Non è una bella fase della gara. Che dite?

Devo ridurre ancora un pochino il ritmo perché il polpaccio fa il birbante. Vengo passato da un’altra donna.

Km30. E crampi furono. Si aprono le dighe dell’acido lattico e l’invasione è servita. Come aver tirato una bustata di spilli in tutti i muscoli delle gambe. Ecco, da qui passiamo definitivamente al...non ce n’ha.

Cambio falcata e ritmo aspettando che passi questo momento. In effetti, complice anche un tratto che si lascia correre, progressivamente ritrovo un buon ritmo. Corro da solo, ma sono ottimistico. Faccio due conti e sono ancora nelle 10 ore. Al Km 42 a dire il vero mi illudo di poter stare ancora sotto, perché ho già percorso 2200 D+ sui 3500 D+ totali. Mi aspetta un’ultima salita impegnativa e poi solo discesa.

Trovo alcuni compagni di viaggio simpatici con cui facciamo un po di chiacchiere e condividiamo il percorso fino al mio Km48 e Km40 per loro. A questo punto loro girano a destra e vanno verso l’arrivo, io invece tiro dritto per iniziare il secondo anello aggiuntivo di 17Km che mi riporterà esattamente in quel punto, per poi percorrere gli stessi ultimi 5Km.

Breve tratto di discesa e poi inizia gradualmente l’ultima salita. Trovo un ragazzo simpatico con cui facciamo un bel tratto insieme. Chiacchieriamo fino a quando la pendenza inizia a farsi più impegnativa e io devo rallentare perché l’acido lattico torna a fare il suo maledetto lavoro. Non posso forzare perché il crampo è latente. Salgo con l’unico passo possibile che mi è permesso in quel momento.

L’ultimo strappo per arrivare alle antenne è tremendo: 200 metri irtissssimi. Dopo saranno 13Km di discesa. Ormai è l’ultima fatica. Salgo sereno del mio passo. Arrivo alle antenne a quasi 1100 metri di altitudine e provo a corrompere i volontari presenti in loco. Chiedo una bici per fare la discesa, ma non ce l’hanno: peccato.

Sono sopra le 10 ore al momento, ma non di moltissimo. Adesso è tutta discesa. Provo ad auto illudermi di farcela.

Inizio a scendere, ma dopo poco il cameriere decide di presentare il conto. In un primo tratto le gambe giricchiano e riesco a staccare i due compagni di viaggio del momento. Dopo 4-5Km, però, ho come la sensazione di avere del cemento a pronta in giro per le gambe. Rapidamente si indurisce e mi ritrovo a deambulare su due steccoli rigidi. L’andatura crolla, la corsa diventa quasi dolorosa. Uno dei due compagni di viaggio mi recupera e dopo poco se ne va. Abbandono l’idea di chiudere nelle 10 ore. Il morale scende, iniziano a farmi male anche i piedi.

Chiudi l’anello da 17Km ritrovandomi al bivio dei 48Km. Ma adesso punto la prua verso il traguardo. Ultimo strappetto di 300m e poi discesa e bitume fino al traguardo. Proprio come due anni fa, decido di godermi gli ultimi km. Rallento, e inizio ad apprezzare ill paesaggio, i profumi, la splendida giornata di sole. Ormai è fatta. Non era così scontato. Sono felicissimo. A due km dal traguardo ho ancora la forza di picchiare una testata in un pino ricurvo. Barcollo ma non mollo. Ultimo km, la folla è lì che mi aspetta e mi acclama.

Chiudo in 10h38’. Prendo 30’ dalla Plavan. Pensavo decisamente peggio.

 

SFatto: donne & motori, gioie & dolori. Arrivo al traguardo moderatamente soddisfatto. Fisicamente ho retto bene, non ho avuto fastidi, e già questa è una grande notizia!

Energie ne avevo ancora parecchie, e anche questa è cosa buona: non sono riuscito a buttare fuori tutto perché l’acido lattico che ha cominciato a possedermi dal 30esimo km ha gradualmente reso la mia corsa sempre più legnosa e di conseguenza meno efficace. Le gambe negli ultimi 20Km erano due appendici legnose con un limitatore di velocità incastonato da qualche parte. La mente avrebbe voluto spingere, le gambe erano in totale disaccordo. Far convivere queste due cose in un unico corpo è stato un intervento di mediazione non da poco. E per fortuna, la testa ha retto bene: gestire, appunto, le turbe mentali che affiorano continuamente in 40Km corsi in pseudo-sofferenza (la sofferenza vera è ben altro) non è sempre così semplice e scontato.

 

ArteFatto: arrivo al traguardo: foto, interviste e tutte quelle fastidiose procedure di rito a cui noi SuperUltraTopTrailRunner (SUTTR) siamo sottoposti ogni volta. Una vera violenza. Poi finalmente il meritato bagno di folla. La parte che amo D+. Baci, abbracci, autografi,un sacco di affetto e regali. Sempre nuovi sponsor che si propongono. In mezzo al pubblico che mi acclama però brilla una luce. È lui. Mi riprende con la sua GoPro. Mi coccola. Mi va a prendere la borsa in macchina. Io bevo birra. Mi siedo e nel frattempo prendo freddo. Andiamo a fare la doccia, ma purtroppo per un problema tecnico le docce della palestra sono fuori uso e dobbiamo andare a quelle della piscina, distanti un centinaio di metri. Prendo freddo 2. Nello spogliatoio fa freddo...prendo freddo 3, 4, 5 e 6. Sento che la mia pancia comincia ad arrabbiarsi. Sono congestionalmente parecchio sensibile. Detto, Fatto.

Andiamo al PP (pasta party). Mmmmmmmmm...qualcosa non va. La sola vista del cibo mi disturba. Provo a prenderlo. Mi siedo al tavolo, lo guardo. Lui mi guarda. Non c'è feeling. Una vocina interiore mi dice di uscire a prendere aria. Esco. Meno male….mi allontano qualche metro dalla zona arrivo e rifaccio tutto quello che avevo assunto in gara...per fortuna 90% liquidi. Sto male, ho crampi forti allo stomaco. Ritornano i fantasmi del Cro Magnon. Brutte sensazioni. Dopo 5 min la situazione migliora e rientro. Provo a mangiare qualcosa, ma non sono ancora pronto. Ci vorranno diverse ore per tornare alla normalità. Brutta cosa questa, brutta.

 

MisFatto: e qui parliamo di lui. Un giorno vide la Luce e la Luce gli parlò: “alla Ronda scoperai!” gli disse una voce sull’ultimo strappo del Vertical (per Vertical si intende il Faeta, per chi non lo sapesse).

Ha attraversato oceani, scalato montagne, spento vulcani e domato venti pur di essere lì. Ha imparato lingue antiche pur di essere lì. Ha imparato il corso delle stelle pur di essere lì. Ha parlato con i sordi, pur di essere lì.

Si allenò in gran segreto, bevve acqua di Lourdes per diventare bello (...scoprì che anche i miracoli hanno un limite). Attuò tutte le tecniche di depistaggio a lui possibili pur di allontanare da sé le luci della ribalta.

Era un Blues Brothers del Trail: “in missione per conto di Dio”.  

La sua partecipazione era illuminata e quindi non avrebbe potuto iscriversi in modo tradizionale. Doveva farlo diverso. Doveva farlo strano.

Gli risuonarono in mente le parole della voce divina ed ebbe la visione: alla Ronda farò la scopa. Ma non una scopa di saggina qualunque, una scopa Plus. Roba da Harry Potter.

Per settimane ha studiato da scopa.

Quando correvamo insieme mi toccava aspettarlo per delle mezz'ore.

Ma solo perché studiava da scopa.

Se trovava bossoli, cartine, bustine, cacche di cinghiale e via discorrendo, si fermava a raccattarle.

Ma solo perché studiava da scopa.

Abbatteva gli alberi con i segnali CAI.

Ma solo perché studiava da scopa.

Se trovava phie in difficoltà le caricava sulle spalle e le portava fino alla macchina (certe macchinate s'è fatto…).

Ma solo perché studiava da scopa.

A casa spazzava sempre, e Lara era contentissima.

Ma solo perché studiava da scopa.

Aveva un nuovo zaino da provare, quello marsupiato, da esploratori dell’ignoto. Aveva viveri in abbondanza, giacche per ogni stagione. Era carico come le strombole. La voce nella luce era stata chiara “alla Ronda scoperai”. E lui era lì, pronto.

Prima della partenza è leggermente imbarazzato. In fin dei conti è un’esperienza nuova per lui. Alcune domande adesso lo affliggono: con chi? Dove? Quando? Ce la farò?

Lo starter ci chiama alla partenza. Ci salutiamo. Ci diamo appuntamento all’arrivo.

Parte con i compagni di avventura. Sono in una voliera. Quattro bellissimi esemplari. Dopo pochi km uno apre la gabbia e vola via. Il prode comincia a titubare. Interpella la voce, ma ottiene solo silenzio. È rimasto solo. Gli altri due scopisti sono avanti. Lui si sente importante e responsabilizzato: sono rimasto da solo in fondo...io sono l’unica scopa. Ok, però quand'è che si avvera la profezia? I km passano. Il prode comincia a visualizzare come il suo passaggio ai cancelli orari sia un filino in ritardo. Le certezze iniziano a traballare. Quando transita ad un cancello orario con un’ora di ritardo, realizza di essere diventato la scopa delle scope. Uno scopone. La lucidità cala. Il morale crolla. Realizza che la voce, forse, si era presa gioco di lui.

Ma si sa, la vita è fatta di bivi. Al km 48 ce n’è uno. A sin per la 70km (la sua) e rimanere nella voliera, a dex per l’arrivo (a 5km) ed uscire dalla voliera. Deve scegliere. La sua avventura dura 53km in totale. Indovinate quale scelta ha fatto?

Arrivo io, con la dovuta calma, dopo 10h38’. Lui è lì a farmi le riprese. Pecco anche io di lucidità e penso “cane delle belve come sono andato piano! Sono arrivato anche dopo la scopa…”. Bevo la birra premio. Torno lucido. “O te?” ni chiedo. “Ho tagliato” risponde. “Hai scopato?” “no”. Missione fallita. Game over.

 

FattoStà: FattoStà che anche questa l’abbiamo fatta. Alla prossima, se ci sarà. Si dai, ci sarà.

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Cro Magnon 2017 di Pietro Leoncini

Cro Magnon 2017

Per me questa è la gara dell’anno. Ci tengo molto a finirla. Come per la Abbots Way, il Cro Magnon parte da un posto A e arriva ad un posto B, un viaggio vero e proprio. Da Limone Piemonte a Menton attraversando le Alpi Marittime per 115 km e 7000 d+.

Io e Gabriele ci iscriviamo appena aprono le iscrizioni, Francesco Bellinvia e Marcello Villani lo fanno qualche mese dopo. Passa il tempo e ci avviciniamo a luglio. Marcello purtroppo deve rinunciare per qualche acciacco alla caviglia, per non compromettere la PTL (350 km) che avrà ad agosto.

Partiamo tutti e tre giovedì 6 luglio (tra l'altro oggi faccio 20 anni di matrimonio, santa Lara, grazie) di pomeriggio direzione Ventimiglia. Ci fermiamo ad una decina di km dal confine dove abbiamo prenotato in un B&B. Cena a base di pizza, birra e tante chiacchiere. Qui scopro che Francesco è di un ansioso pregare incredibile, altro che “GURU”.

La mattina dopo ci svegliamo con calma, facciamo colazione e ci avviamo all’appuntamento fissato per le 10 con i pulman a Menton, che ci porteranno a Limone Piemonte, la partenza è prevista per le 17 del 7 luglio.

Arriviamo che sono le 13 e usufruiamo della convenzione con uno dei locali in centro, Gabriele e Francesco mangiano solo pasta, io preferisco assaggiare qualcosa di tipico, e mi faccio fare un trittico di assaggi dei piatti del giorno e doppia porzione di tiramisù. Naturalmente vengo scherzosamente spregiato dai due. Dopo pranzo ritiriamo il pettorale, e ci vestiamo per la gara. Manca ancora un paio d’ore allo start e ci sistemiamo su un prato all’ombra e ci rilassiamo un pò.

Alle 17 in punto lo start. Usciamo dal paese salendo un paio di km di asfalto, poi svoltiamo improvvisamente a sinistre e prendiamo un sentiero in sottobosco.

Voglio partire molto piano, il caldo è torrido nonostante i 1000 metri slm perciò

rimango appositamente incolonnato a metà gruppo dietro ad altri atleti, questa tattica spero mi aiuti a gestire il mio carattere eccessivamente competitivo, causa di alcuni ritiri e/o forti crisi

Dopo appena 5 km un primo punto acqua, mi fermo a riempire velocemente una sola borraccia utilizzata finora. Il sentiero si apre e rimaniamo completamente scoperti al sole su un sentiero che sale ripido fino a Punta Melossa a 2100 metri slm.

Su questo tratto alcuni concorrenti si fermano a riprendere fiato, e con il mio passo lento ma costante sorpasso, ma vengo anche sorpassato, poco male, la gara è lunghissima.

Bevo e mangio regolarmente alternando solido e gel. Attorno al km 15 mi fermo a riempire le borracce d’acqua buonissima in un ruscello di alta montagna, siamo a 2300 metri slm, e non credo siano inquinate queste sorgenti. Alle 20.40 sono al Rifugio Garelli, mi fermo pochissimo, mi ricarico di liquidi e basta, voglio sfruttare a pieno le ore del giorno. Proseguo in un sali-scendi continuo, a volte il sentiero è tecnico e difficile, a volte si trovano zone ben battute dove si può accelerare e guardare un po' il panorama mentre si corre.

Siamo nel bel mezzo delle Alpi Meridionali e corriamo costantemente sopra i 2000 metri. In questi luoghi ha vissuto un nostro antenato, l’uomo di CRO-MAGNON, da qui il nome della gara.

Il buio arriva e mi costringe ad accendere la frontale, ma quando il percorso lo permette la spengo, preferendo la luce naturale della luna, che fortunatamente oggi è piena e luminosissima. La sensazione è di essere un cacciatore primitivo che rincorre la sua preda durante le ore notturne.

Alle ore 23 circa arrivo al Rifugio Don Barbera km 26.7, mi avvicino al tavolo del ristoro e trovo Gabriele e Francesco in piena crisi, uno per caduta e l’altro per problemi gastrointestinali, comunque ripartono subito. Io mangio una minestrina con pasta bella calda, mi cambio i calzini e rimangio altri dolci e frutta appena prima di ripartire dopo 10 minuti di sosta.

Da qui dopo circa 6 km risaliamo fino al punto più alto della gara a 2400 metri slm passando vicino al monte Bertrand.

In questa fase di gara sono spesso solo, alterno corsa a camminata veloce. Al km 47 in località Baisse de Sanson, c’è il secondo ristoro completo, mangio e bevo a volontà e vorrei dormire una mezzora, ma appena chiudo occhio vengo svegliato da uno che vomita proprio accanto alla tenda dove dormo. Una volta svegliato in questo modo, m’innervosisco, mi alzo e riparto dopo soli 20 minuti di sosta.

Il percorso risale di nuovo e se prima eravamo sempre su sentiero stretto, ora per la maggior parte pesto forestali belle larghe. In salita cammino sempre e in discesa cerco di correre risparmiando le mie ginocchia, so che alla lunga saranno loro a pagare il prezzo più alto.

Dopo 6 km di discesa spacca gambe e le prime luci del sole arrivo esausto a Saorge. Qui rifaccio il pieno alle borracce e mi ingozzo di kinder brioss, ne mangio forse 5 uno dietro l’altro assieme a pezzi di cioccolato e nocciole.

Riparto felice, ma con la digestione a pieno ritmo. Infatti pago dazio alla salita successiva. Dal km 68.8 al km 80 con un 600 d+ impiego 2 ore e 40 minuti.

Arrivato a Breil, base vita, mangio un bel piatto di pasta e bevo una birra mi cambio di nuovo i calzini, e aggiungo una borraccia da ½ litro alla mia dotazione, arrivando così a 2 litri disponibili. Nel mentre sto per ripartire vedo arrivare Francesco, che mi aveva precedentemente superato, dicendomi che ha sbagliato strada e che ha fatto circa 4 km in più.

Decido di non aspettarlo e riparto. Sono le 10 e mezzo circa e il caldo è veramente micidiale. Il sentiero che imbocco sarebbe tutto da correre ma non ce la faccio e alterno la camminata, e quando lo faccio bevo in continuazione.

La salita prima del paese di Piene Haute (km 88) mi mette veramente alla prova, devo fermarmi spesso a rifiatare per diminuire la sudorazione. Arrivato al centro del paese mi immergo sotto la fontana e bevo a volontà.

Da qui fino a Sospel (km 98) è tutto corribile e per un po' riesco a farlo bene, e recupero 9 posizioni. Sotto il tendone mi faccio servire thè freddo e anguria ghiacciata. Mangio anche qualche pezzo di crostata, ma non va giù e per farlo ci butto dietro altra anguria. Ho i piedi che bollono e il corpo ha bisogno di riposo, decido di levarmi le scarpe e calze e di dormire nel prato difronte al ristoro all’ombra di un bell’albero. Dopo 20 minuti mi sveglio riposato e pronto per l’ultima tappa 16 km e 1000 metri D+.

La prima parte della salita è su asfalto e poi forestale. Mentre salgo cerco sempre l’ombra evitando di stare in mezzo alla strada al sole. Dopo poco la forestale di trasforma in sentiero molto ripido. La sudorazione è elevatissima e un paio di volte mi sono letteralmente buttato a terra per evitare lo svenimento o colpo di calore. I km sembrano non passare mai, cerco di distrarmi il più possibile. Mi fisso nella testa “4 birre”, questo sarà il mio mantra fino alla fine della gara. “4 birre” Pietro sono quelle che ti meriti per questo calvario. Soffro, ma questo “4 birre” in testa mi mette il sorriso. Mentre raggiungo un corridore mi scappa detto a voce alta, “Come dici amico?” “No, niente. Mi dicevo 4 birre, sono quelle che mi scolo quando arrivo a Menton” “Ben detto, amico”.

Appena prima dell’ultimo ristoro al km 108 mi sorpassa in discesa il primo della gara da 35 km. “4 birre” Pietro. Mangio e bevo quello che il corpo mi permette di mangiare senza avere la nausea, e riparto per gli ultimi 200 d+. Dai dai…..“4 birre” Pietro.

Arrivo al Passo Berceau e mi fiondo in discesa. “4 birre” Pietro. Dopo poche centinaia di metri su un sentiero sassoso e molto scivoloso le mie ginocchia chiedono già pietà. Rallento e cerco di tenermi per altri tratti più corribili, scendo camminando.

A Castellar (km 111) inizio a correre, voglio queste “4 birre”. Sorpasso un altro concorrente, e altri della gara corta mi sorpassano. Provo a seguirli, ma non riesco.

Arrivo a Menton “vecchia”, scendo gli scalini godendomi il saluto di quelli che incontro, faccio il sotto passo “à la plage” visto tante volte in foto e nei video. Corro gli ultimi metri applaudito da tantissima gente e fermo il crono in 26 ore e 46 minuti, 52 esimo su 81 arrivati e 183 partenti.

Appena dopo l’arrivo, senza fare la doccia, mi dirigo al “pasta party”. “4 birre”. “hei come dici amico?” “No nulla, dove le danno le birre qui dentro?” “La in fondo al bancone”.

Mangio un piatto di pasta, bevendo 1 birra fresca. Mi calmo un attimo e mi ripiglio.

Vado a fare la doccia con calma e mentre guardo il cellulare, scopro che Gabriele si è ritirato al km 80. Appena cambiato e profumato lo chiamo, e ci diamo appuntamento al ristoro. Mi dirigo a “riscuotere” le altre 3 birre che mi spettano, ma queste le bevo in compagnia di Gabriele e Francesco.

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Quadrifoglio Ultra Trail 2016 60 km di Pietro Leoncini

Partiamo venerdì pomeriggio io, Chiara e Letizia con il camper di Chiara.
Arrivati a Borgo Val di Taro parcheggiamo la nostra casa viaggiante e andiamo a ritirare il pettorale, e visto che ci siamo ci facciamo una bella birretta ghiacciata, tanto per gradire.
Alle 20 siamo di nuovo con le gambe sotto ad un tavolino, questa volta per il pasta party. Tutto il cibo servito è stato preparato dai ragazzi della locale scuola alberghiera; non vi dico la bontà e la quantità di cibo ingurgitato, il tutto naturalmente annaffiato da buona birra.
Dopo il briefing, tutti a letto, che domani io e Chiara saremo sulla 60 km e Letizia nel pomeriggio sulla 24 km.
La mattina ci svegliamo un po´ insonnoliti, io e Chiara non abbiamo dormito molto, forse la tensione pre-gara. Letizia è fresca come una rosa, ha dormito come un ghiro. Colazione, vestizione, e ci dirigiamo al gonfiabile dove partiremo alle 8 in punto.
Prima dello start incrociamo il Guru (6° nella 60 km e primo sul podio di categoria) e il Matteoli (vincitore della 60 km) facciamo due chiacchiere, e scazziamo parecchio. Chiara viene anche intervistata da una rete televisiva locale. Io e Letizia ci schiantiamo dalle risate nel vedere la scena.
Pronti via. Ogni uno tiene il suo passo, e farà la sua gara.
Parto piano cercando di capire se i miei problemi al ginocchio sinistro sarebbero riapparsi. Salgo il monte Molinatico alternando corsa a camminata, per scelta non ho portato i bastoncini, arrivo in vetta in un’ora e 48 minuti. Anche in discesa cerco di trattenermi. Finisco il primo petalo di 27 km e 1200 d+ circa in 3:20 al 26esima posizione senza alcun dolore. Mangio, e bevo a volontà e visto che posso prendo dalla sacca i bastoncini. Riparto e sul ponte, in un pezzo in comune tra primo e secondo petalo, incroci Chiara, ci salutiamo con un cinque, è tranquilla e sorridente come sempre.
Da qui in poi fino a passo del Borgallo, il percorso è in comune con la Abbots Way che ho appena corso un mese fa. Conosco bene il percorso e inizio a spingere in salita. Arrivo al km 44 in 6:12 in località Zum Zeri recuperando 10 posizioni. Anche qui mangio e bevo molto al ristoro. Faccio l´ultima salita sulla pista nera della stazione sciistica e mi butto forte in discesa. Il ginocchio regge bene e corro quasi tutti i tratti della lunga discesa. Mi fermo solo ad un ristoro dove mangio un pezzo di salsiccia arrosto e un bel bicchiere di birra gelata.

Chiudo la gara in 8 ore e 5 minuti in 16esima posizione, con pochi dolori al contrario della Abbots Way dove ero moribondo.

Dopo la doccia e un pasto non meno succulento del giorno prima, abbiamo ripreso il camper e siamo rientrati a Pisa.

Nella sua semplicità di percorso, senza grosse difficoltà tecniche, i ragazzi dell´organizzazione hanno creato questo ultra trail di 100 km (60 km, 24 km e 13 km non competitiva) per far avvicinare i meno esperti a questa distanza. Ti senti sempre protetto dall´alto numero di personale sul percorso, tutti molto gentili, e ristori sempre ben forniti di ogni ben di Dio.
Nell´iscrizione era compreso:
- cena del venerdì e del dopo gara con birra e gelato.
- pernotto in palestra su brandine extra lusso
- pacco gara con parmigiano reggiano, confettura di more, confezione di funghi (tutti prodotto locali), bandana, gel.
Paesaggi bellissimi.


Vorrei ringraziare i miei compagni di viaggio Chiara e Letizia
Faccio i complimenti a Chiara per la sua prima 60 km, sesta assoluta tra le donne e a Letizia per la splendida prestazione sulla 24 km.

I complimenti vanno anche a Pietro, mio cugino, che dopo avermi seguito alla Abbots Way come spettatore, si è talmente appassionato che si è iscrivere alla 24 km con solo una decina di allenamenti finendola in sesta posizione di categoria, una roccia di 51 anni!!!!!

Un grazie speciale ad Alvaro per il supporto morale durante il percorso e all´arrivo.

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